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Home Località Cattolica

Cattolica città insicura?

Redazione di Redazione
5 Marzo 2010
in Cattolica
Tempo di lettura : 5 minuti necessari
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Cattolica e la sicurezza: il sondaggio
A Cattolica esiste un problema sicurezza, o se vogliamo, d’insicurezza? Partiamo dai dati reali. Il questionario-inchiesta “Decido anch’io la mia città” dell’Arcobaleno di Cattolica (circa 2mila partecipanti diffuso in tutto il territorio comunale, svolto nel periodo maggio-settembre 2008). Tra le tante domande c’era quella sulla sicurezza articolata in due quesiti: uno su Cattolica in generale e l’altra in specifico sul quartiere-zona di residenza.

1) “A Cattolica ti preoccupa il problema della sicurezza?”.
– Sì-abbastanza (67%), No-Poco 27%. Il rimanente 6% Non so o non risponde.

2) “Pensi che il tuo quartiere sia sicuro?”.
– Sì-abbastanza 48%, No-Poco 43%. Il rimanente 9% Non so o non risponde.
Come si vede risalta un evidente problema d’insicurezza, ma che appare più percepito che reale. Cattolica è piccola, eppure il dato generale dice 67%, ma quando si passa al quartiere dove si vive, la percezione d’insicurezza cala al 43%. Insomma: fa più paura la dimensione generale che quella più vicina perché la si conosce meglio.
Le forze di polizia
Adesso mettiamo a confronto questi dati con le analisi e le riflessioni di chi opera sul campo e che combatte la criminalità in tutte le sue manifestazioni: le forze di polizia. “Cattolica oasi fortunata, quasi un’enclave, che facilita le forze dell’ordine di controllare meglio il territorio. C’è una riduzione dei problemi legati alla sicurezza: insomma i pochi reati (denunciati) sono ulteriormente diminuiti. Una statistica specializzata del 2005 indicava Cattolica tra le primissime città più sicure d’Italia. C’è una delinquenza prettamente fisiologica e sostanzialmente pendolare legata al periodo estivo e al fine settimana”.
Il ruolo dei cittadini e delle istituzioni
E i cittadini? “Da questi si pretenderebbe più collaborazione – dicono le forze dell’ordine -. Chi vede e sente non deve avere paura di segnalare, sono paure inesistenti. Insomma, cittadini un po’ più di coraggio, perché la sicurezza non è solo un problema che si delega agli addetti ai lavori. Questi possono svolgere il loro compito con maggiore efficacia solo in un tessuto sociale più attento e collaborativo”.
Questo deve coinvolgere anche le istituzioni politiche, perché non c’è solo un problema di microcriminalità, ma anche quella finanziaria, dei giri di capitali strani, dei torbidi passaggi di proprietà di attività economiche, della copertura del riciclaggio di denaro… è qui che si infiltra la criminalità mafiosa. Infatti recentemente il magistrato Piergiorgio Morosini in un pubblico dibattito a Cattolica ha sollecitato la necessità di un “Osservatorio” a livello provinciale composto dai protagonisti delle istituzioni e dell’economia, per tenere sempre sotto osservazione questi fenomeni. Per non trovarsi di colpo inquinata l’economia legale, che alterando il libero mercato, s’infiltra anche nelle istituzioni. Insomma: gioco di squadra e prevenzione.

La Questura: i reati calano
Il 4 gennaio scorso Il questore di Rimini Oreste Capocasa ha illustrato il bilancio dell’attività di polizia del 2009 sul territorio riminese. Rimini è una città che spesso viene indicata tra i primi posti per la criminalità a livello nazionale. Complice anche gli effetti collaterali di un turismo che richiama centinaia di migliaia di turisti e non solo. Insomma una zona ricca di “miele” che attira naturalmente molte “api” sgradite. Annuncia che “c’è un calo importante di quasi tutti i reati”. L’unico dato che non diminuisce sono i furti negli appartamenti. “Un reato molto odioso – dice il questore – e percepito come devastante dai cittadini”. Un ottimismo che deve essere però mitigato dal fatto che molte situazioni di microcriminalità non vengono più denunciate. Per paura e sfiducia?
Altra conferma del calo dei reati dai dati del ministero dell’Interno riguardanti i delitti denunciati nel primo semestre 2009: meno 6% (provincia di Rimini meno 6,8%).

Cattolica: quartiere per quartiere
Ritorniamo al sondaggio dell’Arcobaleno per vedere la situazione quartiere per quartiere.
1) “A Cattolica ti preoccupa il problema della sicurezza?”
Centro città: Sì 67% No 30%
Zona Mare: Sì 66% No 30%
Zona porto: Sì 66% No 25%
Violina: Sì 65% No 27%
Casette: Sì 75% No 21%
Macanno: Sì 69% No 25%
Ventena: Sì 71% No 23%
Torconca: Sì 64% No 30%
In sintesi: una larga maggioranza dei cattolichini avverte uno stato d’insicurezza diffuso su tutto il territorio comunale.

