– Col sorriso sulle labbra e col tocco del buon’umore, Alberto (Bertino per tutti) Montanari è andato all’appuntamento con la vita all’ospedale San Raffaele di Milano il 31 gennaio. Ai primi di febbraio è stato operato. Il ricovero e il relativo intervento gli sarebbe forse stato risparmiato se prima dell’operazione lo scorso giugno i medici dell’ospedale di Pesaro gli avessero effettuato la biopsia. Invece, l’accurata analisi gliel’hanno fatta dopo.
Informato dei fatti, Bertino Montanari si è fatto il giro di quattro primari di fama per mettere a fuoco meglio l’istantanea del proprio futuro: Verona, Udine, Bologna, Milano. Ricorda: “Ho deciso Milano dopo aver parlato col professor Rigatti. Mi ha fatto un’ottima impressione”.
A Udine Bertino Montanari fu portato dall’amico Paolo Baffoni, preparatore atletico dell’Udinese. Montanari ricorda: “E’ stato uno dei tanti amici ad essermi vicino. Mi prese l’appuntamento col suo amico medico e mi fece passare una giornata bellissima. Mi portò a pranzo con alcuni giocatori dell’Udinese, con passeggiata al ‘Friuli’, il campo di calcio. Il medico mi disse che come amico di Paolo ero suo amico; un approccio bello, d’altri tempi”.
Ma che cosa passa nella mente di un uomo quando ti dicono che il male oscuro ha fatto la comparsa nel tuo corpo? “All’inizio – rammenta Bertino – fu un po’ dura. Ti chiedi come mai è successo proprio a te, che male hai fatto. Poi metti la vita al centro e il resto diventa marginale. E pensi che c’è chi sta molto peggio di te. Ho un carattere al quale piace combattere. Dunque, ho iniziato il mio braccio di ferro con quest’essere che cresce dentro di me. Devo ammettere che le parole di un amico, quelle del figlio, una telefonata da chi non avresti mai detto, aiutano moltissimo. Nonostante tutto sono sempre io: dinamico, orgoglioso, sorridente. Chi mi ha visitato mi ha detto che devo continuare ad essere così come sono: solare. E poi, non è vero che nella vita bisogna cercare di provare tutto?”.
Fino all’anno scorso in marzo Bertino Montanari ha vissuto la vita conscio di essere un privilegiato, nonostante gli alti e bassi che fanno parte del gioco. Benestante, piacente, buono. Una volta fece 13 al Totocalcio; divise la vincita in tre: regalo alle suore di Morciano, regalo ai suoi collaboratori alla Mofa e la Land Rover per sé.
La svolta della sua vita arriva nel 2005, il 28 luglio. E’ nel giardino di casa a preparare la festa per il suo compleanno, col figlio. Ad un certo punto il babbo Luciano si sente male: emorragia cerebrale. Da allora finisce la pace: ospedali e piccole disgrazie. Il figlio Francesco che ha due incidenti ed esce bene. Il 30 marzo dell’anno scorso primo ricovero alla clinica Montanari. Poi l’intervento alla prostata lo scorso giugno.
Cinquantasette anni, un figlio, Bertino Montanari insieme alla sua famiglia ha contrassegnato la vita sociale e politica della propria città. Cultura socialista, il babbo Luciano era stato sindaco di Morciano dal ’75 all’80, Bertino dal ’90 al ’95 e prima ancora assessore al Commercio, dall’85 al ’90. La famiglia insieme ai familiari Fabbri è proprietaria della Mofa, il grande magazzino di tessuti e biancheria per la casa capace di attirare clienti dalle province di Rimini, Pesaro, San Marino e anche da più lontano.
I suoi 5 anni da primo cittadino furono contrassegnati da rigore morale e disinteresse. Ad esempio, a Natale, metteva mano al proprio portafoglio e regalava il classico panettone e bottiglia agli impiegati comunali. Gli piaceva occuparsi delle piccole cose, come una buca, o il lamento di un morcianese. E’ capace di chiederti scusa e di dire che ha sbagliato. E’ un galantuomo.