– Era il 1968; un ragazzo bolognese di belle ambizioni si costruisce una barca per sé grazie ad un inaspettato premio assicurativo. Si fa fare il guscio di 11,5 metri dai cantieri Della Santina di Cattolica, il cabinato da un falegname sempre di Cattolica. Mentre per l’allestimento interno si affida a Guido Franchini (titolare dell’omonima e prestigiosa azienda) di Riccione. Per la meccanica ed i motori si avvale del suo lavoro, di quello degli amici e dei meccanici suoi dipendenti.
Un amico scende a Riccione per vedere il gioiellino e gli dice che Biffoni, il maggiore concessionario bolognese di barche (poi diventato suo direttore commerciale), si sta costruendo un’imbarcazione e che la porterà al Salone di Genova.
“Per me – ricorda Norberto Ferretti – era come ricevere un pugno in un occhio. Decido di portare anch’io la mia a Genova. Ha un grosso successo. Arrivano quattro ordini”.
E’ la prima pietra di quello che oggi è il più prestigioso gruppo di motoryacht di lusso al mondo ed ha la sua anima a Cattolica. E’ il Gruppo Ferretti: 9 marchi, 2.500 dipendenti, 636 milioni di euro di fattura, con crescita a doppia cifra asnche nel 2006 e 2007. Esporta circa il 70 per cento della produzione.
Ma perché tanti ordini? Ferretti: “Di legno, ben fatta, rispetto alle antagoniste era abbastanza abitabile, letti comodi, molta acqua, molto gasolio, frigo grande. Sotto un certo motivo non c’era sul mercato”.
L’11,5 metri viene costruita a Riccione dai Franchini e venduta da Ferretti. Sulle fiancate reca le denominazioni Ferretti-Franchini.
Siamo agli inizi degli anni Ottanta, un’altra svolta per Norberto Ferretti giunge da Luciano Mochi, titolare degli omonimi cantieri di Fano, leader in Italia nelle barche a motore. In una fiera passa davanti allo stand Ferretti. I complimenti: “Bravi, fate delle bellissime barche. Siete avvantaggiati dal fatto che quelle a vela sono più facili di quelle a motore”.
Ferretti: “L’uscita di Mochi mi stuzzica. L’anno dopo decido di presentare una barca a motore. Cerco uno scafo già fatto. E produco il primo yacht in concorrenza con Mochi”.
Anche questo rispetto a quanto si trovava sul mercato è molto innovativo: il tender è posizionato sotto il prendisole, la gruetta a scomparsa, bel letto matrimoniale, plancetta più larga a poppa, doccia rotonda.
Diventa un autentico successo e la Mochi nel 2000 viene acquistata dal Gruppo Ferretti.
Per alcuni anni Ferretti significa vela e motore. Poi soltanto motore e si cerca di coniugare design, bellezza, robustezza, lusso. Ovvero, le carti da 90 del Made In Italy; le ragioni per le quali in tutto il mondo gli amanti della bellezza sono disposti a spendere.
Le origini dei Ferretti sono bolognesi. I genitori commerciano nei combustibili. Al momento dell’età di lavoro dei tre figli acquistano una concessionaria d’auto. A 16 anni, Norberto abbandona la scuola. Per redimerlo e farlo tornare ai libri, il babbo lo mette a lavorare come meccanico nella concessionaria di famiglia. Ma nulla; i libri restano lontani ma direttamente proporzionale alla voglia di fare. Dopo due anni di officina, giungono altri ruoli: collaudatore, assistenza, consegne, fino alle vendite. Le auto non scaldano la mente di Norberto Ferretti che per “divertirsi” affianca alle auto le moto e le barche. Poi arriva il suo particolare ’68. In tutti questi anni l’azienda è sempre cresciuta, eccetto nel ’92 e nel ’93, anni di grande recessione economica per l’Europa. E nel 2006 e nel 2007 la crescita sarà a doppia cifra. Negli anni ’90, Ferretti Craft inizia una serie di acquisizioni: Mochi, Riva, Custom Line, Pershing, Bertrand. Oggi, il Gruppo Ferretti, per fatturato, è il secondo al mondo, mentre per i motoryacht è il numero uno. Nei primi anni del 2000, il gruppo viene venduto ad un Fondo. Norberto Ferretti resta però al timone di comando.
Sposato, passione per il tennis e le auto d’epoca, Norberto Ferretti nel ’94 è stato campione del mondo di offshore.