Si tratta dell’azione nefasta delle ‘processionarie’, bruchi che prosperano sui pini ai lati delle strade e nel territorio. Il nome deriva dal loro modo di procedere sul terreno e lungo il tronco dell’albero quando escono dal nido in fila indiana tenendosi a contatto l’uno con l’altro.
Il bruco è in grado di distruggere ed infettare interi boschi. Inoltre i peli sottili ed urticanti, se sospinti dal vento, penetrano nella cute delle persone provocando dolorose irritazioni, e, se inspirati, disturbi polmonari di una certa gravità. Trascorso l’inverno ammucchiati in grossi nidi sui rami dei pini, ricompariranno alla fine di agosto sotto forma di farfalle per riprendere il ciclo riproduttivo.
Altri alberi, querce in special modo, stanno subendo gravissimi danni, in questo caso dovuti all’edera. Nei secoli passati famosi erano i tronchi di querce della zona e del lungo Foglia che venivano imbarcati a Pesaro per l’Inghilterra, che li preferiva per la costruzione dei suoi velieri. Furono anche inviate a Roma per la Fabbrica di San Pietro.
Terminato l’utilizzo della ghianda, causa lo scomparso allevamento casalingo del maiale, alle querce non rimarrebbe altro compito che quello di abbellire la fisionomia del paesaggio. Il condizionale è d’obbligo in quanto, le querce in particolare, e tutti gli alberi in generale, sono ormai ridotti ad ombre di sè stessi con rami e tronchi semicoperti dall’edera che arrampicandosi ne avvolgono infine la chioma provocandone inesorabilmente la fine per soffocamento.
Sui lati delle strade e sulle colline lo squallore ha cambiato il paesaggio intristendone il panorama.
La soluzione nei confronti delle processionarie è tagliare il nido e bruciarlo col suo contenuto. Per la quercia invece è tutto più facile; basterà tagliare alla radice l’edera che sorge alla base del tronco e tutto il groviglio accumulato cesserà immediatamente di vegetare.
Temiamo non ci siano organi preposti alla tutela, il risanamento spetterà quindi alla buona volontà e al dovere civico, sui rispettivi territori, auspicando da parte degli organi comunali una campagna informativa sulla situazione e l’impegno di intervenire con proprio personale sui terreni del Comune, essendo anche il centro di Gradara e gli immediati dintorni del Castello abbondantemente contagiati.