Caro Franco,
ciao. Sono già passati quattro anni, ma mi sembra ieri. E ancora non mi sembra vero di non poter più scambiare quattro parole come quando ci si trovava. Come passa il tempo, come cambia il mondo e quanto è ipocrita la gente che ci circonda.
Quando sono a Cattolica, spesso e volentieri, dato che ho qualche parentela stretta, giro per la tua città nella speranza, vana, di trovare una piazza col tuo nome, come ti avevano promesso i tuoi saggi politici che ti stavano attorno e dei quali avevi troppa fiducia.
Ma, ahimé, mi devo fermare solamente a leggere una misera frase, “A Gian Franco”, nella piazzetta della nuova darsena. Spero che quel Gian Franco sia tu; non nutro dubbi: sei tu sicuramente. Almeno un piccolo spazio hanno avuto il coraggio di intitolartelo, dato che questi politici ne hanno sempre meno. E qualche volta peccano anche nel rispetto, ma questa è un’altra storia. Non hanno avuto il tempo di dedicarti un angolo della città; sono passate le primarie, c’è un’amministrazione nuova. Un vero peccato. La storia non si cancella, la dignità chi ce l’ha se la tiene. Non è un valore che si possa esportare.
Lele Montanari