– Caro Marco,
anch’io come te sono stato assalito da una brutta depressione che per anni mi ha trascinato “senza sapere dove andare” per dirla con Moustaky, il grande cantautore francese che conquistò il mondo con la sua splendida canzone, “Lo straniero”.
Romagnolo, della più schietta, nobile, sincera, razza della nostra terra, hai saputo conquistare con passione, tenacia e ferrea disciplina, ambiziosi traguardi, diventando così un campione, un grande campione. Ma sotto le “mentite spoglie” dell’uomo forte, coraggioso, vincitore, si celava un animo sensibile, insofferente e irrequieto: l’animo di un poeta.
In questi anni, come un poeta errante, cercavi disperatamente uno spiraglio di luce che non fosse quella della ribalta che in passato ti aveva travolto per proiettarti nella dimensione del mito.
Così non è servito a nulla il cordone affettivo con cui parenti, amici e colleghi, ti avevano circondato per poterti aiutare come dei fedeli gregari. In questo particolare faticoso momento del tuo cammino non hai saputo più ritrovare il gusto sublime della pedalata del pirata; la bicicletta non rispondeva più al tuo sentire. Allora hai provato di cancellare per ricominciare, ma non è facile quando si ha una vita intensa, ricca di successi, onori e gloria come la tua. E come il poeta che cercava nelle sue scombinate notti insonni il filo di un discorso interrotto, anche tu, sul tuo cammino, solo, stanco, affaticato, hai incontrato la morte. Addio, Pirata. Che ci hai fatto sognare come sanno farlo solo i poeti e i campioni come te.
Mario Magnanelli