– Se l’architetto Renzo Piano si considera un muratore che sa il latino, il sindaco di Montecolombo, Dino Pala, per via degli studi universitari in Agraria, superiori al classico a Rimini, si considera un cesellatore di zolle. Dallo scorso 28 giugno è il nuovo presidente di una zoppicante Unione dei comuni.
Cinquantuno anni, sposato con una signora di Montecolombo, dove abita, dall’82, due figlie, come denuncia il cognome, è di chiare origini sarde. I suoi giunsero a Tavoleto nel ’69, acquistando 40 ettari di terra. Una famiglia, i Pala, in grado di sintetizzare la tradizione, il buonsenso, gettando lo sguardo sul futuro col sorriso.
Ricorda il sindaco di Montecolombo: “Mio padre era solito dire che noi eravamo ospiti di questa terra (ma come? L’abbiamo comperata!) e che dovevamo essere noi ad aprirci per conciliare le due culture. E che bisognava accontentarsi del poco della nostra miseria”.
Fumatore di pipa (in genere straordinario chi la fuma), passione per il calcio (tifoso di Milan e Cagliari, naturalmente), fa parte del coro parrocchiale di Montecolombo. Cultura socialista, in una cornice profondamente cattolica (9 anni in seminario ed Aldo Amati come tutore), Pala fino all’anno scorso ha fatto parte del consiglio pastorale diocesano. Ha lavorato 12 anni al Cia (Confederazione italiana agricoltori), 7 anni in Granarolo (ispettore alle vendite a Pesaro), e 7 anni alla Giunchiglia, formaggi, l’azienda di famiglia. Quattro fratelli ed una sorella, i Pala sono dinamici, con uno sbuzzo commerciale di prim’ordine. Nel ’70 aprono un negozio a Cattolica, dove vendono i propri prodotti caseari. Ora hanno un punto vendita (la Giunchiglia) a San Clemente, ingresso di Morciano.
Dell’Unione afferma: “E’ un’opportunità per cercare di dare più servizi ad un costo inferiore ai piccoli comuni, che mai e poi mai potrebbero avere se fossero soli”.
A chi gli chiede come mai l’Unione va lenta, argomenta: “Com’era nata, a quattro, con molti mezzi, si doveva attrezzare per il futuro. Probabilmente nei primi anni si è ballato troppo, senza pensare molto al dopo. Poi l’allargamento agli altri 5 comuni ha influito. Tutti hanno pensato più ad un discorso di convenienza particolare, smarrendo i vantaggi complessivi.
Credo che l’Unione, come sta facendo, debba puntare ai servizi essenziali, vigili, sportello unico delle imprese, servizi agli anziani, all’infanzia. Mentre i singoli, penso a Montecolombo-Montescudo, o Saludecio-Mondaino-Montegridolfo devono unificare servizi quali l’anagrafe, ufficio tecnico, superando il semplice consorzio di segreteria. Personalmente tra Montecolombo e Montescudo farai un comune unico. Mi rendo conto che la mia è un’apertura molto forte, ma il giovamento sarebbe ancora più forte”.