SUGGERIMENTI
– Molti possiedono uno “sfigmomanometro”, cioè un apparecchio per misurare la pressione arteriosa. Il marchio della Comunità Europea (CE) certifica il corretto funzionamento degli apparecchi elettronici oggi in commercio. Certo volendo acquistarlo è bene prediligere quelli a braccio, poiché quelli a polso, più comodi e piccoli, sono più imprecisi per la vicinanza della struttura ossea all’arteria radiale.
Ma possedere uno sfigmomanometro non basta. E’ necessario saper valutare i numeri che l’apparecchio ci fornisce e non trasformare una utile informazione in una sorgente di allarme, di preoccupazione e di stress.
La pressione arteriosa non è sempre uguale nel tempo. Come la frequenza cardiaca, anche la pressione si modifica in particolari circostanze: l’attività fisica, il dolore, lo stress emotivo, come la paura, la rabbia, possono determinare aumenti della pressione che possono essere anche rilevanti in rapporto alla entità dello stimolo e alla reattività del singolo individuo. Questo è il motivo per cui mediamente la pressione misurata in ambulatorio dal medico è più alta di quella misurata a casa (ipertensione “da camice bianco”), tanto che anche i valori di riferimento considerati normali sono diversi: inferiore a 140/90 millimetri di mercurio in ambulatorio, inferiore a 135/85 millimetri di mercurio a casa.
Si deve tener conto anche di stimoli di altro genere, quali aver fumato o aver bevuto un caffè nelle 2 ore precedenti la misurazione, aver riposato in modo insufficiente durante la notte, aver ingerito alcolici più del solito nel giorno precedente. Tutte queste condizioni rappresentano un deterrente a misurare la pressione, perché trovarla alta in queste circostanze è “normale” e non aiuta a chiarire il proprio “equilibrio pressorio”.
Alcune opinioni sulla pressione arteriosa, pur molto diffuse, non sono corrette. Mentre la pressione bassa può determinare giramento di testa e fiacca fino a veri e propri svenimenti, la pressione alta non provoca sintomi.
Proprio così; alcuni disturbi (cefalea, epistassi, vertigini…), in realtà, si associano spesso a valori di pressione elevati, ma, contrariamente alla opinione comune, la pressione alta è l’effetto e non la causa del disturbo. Per questo ogni provvedimento deve proporsi di risolvere il disturbo, non di abbassare la pressione che spesso rappresenta solo una reazione di paura o di allerta: quando ci sono questi tipi di disturbo, misurare la pressione può accentuare la preoccupazione e ancora una volta non aiuta a definire il proprio “equilibrio pressorio”.
Quindi quando misurare la pressione?
In pieno benessere sia fisico che psichico.
Come misurare la pressione?
Comodamente seduti, si posiziona il bracciale e si aspettano 5 minuti in relax, quindi si eseguono 3 misurazioni a breve distanza di tempo (ogni minuto circa) e si considerano i valori più bassi di “sistolica” e “diastolica”. Questi vanno infine trascritti su un diario. La media dei valori ottenuti nell’arco di alcune settimane rappresenta il valore della pressione arteriosa media.
Perché è importante il valore medio della pressione arteriosa?
Proprio perché i valori possono “normalmente” variare, e non è detto che ci si debba preoccupare se una misurazione risulta “stranamente” più alta del solito. La pressione arteriosa danneggia le arterie nel corso degli anni, favorendo l’aterosclerosi e riducendone la resistenza delle pareti. Semplificando, se una persona è sana, quindi anche le arterie sono sane, può senza problemi sopportare anche pressioni elevate, purché transitoriamente. Se vi è una malattia d’organo e le arterie non sono sane, allora anche pressioni poco elevate possono produrre un danno acuto, per capirci, anche i piccoli stress della vita quotidiana.
