LA POLITICA
– Uno degli ultimi laici del Riminese, tutte le mattine con la curiosità degli intelligenti sfoglia l’Avvenire, non proprio il suo quotidiano culturale. Werther Casali è il mattatore della cultura laica della provincia di Rimini, prima nelle file dei giovani liberali; poi con i radicali. Ha 61 anni, una figlia e due matrimoni. E’ un riminese nato in corso d’Augusto, appena al di qua del Ponte di Tiberio. Dunque, ha in sé alcune caratteristiche del borgo di San Giuliano: una certa scanzonatura tutta marinara, esaltata da un sorriso che ben ti predispone.
Pubblicitario della Casali Associati, una firma a Rimini, il lavoro viene prima della politica. Quest’ultima è soltanto un bell’hobby. Negli anni della contestazione, quelli attorno al ’68, insieme a giovani di talento, Massimo Panozzo, Massimo Bianchi, il fratello Renzo, Anna Rita Lazzari, è uno degli animatori della Gioventù liberale della città. Nel ’76, c’è l’incontro con i radicali di Pannella. Per alcuni anni ha avuto anche la doppia tessera. Per numerose volte, è stato il candidato di bandiera al Parlamento, in regione, in provincia. Mai eletto. Presidente del Comitato nazionale radicali italiani (in soldoni, la terza carica nel partito), è molto amico di Marco Pannella ed ha un ottimo rapporto con Daniele Capezzone.
Chi è il liberale?
“Uno che crede nella libertà e non solo per se stesso. Che diventa un piacevole percorso se diventa cardine del sistema. Che ha come punti di riferimento pensatori e uomini di azione come Mario Pannunzio, Ernesto Rossi”.
Quali sono i poteri forti di Rimini?
“La Curia è quello più forte; negli affari c’è sempre. Poi, ci metterei la Fondazione Cassa di Risparmio e sul piano politico la cosiddetta formazione comunista. Poi c’è il risvolto che a loro volta questi poteri vengono usati, fino ad essere messi in minoranza da poteri occulti. E in questa provincia ce ne sono molti. Si formano di volta in volta, in base agli interessi che sono il peso maggiore della nostra città. E dal mio personale punto di vista, la questione stadio serve come distrazione rispetto al Piano strutturale che sta portando avanti Felicia Bottino”.
Qual è il carattere di Rimini?
“Conservatore, ma meno di Forlì e Ravenna. Mentre Cesena è diversa. La conservazione per un po’ è rimasta nascosta dietro la mancanza di memoria. In quanto tale nelle sue istituzioni è sempre mancata della creatività; compensata però da quello privata. Per creatività intendo quella importante. Ad esempio, per il futuro vedrei bene la rottamazione edilizia; non ci vorrebbe che di un po’ di coraggio. Potrebbe sembrare una fresconata, ma non lo è affatto. Tutti dicono che il territorio è finito, ma si continua imperterriti a costruire, in nome di una necessità economica. Credo che Rimini si possa permettere di dare risposte diverse al suo sviluppo”.
Quali politici a suo parere hanno idee e capacità?
“Di politici con grandi capacità non ne vedo. Diciamo che in determinati momenti condivido con alcuni delle cose. Un politico su cui investire mi sembra Massimo Masini, l’ha dimostrato come sindaco e come presidente di Aeradria. Andrea Gnassi ha dimostrato capacità come amministratore; nel ruolo di partito è sprecato. Ma direi che non ci siano alibi per chi ha potere”.
E nella città?
“Rimini ha avuto una grande sfortuna. Ci sono stati giovani con capacità, ma morti anzitempo. Penso a Gilberto Amati (quello dell’Altro Mondo Studio), Franco Zavatta (immobiliarista), Marco Arpesella (turismo).
Tre idee per Rimini?
“La prima, deve ritrovare l’impulso creativo. Se non le trova è spacciata. Da lì possono giungere tante cose, che solo in apparenza vengono declinate come provocazioni. L’augurio è che la cappa si rompa e che la libertà prenda piede. Ho vissuto con molta convinzione la campagna elettorale della Rosa nel Pugno, sintetizzabile in ‘Libera Rimini’. In apparenza uno slogan, in realtà un concetto. E c’era un punto cardine: liberare la città dal primato della rendita immobiliare. Nel teatro Galli c’è la metafora di una comunità conservatrice. Dall’idea di un nuovo teatro si è passati a dov’era com’era. Il primo progetto Natalini-Bonizzato era di respiro europeo”.