LA MOSTRA
di Cecco
Da qui un sodalizio artigianal-artistico che li spinge a costruire delle opere. In questa relazione si convincono, timidamente, che potrebbero essere oggetti di una certa valenza artistica. Sicuramente l’impatto estetico è fantasioso.
Un passo indietro, torniamo nell’officina di Aldo. Qui vengono lavorate centinaia di lastre di ferro: tagliate, intagliate, saldate… dove esce il pezzo che deve costruire un oggetto per uso commerciale. Poi rimangono lì accatastate, quasi ingombranti, le sagome scartate. Col tempo l’occhio comincia a cadere anche su quegli scarti.
Caspita! Hanno un impatto intrigante. Quasi quasi vivono di una carica estetica propria. Appese ad un muro, o installate in qualche sito della casa o di un giardino… sembrano proprio delle sculture. Magari poi dipende dai gusti… ma brillano di luce propria.
Allora Aldo e Ignazio cominciano, come in un piacevole corteggiamento, ad inseguire quelle figure astratte, giocano ad intravedere figure antropomorfe o zoomorfe, oppure lineamenti che richiamano a tombe egizie o sculture africane. E allora saldano qualche pezzo lì, un altro trancio di lamiera là… e la costruzione è fatta! Poi le sabbiano, le lustrano, le colorano (in nero, per il momento).
Il corteggiamento continua e diventa quasi un kamasutra, perché le posizionano in verticale, in orizzontale, di traverso… finché trovano la posizione giusta e ci saldano il gancio per tenerle appese.
Da anni va avanti silenziosa questa passione. In officina, da Aldo, quintali di materia prima pronta a farsi manipolare… nello spazioso garage di Ignazio le opere fatte, allineate in terra o già appese al muro. Poi la domanda: cus ca fèn? (cosa facciamo?). Proviamo ad esporle. Qualcosa è già emerso alla luce del sole dalla loro produzione: è l’installazione, una sorta di mondo, nella rotonda che porta all’ospedale di Cattolica. Il dado è tratto!
Dal 1° aprile, per un mese, una parte di quelle opere saranno esposte nell’atrio del palazzo comunale.
Aldo e Ignazio, in punta di piedi, senza sentirsi artisti, vogliono proporre al pubblico quelle opere che loro hanno plasmato e corteggiato. Attratti dai giochi geometrici, dai pieni e dai vuoti, ognuno potrà dare sfogo alle proprie fantasie, costruire il significato che vorrà, ricercare il senso estetico che più si avvicina al proprio gusto. Insomma, se son fiori fioriranno. Anche se sono di ferro…