FOCUS
– Forse un tempo lo sport non abitava a San Clemente ma ci soggiornava volentieri. Nei vari bar, quelli veri di un tempo e non gli attuali distributori di colazioni, le passioni venivano convogliate e utilizzate per organizzare tornei. Erano tempi in cui la squadra di Sant’Andrea giocava a San Lorenzo perché qui di campi di calcio non ce n’erano. Tempi in cui rimboccandosi le maniche si andava tutti a lavorare al campo e si partecipava in prima persona alla realizzazione dell’attuale campetto d’allenamento.
Fu quella la culla della Polisportiva San Clemente e dei tanti che seppero dargli fiato, nata dal calcio ma che cercò anche la pallavolo femminile ebbe anche il coraggio di affacciarsi per un attimo al ciclismo. Crebbe quell’associazione motivando su quei terreni l’ampliamento del centro sportivo con la nascita del campo di calcio “quello nuovo” e del campetto polivalente “quello sparito”. La Polisportiva San Clemente divenne importante e durò fino al momento in cui l’ambizione di alcuni la volle spostare troppo in la per i ragazzi del posto, perdendo nome e strumenti, smantellando (anche per stanchezza dei tanti volontari che non furono aiutati abbastanza) un lavoro di tanti anni che stava producendo frutti straordinari. Oggi il centro è lì, difficile da vivere anche per chi, come i ragazzi dell’ASD San Clemente terzi nella passata edizione del campionato di terza categoria e ripescati per meriti sportivi in seconda quest’anno, gioca davvero in casa. Sono una delle due realtà locali, entrambe nel calcio, che sanno coniugare la passione e l’azione dando occasione a tanti giovani di praticare quello che è per loro lo sport migliore del mondo. Fa male sentire dalla voce di un loro dirigente che la struttura più importante del paese spesso viene rovinata dall’arroganza di qualche allenatore di squadre “più importanti” che giudica il campo principale del Centro di via Cerro il proprio campo d’allenamento spesso deteriorandolo per le partite ufficiali delle squadre di San Clemente. Certo l’amministrazione ha fatto un bel regolamentino in cui, minacciando anche “pesanti multe”, nomina a giudice unico della praticabilità del campo il custode della struttura. Ma ci sarà mai un custode con la voglia e la forza di opporsi alla presunzione di sedicenti campioni?
E’ preoccupato per questa situazione il vice presidente del San Clemente Mauro Ripa. Teme che questo regolamento seppur importante non sia sufficiente e vorrebbe, visto il proprio impegno, quello della società di cui fa parte e quello degli sponsor che le consentono di sopravvivere, che ci fosse un po’ più di tutela per chi ama il calcio e lo vuole vivere assieme alla gente del paese che abita e dove paga le tasse. E’ un lamento che va ascoltato, perché al di là dei silenzi o delle motivazioni che giustificheranno certe scelte San Clemente rischia di avere un centro sportivo totalmente negato alla gente del posto tranne qualche eccezione, campetti polivalenti e “palloni” orribili e carissimi da mantenere compresi . In questi giorni si legge che l’amministrazione sta organizzando corsi di mini volley e mini basket. Sarebbe bello che quei ragazzi (si spera numerosissimi) potessero praticare il loro sport anche fuori dai momenti “istituzionali” in spazi liberi, attrezzati e sicuri: quando il paese era della gente il progetto del centro sportivo questo voleva essere, quello che la politica ci rende oggi è una cosa diversa e meno gradevole.
di Claudio Casadei