– Muore il Palio gastronomico “Com’una volta”. Non ha superato la crisi del tredicesimo anno, la sagra sanclementese che aveva vivacizzato per dodici anni la prima domenica di giugno di San Clemente.
Il palio gastronomico che metteva in competizione le frazioni del piccolo comune non sarà assegnato, mentre va avanti il premio di poesia dialettale dedicato a Giustiniano Villa. Non è una piccola perdita nella già modesta proposta culturale del paese, ma stavolta davvero nessuno poteva evitare che accadesse.
Le cause hanno radici lontane. Quella che era nata e doveva essere una manifestazione di tutta la gente del comune e che come tale era diventata una manifestazione importante, era scivolata poi nei personalismi e nelle ambizioni di un modo sbagliato di fare politica. Le alterne fortune di questa politica sono state poi l’atto conclusivo di questo inevitabile finale.
Gli ultimi anni poi l’organizzazione mostrava la lenta inesorabile agonia che l’affliggeva e non faceva scommettere troppo sul suo futuro. Le feste, le sagre, sono cose da organizzare per il sorriso e per l’incontro gioviale delle persone. Chi ha il potere di fare crescere manifestazioni di questo tipo, sempre che ci creda non solo a parole, deve adoperarsi affinché il volontario che metterà sudore, lavoro, tempo e fatica a disposizione della collettività si senta tranquillo almeno dal punto di vista economico.
Certo, le nuove leggi in materia non aiutano. Certo il “Com’ una volta” non era l’unica manifestazione del comune. Però era quella che per prima non era partita sotto le insegne di nessun partito, né di nessuna organizzazione. Solo la voglia di fare qualcosa che caratterizzasse l’allora ancor piccolo e sconosciuto San Clemente. E la gente rispose con entusiasmo. La gente che ama le feste “per” qualcosa, non “contro” qualcuno.
Ma la retorica e la dietrologia oggi non servono davvero a nessuno. Oggi decretiamo la morte di una manifestazione che in tanti hanno avuto nel cuore. Proprio mentre a livello provinciale e regionale si cercano di favorire le cose che a San Clemente sono state fatte dodici anni fa San Clemente rinuncia al suo gioiello. Morte può sembrare forte, ma è il termine che più di altri definisce la situazione che si è creata.
Se ci sarà una “resurrezione” lo dovremo alle istituzioni: nelle loro mani hanno una parte di rinascita della nostra sagra. L’altra, la più importante, è nella mano dei sanclementesi vecchi e nuovi.
Un po’ di amore per la terra che volenti o nolenti abitano; un po’ di senso di appartenenza ad una società ad una comunità che sempre più assomiglia a quelle delle periferie urbane delle vecchie aree industriali. Non certo un modello di vivibilità.
Se tutti si rimboccassero le maniche, o se anche solo qualcuno lo facesse; se si potesse credere in qualcosa che ci accomunasse, magari anche nell’agone di una gara gastronomica (che c’è di meno cruento?). Politici e società per ridare qualcosa che San Clemente merita. E se anche fosse qualcosa di diverso dal “Com’ una Volta” pazienza: basterà che ci sia. E’ un messaggio per le persone di buona volontà affinché si compia un altro miracolo: l’anno prossimo il “Com’una Volta”.
di Claudio Casadei