– Diciotto camion di terra estratta e caricata a mano. Lavoro effettuato da due persone per due mesi e mezzo. Alla fine è stato riportato alla luce la base di una torre che forse appartiene al genio architettonico di Filippo Brunelleschi, uno dei massimi architetti della storia dell’umanità. E che va ad impreziosire le mura Malatestiane di San Giovanni in Marignano e sulle quali gli studiosi hanno da approfondire e dibattere.
Con ordine. Renzo Ceccarelli, 45 anni, originario di Urbino, a San Giovanni da 44, titolare dell’Osteria della Strega proprio dentro il borgo, grande passione per la storia, un anno e mezzo fa acquista da Maria Muccioli una vecchia casa che si affaccia quasi all’altezza del Parco dei Tigli. Dà l’incarico a Mauro (Mimmo) Landi per la ristrutturazione; un architetto di bella sensibilità.
Sull’esterno dell’abitazione, delimitato da due murature robuste (il torrione), c’era un’autorimessa-magazzino; inizia a sbadilare e scarriolare della terra insieme all’amico Samuele. Mano mano che scendono scoprono situazioni interessanti: tra le quali una canalina di coppi che si infila verso il sottostante. Per non far fatica inutile, attraverso i due coppi introducono una telecamere che svela un ambiente interrato.
Renzo e Samuele continuano a levare la terra depositata dal tempo fino a trovare una botola: inizia la bellissima avventura. Col piccone ed il badile estraggono la terra. Scendono per circa 7 metri, fino alle fondamenta. Si ritrovano nell’interrato di un torrione delle mura marignanesi; è tutto di mattoni con il soffitto a botte (si trova davanti al Parco dei Tigli e che l’amministrazione comunale, l’esterno, ha in parte svelato. C’è un solo rammarico; si poteva scendere fino alla base del torrione, ma senza ragioni, senza perché, non è stato fatto. Per gli appassionati e per San Giovanni in Marignano avrebbe rappresentato un bel documento).
Renzo Ceccarelli trovato il suo prezioso tesoro si è documentato. Ha studiato. Ha invitato Maria Lucia De Nicolò, storico rigoroso.
Queste le conclusioni. Il torrione esterno, a base pentagonale, è molto probabile che risalga al 1506, quando San Giovanni era sotto il potere di Venezia, una delle superpotenze dei tempi.
Mentre quel muro interno alla torre veneziana, scendendo, si è rivelato un’altra torre di guardia.
Quale lettura fare? Forse quella torre interna a base quadrata risale tra il 1438 ed il 1442 e potrebbe essere stata progettata da Filippo Brunelleschi, l’architetto della cupola di Santa Maria del Fiore, Firenze, alla quale si è ispirato Michelangelo per San Pietro.
Quali prove? Quella torre, a base quadrata, lunga 5 metri, con muri larghi un metro e sessanta, è in stile brunelleschiano. A questo si aggiunge un indizio-documento. Brunelleschi, partenza da Firenze il 28 agosto e ritorno il 22 ottobre 1438, è a Rimini, alla corte di Sigismondo Pandolfo Malatesta. Tale notizia è del “Giornale del Provveditore” dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze e trascritta da Carlo Strozzi (vissuto tra il 1587-1670). La presenza di Brunelleschi a Rimini è documentata anche da Manetti, Billi, Gelli, Vasari. Il Manetti scrive che Brunelleschi “edificò un castello al signore di Rimini” (Castel Sismondo).
Queste informazioni sono di Gastone Petrini e si possono leggere in “Filippo Brunelleschi, la sua opera e il suo tempo” (tomo 11).
Petrini associa il Brunelleschi a luoghi militari della Signoria Malatestiana: Fano, San Giovanni, Cervia, Cesena e Rimini. Sigismondo conosce la raffinatezza di Brunelleschi a 19 anni; è a Firenze per la consacrazione da parte del papa Eugenio IV della cupola del Duomo; siamo nel 1436.
Nei giorni di Brunelleschi a Rimini, Sigismondo fa un percorso: Rimini-Montefiore-Fano-San Giovanni in Marignano-Cervia-Cesena-Rimini. E’ con lui l’architetto? Dopo questa data a Fano, San Giovanni, Cervia, Cesena e Rimini partono notevoli cantieri militari. C’è una connessione?
Tutte queste informazioni tra il Brunelleschi e San Giovanni in Marignano, oggetto di approfondimenti, sono in circolazione da un paio di decenni. Grazie ad una marignanese che lavora nell’archivio della Sovrintendenza di Firenze. E sono portate a San Giovanni da Mimmo Landi.
Ma perché una torre dentro l’altra? Le ragioni sono difensive e legate alle armi. Con l’utilizzo della polvere da sparo, le vecchie fortificazioni sono sorpassate. Dunque vanno adeguate. La torre più antica (brunellaschiana?) doveva essere alta e stretta e collegata alle altri da veloci camminamenti.
Dalla casa-torrione di Ceccarelli una leggenda marignanese afferma che ci fosse un collegamento fino al letto del Ventena. Ceccarelli ha poi parlato con Ottavia Galli, 81 anni, che da bambina ha abitato quella casa che apparteneva al conte Spina. La signora ricorda il piano terra della torre veneziana era chiuso da un tetto a botte in mattoni. Buttato giù dalla frenesia degli anni Cinquanta.