SAN CLEMENTE
di Claudio Casadei
– Chi non conosce don Oreste Benzi? Un figlio di questa parte di Romagna che ha vissuto la sua missione di prete in maniera totale e coerente. Non amavo particolarmente quest’uomo, ma come non ammirare la sua forza di volontà e la sua pervicacia nel volere aiutare le pecorelle più bisognose di un gregge allo sbando? Se non lo avete mai fatto andate sul web e cercate le numerose ed ampie pagine in cui la sua vita viene descritta e come prima notizia scoprirete che don Oreste nasce a San Clemente il 7 settembre del 1925 da una famiglia numerosa e povera. A dodici anni entra in seminario a Urbino per poi passare a quello di Rimini. Ordinato sacerdote il 29 giugno 1949. Il 5 luglio dello stesso anno viene nominato cappellano della parrocchia di San Nicolò a Rimini. Nel 1950 diventa insegnante e vice-assistente della Gioventù Italiana di Azione Cattolica di Rimini. E’ in questo periodo che nasce in lui la convinzione della necessità di una maggiore presenza della chiesa fra i giovani e gli adolescenti. Con loro e per loro si inventa iniziative allora all’avanguardia e la costruzione della casa alpina ad Alba Di Canazei tra il 1958 e il 1961.
Nel 1953 divenne direttore spirituale nel seminario di Rimini per i giovani (compito assolto fino al 1969) ed insegnò religione alla scuola agraria di Rimini. Dal 1959, insegna al Liceo ”Giulio Cesare” di Rimini, poi allo Scientifico “Alessandro Serpieri” di Rimini, ed infine nel 1969 al Liceo Scientifico “Alessandro Volta” di Riccione e dal 1956 in poi, gestisce nella Diocesi di Rimini l’ufficio Pre-ju attraverso il quale sacerdoti e giovani delegati animavano attività nelle parrocchie e nella casa alpina. Nel 1968, con un gruppo di giovani e con alcuni altri sacerdoti la nascita dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Nel 1972 l’apertura della prima casa famiglia a Coriano, primo cardine di una associazione che in trent’anni si diffonde in più di venti paesi nel mondo seguendo i suoi principi: condividere la vita degli ultimi!
Don Oreste Benzi muore il 2 novembre 2007. La sua eredità è l’attenzione alle più svariate forme di povertà ed emarginazione: tossicodipendenza, sfruttamento della prostituzione, accoglienza di minori, disabilità, aborto, emarginazione delle classi sociali più deboli. Lascia un immenso patrimonio fatto di testi, lettere, pubblicazioni, video di incontri pubblici e puntate televisive, dove portò le sue battaglie in difesa dei poveri, della vita e, spesso, contro i potenti. Un veloce excursus per raccontare una vita importante spesa per il prossimo.
Che fare per ricordarlo adeguatamente? Basta una targa su una indefinita piazza nel capoluogo? C’è nelle proprietà dell’Ente Morale Del Bianco sui terreni di Sant’Andrea in Casale la casa dove lui nacque, un edificio malmesso e nascosto. L’idea sarebbe di trasformarla in un museo principalmente suo, un luogo dove si possano ricordare le sue origini, la povertà, la famiglia numerosa e la storia della sua vita vissuta coerentemente. Coi tempi che corrono sarebbe una scelta coraggiosa, ma è anche di coraggio che questi tempi necessitano.