L’unica bomba che cadde a Morciano, uccise l’allora direttore della Cassa di Risparmio di Rimini, a cui il comune ha dedicato una via in suo onore (via Bucci). Ma io voglio parlare di un ragazzo ancora non ventenne, di quel terribile periodo. Il suo nome: Walter Tavoni. A lui non sarà mai dedicata una via per il semplice motivo che, nell’entusiasmo della sua età ed imbevuto di retorica di quel tempo, aveva scelto di aderire al Rsi (Republica sociale italiana)
La guerra era ormai alla fine, stava tornando a casa per ricominciare e ricostruirsi un futuro.
Fu catturato il 19 aprile 1945 da partigiani di Mirandola, nel Modenese.
Fu prima torturato con i cerchi in ferro di una botte arroventati sul fuoco, poi fu crocifisso con 4 grossi chiodi al portone di una cascina. Ma questo non bastò! Gli spararono 9 colpi di mitra in parti non vitali, stando attenti a non farlo morire. L’agonia durò 5 ore. Erano tempi in cui non si guardava per il sottile né da una parte, né dall’altra.
Quando si entra in chiesa a Morciano si legge ad una colonna davanti all’ingresso la richiesta di una prece per un povero prete che vi fu parroco.
In ricordo di quel periodo, in cui gli animi furono esacerbati ed incupiti dalle ideologie politiche, prevalga un sentimento di carità cristiana. Sì, una prece? una prece per tutte le vittime di qualsiasi parte di quella terribile guerra (civile)… una prece anche per Walter Tavoni.
Roberto Ghigi
un morcianese che abita a Rimini