Se quindi occasionalmente la pressione arteriosa risulta elevata, consultate pure il vostro medico, ma è bene ricordare che ogni intervento orientato a ridurre rapidamente la pressione arteriosa è più dannoso del “fermarsi un momento e rilassarsi un po’”.
Naturalmente se il valore medio della pressione arteriosa è sopra i valori normali, sono importanti stile di vita e medicine: queste permetteranno alle nostre arterie di invecchiare molto più lentamente. Rimedi per non invecchiare ancora non esistono.
Dottor Luigi Rusconi
Associazione Amici del Cuore
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Via F.lli Cervi, 48 – 47838 Riccione
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Polipillola: salverà l’uomo dalle malattie cardiache?
Tale trattamento presenta vari aspetti interessanti. Innanzitutto la semplicità di somministrazione e quindi una maggiore potenziale aderenza e continuità nel tempo. Inoltre è poco costoso e quindi fruibile da parte anche delle popolazioni meno ricche, aspetto non trascurabile in tempi di risorse limitate
LA RIFLESSIONE
– Polipillola: salverà l’uomo dalle malattie cardiache? Nel 2009 questa domanda viene posta in un articolo della prestigiosa rivista medica inglese “The Lancet”, dopo la pubblicazione nello stesso numero dello studio TIPS (The Indian Polycap Study) da parte del maggior esperto di tale argomento, il dottor Salim Yusuf.
L’idea di partenza, nata in Inghilterra nel 2003, è semplice: riunire in una unica pillola più componenti attivi sui principali fattori di rischio cardio-vascolari in modo da ridurre la mortalità dovuta a infarto miocardico e ictus cerebrale ben oltre la percentuale ottenuta negli studi precedenti. In teoria tale percentuale potrebbe arrivare all’80%.
La polipillola contiene tre farmaci antipertensivi a bassa dose, un diuretico tiazidico, un betabloccante come atenololo, un ace-inibitore come enalapril, combinati con la simvastatina , che riduce il colesterolo nel sangue, l’aspirina a bassa dose per migliorare la circolazione sanguigna e l’acido folico per ridurre l’omocisteina nel sangue, altro noto fattore di rischio.
Tale trattamento presenta vari aspetti interessanti. Innanzitutto la semplicità di somministrazione e quindi una maggiore potenziale aderenza e continuità nel tempo. Inoltre è poco costoso e quindi fruibile da parte anche delle popolazioni meno ricche, aspetto non trascurabile in tempi di risorse limitate.
Gli effetti collaterali della polipillola sono risultati limitati, circa il 10-15% dei soggetti, percentuale non dissimile da quella dei singoli componenti.
La popolazione trattata è quella adulta sopra i 55 anni di età che mediamente presenta un livello elevato di rischio cardio-vascolare globale, indipendentemente dal singolo individuo. Lo scopo è quello di ridurre il rischio nella popolazione generale per ridurre la mortalità globale.
Naturalmente esistono anche aspetti controversi. La polipillola potrebbe diventare la panacea universale diminuendo l’attenzione al rispetto dei cardini dello stile di vita sano, la dieta e l’attività fisica. D’altra parte non sempre nella pratica quotidiana questi obiettivi sono sempre perseguibili dalla maggioranza della popolazione.
Inoltre alcuni critici della polipillola asseriscono che lo stesso risultato potrebbe essere raggiunto con il consumo di una mistura di diversi tipi di cibo (polymeal al posto di polypill): è noto che la dieta mediterranea e il vino rosso hanno effetti benefici simili a quelli della polipillola.
A questo punto la quadratura del cerchio potrebbe essere questa, ribaltando il problema. Modificare lo stile di vita incrementando l’attività fisica aerobica quotidiana e seguire la dieta mediterranea ricca di verdure frutta pesce e pasta come caposaldo della prevenzione delle malattie cardio-vascolari, senza ricorrere al “pillolone” o al” beverone” come piace agli anglosassoni (e meno a noi…)
Dottor Eugenio Fantini
Associazione Amici del Cuore
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