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Home Rubriche L'inchiesta

Elezioni 2009, la fine di un’epoca

Redazione di Redazione
12 Giugno 2009
in L'inchiesta
Tempo di lettura : 4 minuti necessari
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Si parte nel dopoguerra. L’emoraggia del consenso iniziata negli ultimi 20 anni

L’INCHIESTA

di Francesco Toti

Elezioni 2009, finita la rendita del Pci

– Enrico Berlinguer, segretario del Pci dalla fine degli anni ’60 al ’78 avrebbe detto che è finita la forza propulsiva del Pci e perché no anche della Dc. Dato che il Pd è la sommatoria del vecchio Pci e parte della Balena bianca. E’ l’essenziale e spartano racconto dei numeri usciti dalla tornata elettorale dello scorso 6 e 7 giugno. Sia nella media provinciale, sia in quella delle europee il Pd è attorno al 30 per cento. Sulla stessa altezza il Pdl.
La sinistra forse si può consolare col fatto che ha conservato il potere in molti comuni, ma grazie agli uomini, al potere all’organizzazione. Ma è uscita indebolita e con qualche perla in meno nello scrigno. Ad esempio, ha perso Bellaria, ha perso Gemmano, va al ballottaggio a Cattolica. In alternativa ha conquistato Morciano, ma prima ancora lo ha perso il centrodestra che si è presentata con due liste.
Il Pd, alle provinciali, ha lasciato sul campo più di 6 punti (ha ottenuto il 31,68 per cento contro il 37,84 di cinque anni fa), che in parte sono andati all’Italia dei valori di Di Pietro, ma molta parte è stato incamerato dalla Lega nord.
Il Pdl invece ha mantenuto inalterato il proprio consenso, continuando a veleggiare sul 30 per cento: 30,07 quest’anno, il 30,06 5 anni orsono.
Se si lascia il tavolo delle elezioni provinciali per quello delle europee, i numeri urlano che il Pdl ha superato il Pd: una svolta storica. Il centrodestra ha ottenuto il 34,18% (32,92 cinque anni fa) contro il 33,56% del Pd.
Poderoso balzo in avanti sia della lista di Di Pietro, sia della Lega. Alle europee, Italia di Valori ha raggiunto l’8,21 per cento (2,57 nel 2004). La Lega nord ha fatto meglio, passando dall’1,96% all’8,99.
Bene anche l’Udc, dal 2,23% al 4,38.
Notte profonda per la sinistra. Ha intercettato pochi voti, sia alle europee, sia alle provinciali.

Valconca
Altro tavolo, altre riflessioni, altre chiavi di lettura per quanto riguarda le amministrazioni comunali. Seppure in calo, il Pd può continuare a sorridere. In Valconca, dove storicamente il centro-destra vanta più consensi, il centrosinistra, dopo 10 anni, ha riconquistato Morciano, la capitale della vallata. Risultato raggiunto, oltre che per i meriti di Claudio Battazza, anche per il fatto che i voti del centro-destra siano stati suddivisi in due liste.
In Valconca il Pd ha perso Gemmano. Partiva favorito per Montefiore, ma il candidato Geo Agostini ha lasciato il passo a Wallì Cipriani, Forza Italia. In compenso si è riconfermato a Mondaino, Montegridolfo e Montescudo (anche se quest’ultima a differenza di Mondaino e Montegridolfo) è culturalmente favorevole al centrodestra.
Un discorso a parte merita Saludecio. Il sindaco Giuseppe (Pino) Sanchini ha vinto con tutti i colori del mondo, con il Pdl che non ha presentato la lista e gli ha convogliato i voti. Ma Sanchini è dall’altra parte per giochini di potere tutti interni a Ds-Margherita prima e Pd oggi. Cattolico, consigliere provinciale della Margherita dal 2000 al 2004, Sanchini ha in con sé componenti di cultura diversa, dal vecchio Pci fino alla Lega nord. Il garante è lui.

Valconca Mare
Scendendo la vallata, il Pd ha riconfermato San Giovanni (Domenico Bianchi) e Misano (Stefano Giannini). Sempre per contrasti interni, per abbassare gli orizzonti (motivo di dissapori Pietro Pazzaglini), il centrosinistra si presenta al ballottaggio. Il suo uomo Marco Tamanti se la giocherà con Cono Cimino il 21 giugno. E molto probabilmente la partita sarà decisa da una manciata di voti.

Riccione
Tutto facile a Riccione. Massimo Pironi ha messo tutti d’accordo. La sua avversaria, Renata Tosi, col 41 per cento, si è ben difesa. Ma la differenza tra gli schieramenti, punto di riferimento le elezioni europee, sono poche centinaia di suffragi.

Bellaria
In Valmarecchia, il centrosinistra ha smarrito Bellaria con Marcella Bondoni, lanciata sulla pista della politica dall’ex presidente della Provincia di Rimini Nando Fabbri, il suo mentore. La Bondoni è stata umiliata dal centrodestra.

Valmarecchia
In compenso, il centrosinistra si è consolato con la Valmarecchia. Ha alzato il proprio vessillo da Santarcangelo in su: Verucchio, Poggio Berni e Torriana.

Futuro
Il centrosinistra della provincia di Rimini è in ritirata da almeno un ventennio. Da allora, ad ogni tornata elettorale, ha lasciato sul campo circa il 5 per cento dei consensi. Per continuare a governare invece di elaborare orizzonti, progetti, idea di città, sviluppo del territorio, ha sempre cercato nicchie di voti, intruppando qualche associazione, o potentato locale. Più che cure sono palliativi che erodono sempre più la sua azione di governo e di consenso. Riesce ad aggregare sempre meno i giovani e non intercetta più le nuove istante sociali. C’è qualcuno al suo interno che afferma che non bisogna preoccuparsi troppo, dopo tutto.

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E’ il voto delle provinciali dello scorso 6 e 7 giugno. Fatto storico. Si era sul 14 a 6 nel 2004

Comuni: Pd batte il Pdl 12 a 8

– Nel voto alle provinciali, come si può leggere dalla tabella qui sotto, il Pd è primo partito “solo” in 12 comuni. Sono: Cattolica, Coriano, Misano, Mondaino, Montegridolfo, Poggio Berni, Riccione, Saludecio, San Giovanni, San Giovanni, Santarcangelo, Torriana e Verucchio.
Il Pdl è primo compagine in otto: Bellaria, Gemmano, Montecolombo, Montefiore, Montescudo, Morciano, Rimini e San Clemente. Se si guardano i territori provinciali, Valconca e Valmarecchia, il Pdl è primo in 6 comuni della Valconca e soltanto in 2 della Valmarecchia, ma uno è Rimini, il capoluogo. Fatto pesante.
Se si confrontano i numeri con le provinciali del 2004, si ha che Ds e Margherita insieme erano primi in 14 comuni; mentre, naturalmente, il Pdl (Forza Italia e An) vetteggiavano nei restanti 6. In questi 5 anni, sono riusciti a diventare primo partito a San Clemente e a Rimini. Il cambiamento di vento dovrebbe far bene al cittadino; nel senso che c’è maggiore competizione e questa dovrebbe aiutare a governare meglio. Ma è sempre così?

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