– “Nell’ultima assemblea dei soci della Cantina sociale Valconca dissi che la sede di Morciano sarebbe stata chiusa. Che si sarebbe smantellato l’imbottigliamento. E che in 10 anni tutta l’area sarebbe stata venduta. La mia previsione non si è avverata, di anni, per la chiusura, ne sono bastati 9”. A rievocare un pezzo di storia agricola della Valconca è Domenico Gabellini, uno tra i maggiori agricoltori di San Giovanni, nonché uno dei soci fondatori della Cantina negli anni Sessanta e dirigente della Coldiretti di Morciano.
Ma andiamo con ordine. Si è nei primi anni Novanta e tra i soci della Cantina sociale Valconca, circa 800, si inizia a parlare di una eventuale fusione con la sorella di Rimini. Tutt’e due le strutture, allora, hanno dei debiti: 1,4 miliardi di lire Rimini ed 800 milioni Morciano.
Il consiglio d’amministrazione morcianese composto da 9 persone, a maggioranza, nelle chiacchiere informali è contro. Un giorno sul tavolo del consiglio arriva la delicata questione. Ricorda Gabellini: “A parole erano tutti contro. Si va a votare e mi ritrovo che la maggioranza è favorevole alla fusione, qualche incerto, ed uno solo a puntare i piedi: io”.
Continua Gabellini: “Facciamo fare uno studio sulla nostra fusione. E questo sottolinea che il futuro potrebbe essere positivo se avessimo prodotto 350.000 ettolitri di vino, una cifra lontanissima dalla nostra produzione; altrimenti sarebbe stato meglio restare piccoli”.
Ricorda Gabellini: “Restato da solo nel consiglio a difendere la mia posizione, mi dimetto e sono uno dei promotori di un Comitato anti-fusionisti. Abbiamo tenuto botta per un anno. Alle assemblee dei soci dove si doveva votare la fusione mancava sempre il numero legale. Però, ad un certo punto, anche le associazioni agricole raccolgono le deleghe. Così attraverso la presenza diretta dei soci e le deleghe si raggiunge il numero legale e si vota la fusione con voto palese. Ci venne negato il voto segreto adducendo questo motivo: i contrari possono essere individuati e liquidati in base alle proprie quote. Cosa poi non avvenuta. Durante quelle battagliate assemblee molti soci contrari restarono fuori dalla sala per protesta contro il voto palese. In quella del voto finale agli anti-fusionisti non fu permesso la permanenza nel piazzale della sede, ma si venne lasciati in strada. Credo proprio che non fosse stato giusto. Denunciammo i fatti, tuttavia successivamente ritirammo la querela”.
“Purtroppo – argomenta Gabellini – si può dire che avevamo ragione noi. Lo scorso novembre i 7.000 metri quadrati di area della cantina sono stati venduti per quasi 2,3 milioni di euro. Sono tutt’oggi convinto che la fusione sia stata sbagliata. E non vorrei che la stessa sorte, la vendita dell’area, toccasse anche alla struttura riminese. La fusione che doveva risolvere i problemi economici di entrambi non ha fatto altro che aggravarli”.
A chi gli chiede se non fosse stato meglio avere una struttura sola, risponde Gabellini: “In effetti, nelle discussioni c’era anche l’ipotesi di vendere le aree di Rimini e Morciano e costruire una nuova cantina baricentrica a Coriano”.
La Cantina sociale Valconca venne fondata negli anni Sessanta da una settantina di soci fondatori coordinati da Nazario Battistini, responsabile della Coldiretti. Gabellini: “La nascita fu il frutto di un grosso sacrificio. Vennero firmate dai promotori anche le cambiali. Oggi, è stato tutto vanificato. E la situazione della nuova cantina da un punto di vista economico è pesante. Speriamo che i nuovi dirigenti possano far bene”.