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Home Località Cattolica

5.517 cittadini hanno detto basta al voto

Redazione di Redazione
13 Aprile 2010
in Cattolica
Tempo di lettura : 3 minuti necessari
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IL FATTO

di Enzo Cecchini

– Elezioni regionali di marzo 2010: cosa è successo a Cattolica?
Votanti 60% (-10% rispetto alle regionali del 2005, -15% rispetto alle provinciali, comunali ed europee del 2009). Addirittura -25% rispetto le politiche di aprile 2008. Situazione 2010:13.692 iscritti, 8.175 quelli che sono andati alle urne. Insomma, ben 5.517 cittadini che non sono andati a votare!
Confronto con le regionali del 2005: Pd (-7%), Pdl (+1%), Lega Nord (+5,3%), Idv (+5,7%), Sel+Verdi (-4%), Federazione sinistra (-3%), Udc (=), Movimento Grillo (+6,8%).
Centrosinistra (-12,5%), centrodestra (+3,5%) nonostante la defezione dell’Udc che nel 2005 aveva contribuito per il 2,3% sul risultato del centrodestra. Se al centrosinistra accreditiamo i voti di Grillo, arriviamo circa al 60%: dunque ancora -6% (sostanzialmente i voti della Lega).
Il Pd si compiace del 40% ottenuto a Cattolica. Contento lui… ma l’effetto paura Berlusconi prima o poi finirà… e allora? Perde voti verso la Lega e Grillo, recupera qualcosa dalla sinistra, in particolare dai Comunisti italiani. A Cattolica si conferma un elettorato che da anni fa riferimento alla Coalizione Arcobaleno che oscilla attorno al 20% che i Ds prima e il Pd oggi, non riescono più a riassorbire.
Tamanti accredita a sè e alla sua giunta l’incremento del Pd dalle provinciali. Ma avrebbe potuto prendere le comunali. L’incremento è stato del 14%. Ma forse qualcuno avrebbe potuto pensare che allora fu proprio la sua candidatura a spaventare e allontanare tanti elettori del Pd. L’era mej stè zétt…
La Federazione della sinistra ottiene una percentuale superiore alla media provinciale e nazionale. Ma qualcosa non funziona più. In pochi hanno capito la rottura con i vendoliani. Il minimo che possano fare i dirigenti nazionali, a breve, è riunificarsi, togliere la falce e martello dal simbolo e pensare le cose un po’ più in grande. Stessa cosa per Sinistra Libertà Ecologia (e Verdi), che pur beneficiando dell’effetto Vendola, rischiano di rimanere pura testimonianza. Insomma non si fa politica per resuscitare una tradizione, rimettendo insieme cocci di ex, ma dando risposte che sappiano aggregare nuove energie e nuove idee guardando al futuro. Una risposta globale alla crisi partendo dal lavoro.
L’Idv ha già subito un significativo ridimensionamento dalla comparsa della lista Grillo. L’Idv commetterebbe un grave errore consegnandosi in una alleanza subalterna al Pd. Gli esempi storici di soffocamento sono tanti, dal Psiup a Dp e Rifondazione, passando per la Margherita.
Basta con la difesa dei propri orticelli. Se non si costruisce un’aggregazione plurale di un peso elettorale almeno uguale a quello del Pd, ogni alleanza con questo partito porta alla subalternità, ridimensionamento se non addirittura alla scomparsa, e il centrodestra di Berlusconi avrà sempre partita vinta. Non si sconfigge Berlusconi con un Pd “inciuciato”, incartato e senza più anima e programma. Purtroppo un partito ormai strutturalmente e culturalmente penetrato dal berlusconismo.
L’aggregazione alternativa al Pd deve prendere corpo sui territori, mettendo in discussione anche quelle situazione dove il Pd è governo, ponendosi in alternativa. Basta guardare Cattolica, e non solo: da tempi ormai remoti un partito solo al comando che seleziona una classe dirigente sempre più mediocre. Un Pd mediatore dei comitati d’affari che ha svenduto il territorio pur di mantenere il controllo politico, che tratta la cosa pubblica come un proprio feudo. Un partito sempre impegnato in una infinita resa dei conti interna. Ultimo esempio la bagarre sulle preferenze tra Eva Ciaroni e Roberto Piva. La logica del Pd è sempre la stessa: dividere le nuove esperienze (vedi Arcobaleno), annessione o alleati inginocchiati.
“La lotta ci unisce, il voto ci divide”. Uno slogan che dovrebbe aiutare a costruire una casa-aggregazione fuori dagli schieramenti predefiniti, che metta al centro i bisogni reali dei cittadini e non gli equilibri di potere della partitocrazia. E allora un passo indietro degli apparati di partito e tre passi avanti verso la società civile, mettendo in rilievo la questione morale, la partecipazione, la trasparenza, la legalità, la solidarietà e la giustizia sociale.
I vincitori delle elezioni sono Lega e Grillo. C’è da imparare. Dalla Lega la capacità di stare sul proprio territorio con una identità. Molto meno da parole d’ordine che parlano al ventre basso delle persone e sollevano per fini elettorali paure e divisioni.
Dai grillini la novità e la freschezza, la democrazia di internet e la trasversalità della battaglia (destra e sinistra che sia) contro la malapolitica e la degenerazione della partitocrazia. Devono però evitare gli errori che hanno fatto altri movimenti, soprattutto quello dell’autoreferenzialità.
L’astensione ha tolto voti, chi più chi meno, a tutti. Non si può scherzare a lungo coi cittadini. Questo vale per tutti, per chi governa (soprattutto) e per chi sta all’opposizione. Serietà, onestà, competenza queste sono le virtù che prima o poi pagano.
Astensione: è vero che è una cosa magmatica, che sicuramente cincorpora anche una componente di qualunquismo, ma sta diventando una montagna che sta rovinando sulla casta politica. C’è chi dice che siano i moderati, pensiamo, invece, che siano gli incazzati, quelli che non ne possono più di una classe politica che si parla addosso, che fa solo i propri interessi, anche economici, personali e di partito. Mentre la crisi e il degrado istituzionale e morale sta travolgendo la nostra società. Allora cultura e dignità, e occhio ad un imminente scontro Nord Sud…

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