di Vincenzo Sanchini
L’Ariosto e… Cereto
- M. maestro
- C. contadino
- Bèh, l’Ariosto a respirare (Ludovico Ariosto
la vostr’aria ci può stare Reggio Emilia, Settembre 1474 – Reggio Emilia 6 luglio 1553)
che Rinaldo quando andava
verso Urbino e si fermava… 1
- Bèla pag-na de’ “Furios”, Bella pagina del Furioso,
mò che C-réd…isce famos, ma che Cereto…così famoso,
ancà se po da Piscion, 2 anche se poi da “Piscion”
va a capì fors e’ fjadon, vai a capire forse il fiatone,
da Muntfior gio ti Gnuchlìn 3 da Montefiore giù nei “Gnuchlìn” (te’ Vinténa)
te’ castèl…un bitchjarìn. nel castello…un bicchierino. (na mèza cena)
- Nelle satire, la terza,
e con l’arte non si scherza,
è l‘Ariosto a confermare
con quel monte da scalare
per la luna che splendeva
bassa in cima e si prendeva,
come infatti era accaduto
a Cereto e risaputo.
- In efeti nun sla luna In effetti noi con la luna
a n’in vud ‘na grèn furtuna, non abbiamo avuto una grande fortuna,
chè andèd a tola insen perché andati a prenderla insieme
cima e’ mont ad Bajachén 4 sopra il monte di “Bajachén”
la è scapa a fec l’utchlìn è scappata a farci l’occhiolino
sora i tet ad Mundaìn, sopra i tetti di Mondaino,
mò l’Ariosto s’l’ha arcuntèd ma l’Ariosto se ha raccontato
che ‘ncà i sua j à tintèd, che anche i suoi hanno tentato,
l’è scigùr ch’u l’ha ‘mparèd è sicuro che l’ha imparato
da quij ’d C-réd… ch’ j era già andèd. da quelli di Cereto…che c’erano già andati.
Note
- -“Orlando Furioso”, canto XLIII, strofa 147.
- -Soprannome della famiglia Giorgi, che…da sempre ha gestito un’osteria nel castello di Cerreto.
- Località di Cerreto
- Sanchini, “L’ultma név“, pag. 33.
Orlando furioso, canto XLIII, strofa 147
Ben che Rinaldo con pochi denari…
………………………………
Quindi mutando bestie e cavallari,
Arimino passò la sera ancora;
né in Montefiore aspetta il matutino, (da Muntfior, gio te’ Vinténa e so mla Puntìa…)
e quasi al par col sol giunge in Urbino.
………………………………………
“L. Ariosto III satira (ne ha scritte 7) indirizzata al cugino Annibale Malaguzzi, che vuole sapere come si trovi il poeta al servizio del duca Alfonso d’Este, dopo che egli ha abbandonato il cardinale Ippolito d’Este.
- “Secondo apologo, quello della gente primitiva che, vedendo la luna al sommo del monte, si illude di possederla arrampicandosi sul rilievo vv. 208-231). La conclusione della breve storiella è emblematica dell’atteggiamento dell’Ariosto nei confronti delle illusioni di potere degli uomini. (Google)
A piè d’un monte, la cui cima
Parea toccasse il cielo, un popol, quale
Non so mostrar, vivea ne la valle ima;
Che più volte osservando la ineguale luna…
………………………….
Questo monte è la ruota della fortuna,
Ne la cui cima il volgo ignaro pensa
Ch’ogni quiete vi sia, né ve n’è alcuna.











