– A Riccione, nel castello degli Agolanti, durante i tre pomeriggi domenicali del 6, del 13 e del 20 febbraio scorso, si è svolto il dibattimento attorno ad una ricostruzione storica sui generis. Più precisamente: il processo a Dante, quale uomo pubblico del suo tempo e, da ultimo, nel Teatro del Mare in Via Ceccarini, il 13 marzo, la conclusione con la sentenza.
E’ stata una interessante iniziativa culturale e giuridica ideata dal Centro Dantesco San Gregorio in Conca con l’apporto fattivo del dantista Angelo Chiaretti da Mondaino, con il patrocinio del Comune di Riccione, della Provincia di Rimini, della Fondazione Carim e della Banca Popolare Valconca.
Presidente del Tribunale Giudicante è stato il chiarissimo Prof. Avv. Piero Gualtieri.
I giuristi: Dott. Roberto Sapio e avv. Michele Mongiello rappresentavano rispettivamente la pubblica accusa e la parte inquirente del Comune di Firenze.
L’avvocato Menotto Zauli da Forlì rappresentava la difesa, il dott. Damiano Mongiello assumeva la parte del cancelliere.
Il dott. Pietro Cavallaro ha mirabilmente recitato alcuni brani della “Commedia” in tutte e quattro le giornate.
Il dott. Alessandro Agnoletti ha validamente illustrato il contesto storico-politico della Firenze di quel tempo, delle lotte intestine, della interessata ingerenza del Papa Bonifacio VIII nelle vicende della Toscana in genere e di Firenze in particolare e del nefando intervento di Carlo di Valois, fratello del re di Francia Filippo il Bello, voluto dalla Chiesa di Roma e foriero, fra l’altro, di tutte le disgrazie del Poeta.
Ne è scaturito un insolito dibattimento giuridico cui, la bravura e la competenza del presidente e dei legali e la loro disponibilità ad un inconsueto procedimento giudiziario, ha contribuito a conferire all’argomento ed agli incontri una serie di avvincenti pomeriggi culturali che hanno tenuto il folto pubblico avvinto, immedesimato e partecipante.
Infatti anche il pubblico, in veste di testi a carico e di testi a difesa è intervenuto con appassionata partecipazione tra cui emerge quella di don Piergiorgio Terenzi da Montefiore.
Il prof. Chiaretti, con il suo innato amore di continuo ricercatore attorno alla vita ed alla letteratura dantesca, ha, come sempre, esternato la sua passione e competenza in quella materia.
Nella quarta ed ultima giornata ha fatto pure la sua apparizione Dante stesso, interpretato dal dott. Iglis (Lino) Selvagno, nella curiosa veste del fantasma del Poeta che ha tratto la sua difesa personale non priva di spunti polemici.
La magnifica precisione storica dei fatti, sotto l’aspetto della allora assurdità nel trattamento giuridico dell’inquisito, ricostruita dal dott. Sapio; la ricerca insistente di episodi a carico, da parte dell’avvocato inquirente per la città gigliata; l’appassionata arringa dell’avv. Zauli che ha, fra l’altro, evidenziato anche l’avversione di Dante al preteso “Costituto di Costantino”, allora non ancora sbugiardato come falso dagli umanisti del ‘400 di fronte alla storia e, da ultimo, la mirabile motivazione della sentenza esposta dal presidente Gualtieri nell’inquadramento storico dell’uomo Dante nella sua Firenze travagliata di quel tempo, il tutto rapportato alle inesistenti possibilità di difesa degli accusati durante i procedimenti penali di quel tardo Medioevo.
di Silvio Di Giovanni