Gentile direttore,
questa mia lettera è uno sfogo per denunciare quello che recentemente è successo a San Clemente e la conseguente mia indignazione di cittadino. Io sono una persona normale, faccio fatica a tirare avanti e per vivere ho bisogno di lavorare: non so rubare. Credo (credo?) nella giustizia e credevo che tutti nel comune in cui abito, fossero posti sullo stesso livello rispetto l’amministrazione comunale. Purtroppo però non sempre sembra essere così.
Di recente il Comune di San Clemente ha indetto un concorso per cantoniere, andato quasi deserto, a cui avrei voluto partecipare. Si racconta di due soli partecipanti . Molto strano, fosse vero, con quel che si sente in altri concorsi e in un periodo di forte crisi. Sono un lavoratore precario di 51 anni in scadenza di contratto; pensavo di avere diritto almeno alla speranza di un posto di lavoro stabile. Invece no. Del concorso di fatto si viene a sapere solo a cose fatte. Di certo, in qualche angolo di bacheca per salvare la legalità il bando sarà stato pubblicato, ma chi non bazzica le stanze del potere non ha certo potuto vederlo. Faccio un esempio: il tabellone luminoso nella rotonda di Sant’Andrea in Casale mi ha raccontato di feste, consigli comunali, assegnazioni di case popolari. Nessuno però ha letto del concorso per un posto da cantoniere. Contratto temporaneo per carità, e persona più che degna il vincitore. Ma i punteggi nei prossimi concorsi terranno conto anche di periodi di servizio già svolti e chi non ha già lavorato con quelle mansioni non potrò presentarne.
E’ uno sfogo il mio perché più o meno bene il dovere di buon cittadino l’ho sempre fatto. Vedo che a causa delle scelte dei miei amministratori di fatto mi viene negata la possibilità di esercitare un mio diritto: il diritto al lavoro sancito dall’articolo 4 della Costituzione. Da paria di una società sempre più ingiusta metto in guardia le persone come me dal riporre la propria fiducia in chi preferisce la legalità alla correttezza.
Lettera firmata