– Di solito, quando il garbino ha finito di tormentare i romagnoli, il suo posto viene occupato dallo scirocco, e piove. Al garbino che soffiava sull’Italia da 17 anni, gran parte degli italiani, addormentati dalla televisione, si erano abituati. Ma tra maggio e giugno 2011 un vento nuovo si è fatto vivo, ed ha spiazzato tutti: nessuno, né a destra né a sinistra, se l’aspettava. Nessuno aveva previsto la rivolta delle donne, indignate dal bunga-bunga, e dei giovani di Internet, derubati del loro avvenire, e nuovi elettori.
Il garbino è finito, ma al suo posto non è subentrato lo scirocco. E’ arrivata la tramontana più furiosa, quella che i marinai chiamano “furiano”. Ha spazzato via le nuvole, ha piegato gli alberi, ha portato a riva i detriti sospinti in mare dai fiumi: tronchi d’albero e tanti rami secchi.
I rami secchi hanno un nome: si chiamano Popolo della libertà e Lega Nord. Dicevo un mese fa dei ministeri che la Lega vuole portare al Nord. A Pontida Bossi ha cominciato a raccogliere le firme, ed ha aggiunto molte altre condizioni e scadenze a Berlusconi. E’ evidente: la Lega vuole salvarsi dal naufragio del cosiddetto Popolo della libertà. Non vuole morire. Pazienza se è saltato in aria il progetto di estendersi all’Italia centrale. Nel Popolo della libertà non è cambiato niente. Berlusconi, seguito come sempre dai suoi lacché, ha nominato segretario Alfano, anche se la carica di segretario del Pdl non esiste: poco male, sarà creata in seguito. Ma non è cambiato niente. Comanda sempre lui, fuorché a Tremonti. Costui, che è il solo ministro italiano apprezzato all’estero, si rifiuta di rovinare il bilancio concedendo a Berlusconi e Bossi la riduzione delle imposte programmata per arrestare l’emorragia elettorale. Bossi l’ ha detto, a Pontida: oggi le elezioni le vincerebbe la sinistra.
Il governo vivacchierà ancora per un po’, ma la sua sorte è segnata. Metà degli elettori della Lega è andata a votare il giorno del referendum. A Milano, Pisapia ha ottenuto il 65 per cento dei consensi nell’elettorato compreso tra i 25 e i 34 anni, e il 53 per cento dei consensi nell’ elettorato compreso tra i 18 e i 24 anni.
Ora però occorre che Bersani, Vendola e Di Pietro tengano conto dell’unità elettorale che ha sconfitto Berlusconi e Bossi, e sappiano concordare un programma di rinascita dell’Italia. Non basta sconfiggere Pdl e Lega: occorre anche preparare l’alternativa.
E’ inutile, secondo chi scrive, pretendere che Fini si allei con la sinistra. Fini, che resta un uomo di destra, fa bene a dire di no. L’Italia ha lo stesso bisogno sia di una sinistra unita, sia di una destra democratica e non populista, qual è quella per la quale lavora Fini, che l’anno scorso, non dimentichiamolo, ha dato il primo colpo al berlusconismo. In ciò chi scrive non concorda con Bersani. Ma promette che per il numero di agosto della “Piazza” potrà dimostrare inconfutabilmente la validità del proprio assunto.
Per ora, limitiamoci e godere con il Benigni santoriano di Bologna, la gioia per la vittoriosa difesa dell’indipendenza della magistratura e della Costituzione repubblicana.
*Libero docente dell’università di Roma