Ministro Moratti,
siamo un nutrito gruppo di insegnanti del Circolo Didattico di Cattolica, provincia di Rimini.
Le scriviamo per esprimere tutto il nostro disagio e la nostra rabbia per la riforma scola stica da lei voluta e portata avanti senza, riteniamo, il consenso della maggioranza dei docenti, degli studenti, dei genitori. Lo facciamo pubblicamente nella speranza, invero non molto forte dato il disinteresse da lei sempre dimostrato di fronte alle centinaia di miglia ia di cittadini che hanno manifestato più e più volte contro, che la voce le arrivi e la faccia quantomeno fermare un attimo a riflettere sulla sua lontananza da una buona fetta della popolazione scolastica. Se fossimo un ministro, se avessimo la responsabilità che lei ha, noi lo faremmo. Lo faremmo anche se solo pochi cittadini vivessero le nostre scelte come autorita rie e deleterie. E pochi non sono. Noi che viviamo quotidianamente l’incongruenza di circolari contraddittorie, la confusione di classi sempre più nutri te, l’umiliazione di stipendi indecorosi, la penuria di finanziamenti che fa mancare anche l’indispensabile, la dimi nuzione di personale qualificato per l’handicap, la contrazione di insegnanti, lo sappiamo.
Lavoriamo in quella fascia della scuola, la elementare, dove la sperimentazione, la vivacità didattica, il lavoro d’equipe sono all’ordine del giorno. Noi siamo quelli che, attraverso il tempo Pieno, diamo a tutti (tutti) l’opportunità di giocarsi lo stesso destino, tamponando situazioni disagiate e background difficili. Siamo le persone che per otto ore al giorno vivono con i bambini innalzando al rango di momenti educativi anche situazioni informali che stemperano ruoli e doveri e ci permettono di entrare in un contatto particolare con i bambini. E’ con noi che i bambini argomentano, approfondiscono, si confrontano. Ognuno con la propria intelligenza, con il proprio passo.
Nella scuola pubblica tutta si incontrano Paesi e realtà, lingue e linguaggi, comportamenti e credo. La scuola nella quale noi crediamo è questa: colorata, varia, variegata, democratica, laica. Aperta alle speranze di tutti. Poco ci interessa una scuola come quella che lei tratteggia e sostiene, nella quale si dà spazio alla competitività più sfrenata, alla fretta, alla valutazione esasperata, all’apprendimento nozionistico e superficiale di test estranei e liquidatori. Noi vogliamo riflettere, andare a fondo, cercare e trovare risposte attraverso il confronto con l’altro, lo scambio di idee, lo scontro di opinioni. Quello che ci piace è il pensiero che diverge, non quello che si adatta e converge in un mare magnum indifferenziato e anonimo.
Ma se è così, allora, ci permetta, noi la sua riforma non la vogliamo. Non ci piace l’anticipo scolastico che toglie spazio al gioco attraverso cui si cresce e si conosce il mondo, né un tempo-scuola “allungato” ma privo di qualità; non ci piace quel voto di condotta che torna a fare media perché conosciamo i nostri bambini irruenti che hanno intuizioni speciali ed idee originali; non ci piace la Religione Cattolica inserita nella scheda di valutazione senza alcun rispetto per le tante altre confessioni che, per fortuna, circolano nelle nostre scuole. Non ci piace soprattutto la selezione che la sua riforma ha insita in sé, laddove la personalizzazione da lei voluta va a sostituire l’individualizzazione dei vecchi Programmi. Li ha letti, Ministro? E ha letto i “vecchi” Orientamenti della scuola per l’infanzia? Sono entrambi documenti di alta pedagogia che lei, sbrigativamente, vuole mandare in soffitta in nome di una presunta quanto insistita riforma.
Una riforma che sforma e deforma, intrisa di familismo appiccicoso che è tutto, ci permetta, fuorché vera considerazione dei genitori; che è discriminazione sociale quando dalla scuola elementare, in particolare, si passa alla scuola superiore e alla distinzione netta tra il sistema dei licei e gli istituti professionali trattati come figli di un dio minore per figli socialmente meno importanti; che è scarsa considerazione dei tempi psicologici. Che è il contrario di quello che, a nostro parere, dovrebbe essere la scuola: una comunità ricca di diversità nell’uguaglianza, rispettosa di tutti, che dà a tutti le stesse opportunità, che trova posto e stimoli per chi ha meno chances.
La nostra scuola è quella sulla quale ci si scommette, ben finanziata e qualificata, con docenti decorosamente retribuiti, dove si rispettano tutti indipendentemente dal luogo di provenienza o dal Paese di origine o dalla confessione professata. Una scuola, insomma, aperta, democratica, laica e competente. Tutto il contrario, crediamo, di quella da lei immaginata e disegnata con tanta determinazione.
E’ per tutto questo che, noi del Circolo Didattico di Cattolica, abbiamo votato alla quasi unanimità, delibere contrarie alla sua riforma e continuato a lavorare, duramente e seriamente, sui Programmi dell’85, quelli non ancora abrogati e perciò a tutt’oggi vigenti. Sappiamo di non essere soli: tante scuole, tanti istituti, tanti insegnanti, sparsi nella nostra Italia lunga e stretta, hanno fatto la nostra scelta.
Con estrema consapevolezza e coscienza abbiamo dunque scelto di essere dalla parte della nostra professione sostenuti dall’idea che il nostro lavoro, nonostante il vento avverso, sia uno dei più importanti e delicati.
Un saluto a lei, Ministro.
Gli insegnanti resistenti del Circolo Didattico di Cattolica (RN)