FAMIGLIA
– Gabriele Bartolucci convive da una decina d’anni. Ha due figli, una bambina (A. N.) e un bambino (A.). La relazione finisce. Dalla sera alla mattina si trova fuori di casa e spaesato. Siamo nel 2007. Torna dai genitori. Nei primi tre mesi riesce a vedere la prole solo alla scuola materna e all’asilo nido. Non poteva tenerli con sé. Dopo, può trascorrere insieme un fine settimana sì ed uno no. Dal 9 maggio del 2008, i piccoli stanno con lui.
A Cattolica, un babbo non vede i figli da 8 mesi. La moglie ha fatto armi e bagagli ed ha raggiunto il nuovo compagno al Nord. Oggi, dopo essersi fatto centinaia di chilometri, il cattolichino sta coi figli un’ora ogni due settimane.
Dice Bartolucci: “Sono una mosca bianca ad avere i figli con me. In Emilia Romagna, i numeri dell’Istat [Istituto nazionale di statistica, ndr] afferma che l’83 per cento dei figli è in affidamento condiviso; cioè devono frequentare tanto il babbo, tanto la mamma. In teoria, non ci dovrebbe essere neppure il cosiddetto assegno di mantenimento. La realtà invece è un po’ diversa”.
Nel 2008, Bartolucci è uno dei fondatori nella provincia di Rimini di “Genitori sottratti”, l’associazione si batte per la bigenitorialità e la tutela dei minori nella separazione. In Emilia Romagna conta un centinaio di iscritti; trenta nel Riminese (l’80 per cento composto da uomini e il 20 da donne).
“Non può essere solo l’assegno – continua il riccionese – il ruolo di uno dei due genitori. Spesso uno dei due viene ghettizzato, deve chiedere il permesso per vedere i figli. Ha strazianti sensi di colpa ed ha difficoltà a parlare del tema. Anche se la legge 54 del 2006, che va a modificare il diritto di famiglia, afferma che i rapporti sono equi e che non esistono genitori di serie A e genitori di serie B. Se la legge del 2006 fosse applicata correttamente i litigi non ci sarebbero. Litigare fa comodo ad una serie di interessi economici che girano attorno al triste mondo dei separati: gli avvocati, gli psicologi (consulenti tecnici di ufficio e di parte), i servizi sociali, perfino i tribunali hanno dei benefici.
In media una separazione giudiziale dura una decina d’anni, tre quella consensuale. Nel 2008 nella provincia di Rimini si sono consumati 600 divorzi”.
In Italia, le associazioni che si battono per la bigenitorialità sono un centinaio. Bartolucci ha raccontato il suo caso e la sua associazione alla “Vita in diretta” condotta da Sposini nel febbraio del 2009.
“Quando un genitore arriva nella nostra associazione – argomenta Bartolucci – vuol dire che tutto il resto ha fallito. Noi cerchiamo di restituirgli la dignità. Abbiamo un team di avvocati, di psicologi specializzati in mediazione familiare e età evolutiva. Mettiamo in relazione i genitori vittime tra loro affinché si possano scambiare le esperienze”.
Ma l’anello debole del conflitto, il bambino, come vive la separazione? Bartolucci: “Non riescono a capire e ci sono effetti diversi in base all’età. Le giravolte attorno gli creano confusione. Caratterialmente rispetto ai coetanei sono più fragili; in età avanzata cadono più facilmente nel bullismo, nell’eccesso di alcool. I più piccoli fanno la pipì a letto; hanno crisi asmatiche, mai di pancia, mal di testa”.
I NUMERI
Asl, segue 3.340 minori
– L’Azienda sanitaria locale segue 3.340 minori che soffrono di disagi familiari (mentale, economico, da divorzio). Nel 2008, la Caritas serve un centinaio di pasti giornalieri a genitori “impoveriti” dalla separazione.
Un bambino tolto alla famiglia e posto in una struttura protetta costa allo Stato tra i 150-200 euro al giorno.