[b]Tullio Becci è morto il 24 dicembre del 2004 per le conseguenze di un banale incidente stradale. Aveva 80 anni. Originario di Sestino (Arezzo), giunse a Morciano come operaio alla Ghigi. Per diletto cantava (faceva parte del Coro Città di Morciano), scriveva (pubblicato due libri). Persona buona, per molti anni per la Fiera di San Gregorio era solito regalare ai lettori della Piazza una delle sue poesie che raccontano la bellezza della natura con i colori del cuore: semplici, avvolgenti, dirompenti. Capisci che le devi stare dentro: è la nostra culla. Per onorare la figura di Tullio pubblichiamo una delle sue poesie per San Gregorio. Riproponiamo l’articolo con il quale Carla Chiara presentava il libro di Becci appena uscito nel febbraio 2004.[/b]
– I colori sono pastello, il tratto gentile. Un’attenzione genuina e rispettosa alla vita con parole per le storie, i sentimenti, le cose. Due “dee”: flora e fauna. Il ritmo interiore è offerto con semplicità affettuosa. Come a dire:- Non ho nulla da insegnare se non la bellezza dell’“accorgersi”.
L’invito è generoso: a non distrarsi, a rileggere quel che succede, perché ci sono particolari che sfuggono, o sembrano irrilevanti, e invece valgono la pena di essere sottolineati.
Pagina novantasei: “Le mani” – Pietra su pietra i versi “ri-costruiscono” le sette meraviglie del mondo antico come conforto e testimonianza dell’incessante lavorare dell’uomo.
Pagina ventotto: “Lo scricciolo” Malizioso e curioso nel suo coraggio di “volare alto”, più alto dell’aquila: in vedetta, acquattato sulla schiena dell’ardito rapace.
Pagina ventidue: il martello pneumatico e il Picchio! Una identica ostinazione sonora. Nella simile reciproca fatica sta l’orgoglio di iniziare tutto dalle fondamenta.Così, è abbastanza chiaro, che non avrà mai le ali chi dimentica le radici.
Le radici, per Tullio Becci, sono nella Madre Terra – violentata, prosciugata, certamente, ma che sa esprimere ancora tutta la sua solennità religiosa
Il passato porta al futuro: siamo in un laboratorio dove le generazioni, come i mesi dell’anno, possono e devono impegnarsi ad offrire autentici frutti di stagione. L’occhio, che sa vedere il quotidiano, avrà sempre l’orizzonte più vasto, nel quale, anziché perdersi, cercherà l’infinito del piccolo. Il libro ha il profumo d’inchiostro del quaderno di “bella copia” e in calligrafia…