Nella notte di San Giovanni riti propiziatori legati al raccolto agricolo, alla salute, all’amore.
Era anche la notte delle streghe. La credenza era che le megere si riunissero per propiziare la cattiva sorte. Tra gli espedienti difensivi: la scopa di saggina dietro la porta. L’appuntamento marignanese, al 17° anno, è
di grande successo
Torre medievale:
la leggenda e il saluto alla luna per esprimere un desiderio
Se nelle notti
di luna piena,
durante la passeggiata
benaugurante
degli innamorati,
nel Granaio
dei Malatesta,
passando
sotto l’austera
torre medievale,
si brinda alla luna
salutandola così:
– buonasera signora luna –
per sette volte
in sette tonalità
sogni e desideri
diventeranno realtà.
La torre medievale
– Nella notte tra il 23 e il 24 giugno si celebra da molti secoli ormai La Notte di San Giovanni, una notte ricca di magie, misteri e influenze sulle cose, gli animali e, soprattutto, sulle persone, tanto che da sempre essa è anche chiamata La Notte delle Streghe. In questa notte, un tempo, si viveva un momento magico perché essa cade nei giorni solstiziali quando, secondo un’antica credenza, il sole si sposa con la luna e dal suo sposalizio si riversano energie benefiche sulla terra e specialmente sulle erbe bagnate dalla rugiada, che si trasforma in un farmaco potente “a guarire ogni guisa di malattie cutanee”. La leggenda della notte di San Giovanni narra che proprio in questo particolare momento astrale le streghe si radunassero per espletare i loro sortilegi. I più prudenti per proteggersi si infilavano sotto gli abiti qualche erba di San Giovanni, dall’iperico alla lavanda, allo spicchio d’aglio da raccogliersi prima dell’alba, la verbena simbolo di pace e prosperità, il ribes i cui frutti rossi sono chiamati anche bacche di San Giovanni, l’artemisia?
Queste streghe altre non erano che giovani donne le quali, per aiutare il sole a nascere, si riunivano nei campi e accendevano dei fuochi, oppure spinte da passione amorosa raccoglievano le erbe bagnate di rugiada, simbolo della protezione del Battista.
La manifestazione vuole recuperare un tessuto storico-popolare di tradizioni attraverso la loro spettacolarizzazione: teatro popolare di strada, un mercatino con esposizione e vendita di oggetti, erbe officinali, pietre magiche e prodotti naturali, l’ antro delle streghe, un ambiente scenograficamente suggestivo in cui operano cartomanti, chiromanti e indovini.
Direzione artistica: I Fratelli di Taglia. Cinque serate piacevoli rubate alle tradizioni pagane e non solo: spettacoli, mercatino magico, curiosità, divertimento
La Notte di San Giovanni
Universalmente la notte di San Giovanni
è anche ritenuta la notte delle streghe che, in questo particolare momento astrale, si radunavano per espletare i loro sortilegi. Per difendersi dai loro influssi malefici si ricorreva a vari espedienti. Prima di andare a coricarsi si ponevano dietro la porta di casa delle scope per far fuggire la strega. Che infatti teme la scopa perché, vedendola, è costretta a contare tutti i fili di saggina da cui è formata e, siccome la strega teme il giorno, le luci dell’alba, sorprendendola, la costringono a fuggire prima di essere riuscita a nuocere.
Solstizio: il sole si soposa con la luna
“Nella notta di San Giovanni si viveva un momento magico perché essa cade appunto nei giorni solstiziali quando, secondo un’antica credenza, il sole si sposa con la luna e dal suo sposalizio si riversano energie benefiche sulla terra e specialmente sulle erbe bagnate dalla rugiada che si trasforma in un farmaco potente a guarire ogni guisa di malattie cutanee. Si riteneva addirittura che il bagno causato dalla rugiada, a chi passeggiasse durante questa magica notte, riuscisse a difendere la persona da ogni tipo di corruzione”.
San Giovanni e fidanzamenti
Per San Giovanni si usava favorire gli incontri ed i fidanzamenti. Di buon augurio si ritenevano le infiorate che i giovani facevano sui davanzali ed alle porte della casa dell’amata con rami, fiori e frutti. Diversi comunque erano i rituali propiziatori ed anche quelli da cui trarre presagi. Il più diffuso era fatto con la chiara dell’uovo messa in una bottiglia d’acqua e lasciata tutta la notte fuori sul davanzale. A seconda della forma che la chiara avrebbe assunto al mattino seguente, si cercava di pronosticare il futuro.
L’erba carlina
Un tempo molti contadini inchiodavano sulla porta di casa il fiore dell’erba carlina che serviva per impedire il passo alla strega, perché questa vedendo il fiore era costretta a contare con assoluta certezza le migliaia di capolini che formano il seme. Come per le scope, quindi, consumava la notte senza riuscirvi e all’alba era obbligata a fuggire senza aver combinato malefatte.
L’oracolo di Artemisia
– La maga Artemisia è uscita dalla fantasia istrionica del pittore Mario Magnanelli. Era talmente fantasiosa che Magnanelli si arrabbiava con chi glielo rimarcava. Il quadro è moderno, dipinto da un suo amico pittore. Ecco la sua favola.
– L’antico oracolo sulla notte delle streghe, che ci ha tramandato Artemisia, la strega buona della Valconca, vuole Paolo e Francesca, i due sventurati amanti della tragedia dantesca, vittime di un intrigo d’amore ordito nel borgo medievale di San Giovanni in Marignano, nel Riminese, il Granaio dei Malatesta.
La potente famiglia trascorreva qui, con la corte al gran completo, la notte del solstizio d’estate per partecipare ai festeggiamenti e ai riti di questa magica e misteriosa notte, in cui la luna si sposa con il sole riversando sulla terra influssi benefici. La leggenda narra che i due amanti abbiano dato più ascolto ai consigli di una strega di un paese delle vicine Marche che alle parole sagge di una maga che viveva nell’ antico borgo.
E proprio d’avanti alla casa di Artemisia, sulla piazzetta del teatro, esisteva già nel medioevo “il pozzo della felicità” dal quale si attingeva l’acqua di San Giovanni per “il rito di purificazione” nella notte degli innamorati e al quale, sempre secondo la leggenda, i due non avrebbero partecipato, assoggettati ormai al volere della loro perfida strega consigliera. Da questo punto del paese, bagnate le mani e i piedi per propiziarsi la buona sorte, iniziava “la passeggiata romantica portafortuna nel granaio dei Malatesta”.
Artemisia, che quasi sicuramente visse tra la fine del ‘700 e gli inizi dell’800, consigliava di esprimere un desiderio durante la passeggiata, da effettuarsi possibilmente nelle notti di luna piena.
La maga tramandava la leggenda di Paolo e Francesca esercitando qui l’arte della divinazione con “il rito dell’olio” e la lettura dei tarocchi ai tanti ospiti che arrivavano da ogni dove, offrendo loro le sue deliziose e prelibatissime pozioni, in segno di ospitalità, amicizia, buona fortuna!
Mario Magnanelli
Info: www.marignano.net