Non lo si può definire diversamente il successo ottenuto dalla Prima Festa Contadina, una di quelle feste che non ti aspetti, uno di quegli avvenimenti che ti riportano davvero ai tempi che furono.
Ma tu, metti che nello stesso posto e nello stesso giorno ritrovi l’emozione delle lenzuola grosse di un tempo. Quelle con i merletti grezzi e la trama grossa, quelli che la mamma ti guarda con un po’ d’emozione e con il suo dialetto che dopo quarant’anni non si è ancora voluto piegare alla lingua della sua nuova terra ti dice “el se, erne quei dla mi pora nonna” (lo sai, erano quelle di mia povera nonna).
Metti che a fianco a quelli qualcuno abbia messo qualche spiga di grano, un vecchio telaio per tessere. E poi vecchi attrezzi e dietro, su pannelli coperti di carta paglia, abbia scritto qualche frase meravigliosamente retorica che spolvera, impudica, i ricordi di un infanzia che, anche se adesso fai il figo, ti rammentano che anche tu vieni da lì, da quella bella tradizione culturale contadina di cui, purtroppo stoltamente, si è voluto smarrire i valori.
E le guardi, le “azdore”, correre animate da quella follia strana che le costringe a questa grande fatica “senza nemmeno mettersi qualcosa in tasca”, faticare solo per il gusto della festa: roba di altri tempi anche questa.
Qui la gente è ancora bella! Non nel senso che dicono adesso che “è bella gente” solo perchè ha l’abito firmato e la macchina grossa. Questa è gente bella perchè ha i capelli bianchi e i calli alle mani. E nelle mani, le mani più piccole dei nipotini che tirano e corrono troppo veloci per i loro fiati ormai corti.
La festa scorre e la sera arriva. Avvolge tutti: le moto d’epoca, i musici e le “azdore”, i trattori e il bubba “dalla testa calda” col suo mulino e la farina prodotta in diretta. Poi metti che ti capiti per caso un uomo di spettacolo, uno di quelli famosi davvero, che visto da vicino sembra uno normale. Anzi, se fosse possibile ti sembra anche più brutto di te ma è simpatico come uno dei tuoi e scherza e ride a sa farsi volere bene.
Metti che te c’eri e alla fine sei contento e , anche se non c’entri nulla, dai una mano perché ti senti un po’ parte di loro. Era la Prima Festa Contadina forse l’ultima con qualche campo attorno. Dietro il centro sociale si vedono le ruspe e le gru. Il cemento qui arriverà in fretta. Io c’ero e son contento, chi non c’era ha avuto torto: l’anno prossimo qui non sarà più campagna.
di Claudio Casadei