– Lo scorso 26 giugno non faceva affatto caldo e il ring allestito in Piazza Mazzini, bellissima, a San Clemente temeva di rimanere solo coi suoi pugili. Sapete com’è quella storia del “Nemo propheta in Patria” e la Pugilistica Valconca per la prima volta incrociava i guantoni a San Clemente, ospitando una rappresentativa della Slovacchia. Invece, i suoi ragazzi non sono rimasti soli. Anzi. Gli appassionati sono arrivati alla spicciolata e, poco alla volta hanno riempito la piazza. Le miss e le bandiere, gli inni e le urla dei maestri, e poi gli atleti, tutti giovani, tesi nei fisici scolpiti e nel volto. Ragazzi sostenuti da amici entusiasti, armati di odiose vuvuzela o di trombe da sparare a tutto volume quando il loro montante colpiva inesorabile un mento slovacco. Francesco Golfi, Guillame Stolfi, Ivan Stolfi, Mirko Del Tito, Jean Michael Giorgi ed i professionisti Francesco Basile e il “ToroDi Frontino” Mirco Larghetti hanno ben figurato con un pareggio e tutte vittorie. Si potrebbe quasi dire che Cannavaro & Co. sono vendicati: la Pugilistica, e la boxe, hanno trionfato. Il pugno terapeutico lo si impara, assieme al controllo ed al rispetto dell’ avversario, se si ha un buon maestro. E quanto si rispettassero quei ragazzi sul ring lo si notava alla fine di ogni match: un abbraccio di corpi sudati e la strana forma di affetto tipica di chi sa di appartenere ad una categoria speciale, che sfoga la sua rabbia senza odio, mettendosi in gioco in prima persona e senza prendere in giro nessuno. Chissà se, sotto il cielo stellato di piazza Mazzini, quei ragazzi, a loro volta involontari maestri, hanno insegnato qualcosa a chi li osservava. Correttezza e rispetto ad esempio, merce rarissima di questi tempi. Tutto questo si deve a Rico Maestri, insegnante di boxe e maestro di vita.
Claudio Casadei