– “Pensare allo sport come crescita culturale. Nell’adolescenza c’è un calo dell’attività fisica, che riprende dopo i 25 anni. Si è pensato che una delle cause fosse l’avviamento precoce allo sport. Cioè a 4-5 anni i genitori scelgono cosa praticare. Così dopo 5-6 anni di attività o sei un campione e continui, altrimenti abbandoni. E se si va a praticare un altro sport si è immancabilmente indietro”. A parlare così è Maurizio Ascani, il coordinatore provinciale di un progetto denominato “Ripensare per riprogettare lo sport”.
Partito piano 4 anni fa, oggi coinvolge tutt’e venti i comuni del Riminese.
Continua Ascani: “Prima ci siamo confrontati con i 20 comuni e ci siamo detti: ‘Vogliamo parlare del problema?’. Questo per rivalutare la parte culturale: ovvero crescere e divertirsi con lo sport. Per farlo bisogna partire dalla base, dalla scuola dell’infanzia. Il motto: fare giocare lo sport. Grazie ai fondi dell’Unione europea, abbiamo preso dei diplomati Isef e fatto fare dei corsi a circa 120 insegnanti. Ci siamo dati una struttura. Ci si è affidati ad un pedagogista importante, Augusto Santini, alla sensibilità del dirigente Maria Teresa Mondaini, con collaboratori motivati come Cristian Maffei e Damiana Bertozzi”.
“Il primo anno, 4 anni fa – sottolinea Ascani – la Provincia ha messo nel progetto 6 milioni, con lavoro sul campo a Riccione, Misano e Cattolica. Il secondo anno abbiamo allargato il tiro. Abbiamo fatto riunioni con insegnanti e riunioni in tutti i comuni. Di fronte abbiamo avuto da 3 a 150 persone. Ed abbiamo messo in piedi un convegno con l’Associazione medici pediatri. In questi 4 anni i bambini coinvolti sono passati da 2.000 a 10.000. Oggi, fare giocare lo sport entra in 46 scuole materne ed in 226 elementari. Non solo, ma anche i comuni singoli destinano risorse all’idea. Riccione è all’avanguardia: investe circa 85.00 euro”.
Massimo Pironi, l’assessore provinciale allo Sport: “Contemporaneamente, il progetto si è ampliato. Abbiamo formato gli insegnanti: 60 Isef e 250 alle scuole elementari. Si sono attivati percorsi con la Csa, l’Ausl. Con quest’ultima portiamo avanti un programma ambizioso: ‘Nessuno uguale: un compagno disabile per amico.
Si è lavorato in due istituti superiori, dove si sono sensibilizzati i compagni ad aiutare nell’attività motoria l’amico diversamente abile’. In questo modo la Provincia di Rimini è diventata un modello a livello regionale. Il terzo anno, la Regione ci ha chiesto un convegno sul nostro esperimento, unico in tutt’Italia”.
Prosegue Pironi: “Così dalla nostra pianta è nato un altro ramoscello: attività pomeridiana ma fuori dalla scuola. Si è creato il Cos (Centro orientamento sportivo). I risultati è che molte mamme hanno capito che non è giusto indirizzare a anni il figlio ad un determinato sport.
Noi, come amministratori, vogliamo pensare ai 9.999 ragazzi che le società sportive scartano. Oggi, ci sono soltanto tre centri dove si fa attività motoria di base, dai 5 agli 8 anni: San Giovanni, Verucchio e Santarcangelo.
Vogliamo esportare l’iniziativa anche negli altri 17 territori”. Obiettivo 2004: “Creare un Centro di documentazione per mettere a disposizione le nostre esperienze agli altri”.