– Il fatto: i bilanci comunali sono ormai – irrimediabilmente? – dipendenti dalla riscossione dell’ICI. Questo fatto, in un certo senso perverso, “obbliga” gli amministratori a costruire. Le Sovrintendenze non riescono a fermare lo scempio del territorio anche in zone di gran pregio storico-paesaggistico e anche in quelle di interesse archeologico. In più la legge ha dato ai Sindaci un potere decisionale che viene usato al 99% dei casi in modo personalistico: sembra che non possano fare a meno di legare il loro nome a grandi opere. Le grandi opere costano… e allora via alla vendita del patrimonio pubblico e alle lottizzazioni.
Anche a Gradara si è cavalcata la giustificazione alla cementificazione con l’aumento demografico e, dopo l’era della giunta Sorbini che ha costruito il 35% in più negli ultimi 15 anni, oggi la giunta Foronchi edifica ancora per un altro 32%. Anche se va riconosciuto al sindaco Foronchi, l’intento di contenere e controllare la cementificazione in aree specifiche evitando di far “invadere” il territorio su più fronti edificabili, è chiaro che se si dà la possibilità di costruire vi sarà certamente un flusso migratorio che raccoglierà l’offerta abitativa, tanto più che nei comuni limitrofi e costieri i terreni sono già saturi e le case costano molto di più.
I dati statistici vanno interpretati ma a fronte di un saldo demografico naturale costante c’è poco da interpretare: è l’offerta di abitazioni che genera l’aumento di popolazione e non l’aumento di popolazione autoctona che richiede nuove abitazioni. Si investe sul “mattone”, vi è solo un po’ di sensibilità per il verde urbano. L’agricoltura, che di per sé è oggetto di costante abbandono, non viene né incentivata né sostenuta. La giunta Foronchi dà la possibilità di costruire (30%) in alcuni agglomerati rurali, aree prima protette con un vincolo assoluto, trasformandoli in contesto urbano. È il concetto piccolo-borghese di sviluppo: il verde oggi è considerato arredamento, non più Natura. Le aree protette si troveranno così ben presto ad essere svincolate del tutto perché anche i proprietari degli insediamenti rurali esclusi da questo PRG pretenderanno l’applicazione dello stesso criterio e la colata di cemento aumenterà costantemente nel tempo. La motivazione di tale scelta è stata di voler dare la possibilità di rendere più “confortevoli” tali insediamenti: intento lodevole che condivido ma non era preferibile lasciare il vincolo assoluto alle aree di pregio paesaggistico-ambientale e creare norme ad hoc che non dessero adito ad ulteriori abbattimenti di vincoli?
Purtroppo manca la visione politica del valore del patrimonio “territorio”, sembra che si debba assolutamente costruire, pochissimi i comuni che si limitano a governare ristrutturando e mantenendo l’identità storico-tradizionale delle tipologie architettoniche esistenti. Non vi è stato un solo coraggioso accenno alla formazione di una Commissione Edilizia che si occupi dell’armonizzazione con il paesaggio rurale, con il Borgo medioevale e della salvaguardia dei centri più affollati.
Nella già satura zona di Fanano Massignano, addirittura, sulla scheda di presentazione allegata al PRG non viene neanche indicato il lago naturalizzato: gli organi preposti in Provincia come potranno salvarlo se non ne conoscono l’esistenza?
Il territorio di Gradara, per fortuna, è in gran parte franoso, questo – forse – alla fine ci salverà dalla saturazione del territorio ma non sono, in questo, ottimista.