2) “Pensi che il tuo quartiere sia sicuro?”
Centro città: Sì 55% No 40%
Zona Mare: Sì 46% No 46%
Zona porto: Sì 51% No 38%
Violina: Sì 41% No 53%
Casette: Sì 48% No 48%
Macanno: Sì 46% No 45%
Ventena: Sì 44% No 48%
Torconca: Sì 53% No 39%

Interessante è l’indicazione che viene fuori dai dati dei singoli quartieri. Il problema sicurezza è più avvertito alle Casette e Ventena (NO: 48%), quartieri praticamente che vivono su una strada di grande traffico. Balza agli occhi in negativo la Violina (NO: 53%). Effetto quartiere di confine.

Il sondaggio nazionale
Il sondaggio dell’Arcobaleno trova piena conferma in studi e sondaggi a livello nazionale. In particolar modo sul divario che c’è tra la percezione di insicurezza in generale che poi cala bruscamente quando il giudizio scende più localmente. Insomma: più sei vicino ad una situazione, la conosci e sei informato, e meno sei spaventato.
Una recente ricerca Demos & Pi per la Fondazione Unipolis (sondaggio svolto da Demetra – prima decade di novembre 2009), il quotidiano la Repubblica l’ha sintetizzata con questo titolo: “L’Italia e la criminalità mediatica, più si guardano i tg, più cresce la paura”. Questo l’incipit di Vladimiro Polchi, il giornalista: “L’ondata di paura è ormai alle spalle. La piena del 2007 pare passata: per il secondo anno consecutivo cala l’allarme per la criminalità”. Ovviamente parliamo di criminalità comune, perché “quasi due persone su tre (64%) considerano più preoccupante la criminalità organizzata (le mafie)”.
Percezione della criminalità in Italia – Domanda: “Secondo lei c’è maggiore o minore criminalità rispetto a 5 anni fa?”. Maggiore: 76,7 (novembre 2009) rispetto l’81,6 del novembre 2008. Pertanto un calo significativo.

Percezione della criminalità nella zona di residenza – Domanda: “Nella zona in cui vive, secondo lei c’è maggiore o minore criminalità rispetto a 5 anni fa?”. Maggiore: 37,2 (novembre 2009) rispetto al 39,8 del novembre 2008. Anche qui un calo. Ma quello che balza all’occhio (e che deve fare riflettere seriamente!), è lo scarto di oltre la metà tra il grado di insicurezza percepito per l’Italia in generale (76,7) e quello locale nella zona in cui si vive (37,2). In pratica vengono confermati i dati del sondaggio cattolichino.

La differenza dà l’esatta misura dello stato di ansia e paura creato dai media, in particolare dalla televisione che si avvale anche dell’effetto emotivo delle immagini. Speculazione politica…. paure telecomandate. Le persone più spaventate sono quelle più esposte alla televisione, indipendentemente dal luogo in cui vivono.
Lo studio rileva anche dati importanti riguardo gli atteggiamenti verso l’immigrazione. Domanda: “Gli immigrati sono un pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone?” – Sì: 37,4 (nov. 2009), 36,2 (nov. 2008), 50,7 (nov. 2007). Anche qui un dato in calo. La spiegazione? Ci sono nuove paure: la crisi economica, la perdita del posto di lavoro, l’emergenza ambientale, ecc.

Reati e immigrazione
Il questionario dell’Arcobaleno prevedeva la possibilità di annotazioni libere. Sul problema Sicurezza-Forze dell’ordine-immigrati si sono sbizzarriti con ben 210 osservazioni. L’anonimato ha dato sfogo anche agli istinti più inconfessabili con affermazioni, soprattutto verso gli immigrati, di forte razzismo. Una consistente minoranza di cattolichini mal sopporto l’immigrato, il quale viene additato come portatore di criminalità. Questo giudizio razzista accomuna anche cittadini italiani provenienti da regioni meridionali: napoletani per esempio.
Il sondaggio cattolichino muove molte critiche anche alle forze dell’ordine, vigili compresi, “perché non si vedono fisicamente presenti sul territorio, in modo particolare nei quartieri”. La sindrome dell’accerchiamento è prevalentemente percepito in seguito ad una pericolosa propaganda contro lo straniero; questa mina alla base l’integrazione e il vivere civile perché alimenta la diffidenza e la paura.

Per tutti.

Ovviamente la legge deve essere uguale per tutti: sfigati e potenti compresi…

di Enzo Cecchini

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