– Ha molto impressionato la scesa in campo, in vista delle prossime elezioni comunali, delle comunità parrocchiali di S. Antonio, S. Benedetto, S. Apollinare e S. Pio V. Conferenza stampa, manifesti, volantini… una sorta di richiamo-decalogo per orientare la politica e i candidati a rispettare la “difficile ma nobile arte della politica”, per mettere al centro la trasparenza, la partecipazione, il bene comune, i bisogni dei cittadini in difficoltà, la pace, la solidarietà. La critica ai partiti è sottintesa: poco incisivi, divisi, chiusi e autoreferenziali.
Il manifesto, affisso in decine di copie, sprona soprattutto i cattolici (ma non solo), ad impegnarsi, oltre che nel volontariato, anche in politica, perchè questa non è più cosa da delegare, ma deve essere concepita come servizio temporaneo alla collettività e non un mestiere finalizzato alla poltrona e agli interessi personali.
L’iniziativa va letta in senso propositivo, ma di riflesso traspare la critica serrata ad un certo modo di condurre la cosa pubblica, che ha privilegiato l’esteriorità dell’immagine e dimenticato un disagio sempre più diffuso. Si è trascurata la famiglia e la persona, per dare spazio ad una visione economicista, subendone i suoi effetti più deleteri (speculazione edilizia, consumo e abuso del territorio e dell’ambiente, l’idolatria del profitto e della ricchezza…).
Il cittadino-persona, con i suoi disagi economici, le sue insicurezze, soprattutto i più deboli, giovani e anziani, spesso sono rimasti ai margini della scena politica. Messaggio: l’ente pubblico deve fare molto di più per chi si trova in difficoltà. Le politiche giovanili vanno espresse in progetti culturali, senza ricondurre tutto nel banale spettacolarismo edonistico paratelevisivo. La partecipazione è compartecipazione alla cosa comune, la cittadinanza non può continuare a conoscere le decisioni dell’amministrazione dai giornali.
Niente politichese quello delle parrocchie, ma riferimento al Concilio Vaticano II, perchè la Chiesa, ovviamente, non può essere vicina o collaterale ai partiti. Un invito ai cattolici a prendere in mano la politica per dare un segno concreto ai valori etici della dottrina cristiana, ma sostanzialmente con un approccio laico.
Nell’iniziativa si percepisce la mente intelligente, abile e raffinata di Don Biagio Della Pasqua, parroco della comunità di S. Pio V. E’ palpabile la sua preoccupazione per la situazione locale, derivante anche dal precipitare degli eventi internazionali e nazionali, per una classe politica che appare inadeguata a governare una crisi economica e di valori, che può minare la stessa coesione sociale. Per questo lo abbiamo intervistato.
La vostra è una scesa in campo pesante, il messagio è pastorale ma anche politico.
“E’ una scesa in campo nel nostro stile, con una lettura da cristiani sulla situazione di Cattolica. Ci sono molti problemi che coinvolgono molte famiglie, gli affitti esosi, le difficoltà economiche, un disagio diversificato. La nostra Commissione per la pastorale sociale, raccoglie e valuta la situazione; questo perchè la chiesa si preoccupa del suo stare al mondo per migliorarlo”.
Per i vecchi e nuovi poveri è solo un problema di maggiori stanziamenti di soldi?
“Non basta stanziare più soldi per i più poveri, non è un problema di elemosina, bisogna creare le condizioni sociali per eliminare le cause di povertà e di disagio. Questo è il compito delle istituzioni e della politica”.
I più maligni dicono che avete mandato un messaggio per mantenere e aumentare il peso della vostra area d’influenza.
“E’ vero che possiamo esercitare un’influenza con le nostre cooperative, la Caritas, ecc…. noi possiamo parlare durante le funzioni religiose a centinaia di persone… ma il nostro intento è solo quello di elevare la politica e l’arte del governare. Vogliamo usare il nostro potere per rimettere al centro l’interesse della collettività a partire da chi ha più bisogno.
La politica senza etica può ledere la dignità delle persone, la scelta dell’impegno pubblico non deve essere fatta per propri interessi. Il nostro impegno rimane sempre nel rispetto delle istituzioni e manteniamo una distanza tra ambito ecclesiale e ambito politico. Ma la chiesa non è separazione dalla società”.
I partiti non svolgono più la loro funzione?
“Oggi la loro azione è poco incisiva. I partiti devono recuperare il ruolo di strumenti d’ascolto della vita della città, luoghi di formazione di proposte per l’amministrazione pubblica”
L’approccio laico non dà maggiori garanzie rispetto ad un approccio confessionale?
“La dimensione laica è molto importante per il cristiano quando si opera per il bene comune. La chiesa deve stare dentro i problemi della comunità per cercare di risolverli. Non può e non deve rinchiudersi in una dinamica di culto”.
Il mondo sembra entrato in un frullatore impazzito, oggi si aggiungono anche i conflitti religiosi. Dio, da simbolo di pace e fratellanza, è diventato un intralcio?
“Il papa ha detto: ‘mai fare un guerra in nome di Dio, profondo rispetto per la fede di tutti, Dio non va invocato per separarci’. Quando accade prevalgono i fanatismi, da ogni parte, che serve solo per fini di potere.
Il messaggio del papa ad Assisi, incontrando tutti i rappresentanti delle religioni, è stato chiaro: la pace è l’unica ricetta per la pace. Oggi c’è un’emergenza di pace e di giustizia sociale. Vanno eliminate le cause dove possano nutrirsi i virus del terrorismo”.
I giovani oggi sono i più sensibili sui problemi della pace. Quale ruolo della cultura e dell’educazione?
“Le politiche giovanili vanno espresse in progetti culturali ed educativi capaci di promuovere il grande bene della pace, la conoscenza e l’interesse per le diverse culture che transitano e spesso si radicano sul territorio cittadino, la solidarietà e l’aiuto per chi è in condizione di particolare disagio e povertà. Il futuro del mondo, ma anche il nostro, è nelle loro mani”.
di Enzo Cecchini