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Tornato dall’America dove era emigrato in cerca di lavoro, capì subito dove sarebbe stato il futuro economico della città. E come tanti altri cattolichini diventò uno di quei pionieri del turismo che hanno modellato la città nei decenni successivi. Risistemato il locale, lo chiamò Bar Martino, ne mantenne la struttura in legno e lo cominciò a gestire con i figli: Domenica, Seconda, Giorgia e Cesare.
All’epoca non c’era ancora il pontile, e il bar si trovava subito dietro i capanni, che a loro volta fronteggiavano le tende sulla spiaggia (non c’erano ancora gli ombrelloni). Sul lungomare pochi villini. Poi nel 1948 la svolta: Venerandi ricostruisce il bar in forma circolare in cemento armato. Intanto tutto intorno molte cose erano cambiate: era stato costruito il pontile, la meridiana, campi da tennis e una pista di pattinaggio. Ma soprattutto il turismo stava diventando un fenomeno di massa; venivano abbattuti i villini e nascevano a decine gli alberghi.
L’anziano Martino lasciò la gestione alle figlie. Nel 1980 la proprietà passa alle nipoti Stefania e Santina. Quest’ultima insieme a Claudio Mancini (marito di Stefania) continuano la gestione.
Nel giugno del 2003 la grande svolta: viene inaugurato il nuovo Bar Martino, rifatto di sana pianta, moderno, più razionale negli spazi, con una bellissima terrazza. Non solo bar ma anche ristorante, aperto anche la sera. In prima fila a gestirlo, oltre a Claudio Mancini, il figlio Filippo, il pronipote di Martino Venerandi. Siamo arrivati così alla quarta generazione. La storia continua.