– Asciutto ed ironico. Senza fronzoli. Così si presenta l’autobiografia dell’ammiraglio Luciano Bigi, uno dei personaggi più importanti della storia della città. Edito dalla Fondazione Zetti di Milano, 348 pagine, molte fotografie (da quella con i genitori fino a quelle con lo scià di Persia e la regina madre d’Inghilterra, passando con papa Giovanni e De Gaulle), il libro si intitola: “Una vita in marina. Dal primo al secondo dopoguerra”. E’ una testimonianza essenziale, in stile anglosassone, che va dal 1920 fino al ’46. Tuttavia, attraverso il racconto calmo e preciso non si disdegnano i giudizi politici, militari, umani. Insomma: più uomo e meno caporale, per dirla con una battuta di Totò.
Un aneddoto che dà il senso risale al 1939, quando l’Italia invase e conquistò l’Albania. Scrive il morcianese: “In una situazione così confusa [riferimento al momento politico europeo di allora, nota del redattore] Mussolini, per rivalsa alle annessioni della Germania, non si lasciò sfuggire l’Albania (che per un trattato di alleanza che la legava all’Italia poteva essere considerata già come un feudo italiano) e, come preludio di una completa sottomissione, chiese a re Zogu di rafforzare l’alleanza sino a riunire i due popoli in uno stesso destino”.
Osservatore attento e divertente, Bigi. Così narra un episodio del 1920 (aveva 22 anni) accaduto in Russia, nazione in piena rivoluzione civile, da una parte i rossi, dall’altra i bianchi: “…trovammo il piroscafo pieno di fuggiaschi. A bordo era imbarcata anche la missione militare Generale Bassano, accreditata presso il Governo del Don ormai scomparso, missione della quale erano venute a far parte ‘dame’ dell’aristocrazia russa – presentate come principesse – raccolte durante l’esodo, non credo solamente per spirito caritatevole”. Morcianesità vera.
Carriera prestigiosa
Luciano Bigi ha avuto una carriera importante. Nasce a Morciano il 13 dicembre del 1898. Il padre è Luigi, un commerciante, la madre è Angela Frattini. Una sorella: Maria. Nel ’13 entra come allievo all’Accademia navale di Livorno. Nel ’16 si arruola volontario. Nel ’18 è nominato sottotenente di vascello. Nel ’21 si imbarca sul Vespucci; vi resta per 3 anni e mezzo. Nel ’24 altra promozione: comando in seconda del sommergibile Micca. Nel ’28 è comandante dello yacht di Benito Mussolini, l’Aurora. Anno importante è il ’30, entra al ministero della Marina nell’ufficio di gabinetto del ministro Sirianni ed è promosso capitano di corvetta. Nel ’35, è promosso capitano di fregata; nello stesso anno altro salto: capitano in seconda della corazzata Caio Duilio. Nel ’36, per 3 anni, è addetto navale presso l’ambasciata italiana in Iran. Nel ’40, è capitano di vascello. Nel ’43 capo di stato maggiore di “Mariprotezione (le forze navali a difesa del traffico di rifornimento in guerra). Nel ’43, dopo l’8 settembre, fedele al re, si dà alla macchia. Nel ’45 è a Madrid come addetto navale, militare ed aeronautico all’ambasciata. Nel 47, è contrammiraglio. Nel ’57, diventa consigliere militare del presidente della Repubblica Giovanni Gronchi (incontra politici di livello mondiale e partecipa a serate di gala di livello assoluto). Nel ’59 è comandante Nato del Mediterraneo Centrale. Nel ’61 va in pensione. Muore a Riccione il 1° luglio dell’88. E’ sepolto a Morciano di Romagna.
di Francesco Toti