Credo che, anche in fase di ormai prossimo bilancio della stagione 2012, non si possa evitare quello che, a detta degli analisti più attenti, risulta essere il problema strutturale inaggirabile del comparto turistico locale: come garantire quella riqualificazione diffusa e quell’ammodernamento dei servizi che è la chiave per reggere sul medio e lungo periodo una concorrenza internazionale aggressiva per capacità di attrarre grandi investitori? Non è una domanda generica. L’andamento dei flussi turistici dimostra come reggano meglio l’urto della crisi le località capaci di presentare un’offerta territoriale alta e innovativa. Con ogni evidenza, il mercato non premia chi abbassa la qualità. Ma riorganizzare un sistema fortunato ma complesso come il nostro significa potere disporre di consistenti capitali. Lo abbiamo in parte visto negli ultimi 15 anni con l’azzeccato processo di destagionalizzazione realizzato grazie a iniezioni di risorse pubbliche, in collaborazione con la Camera di Commercio. Ma non possiamo far finta di raccontarcela all’infinito: quel modello da qui ai prossimi 10 anni non sarà più applicabile, almeno con la stessa forza, stante il progressivo esaurimento delle finanze pubbliche, sia nazionali che locali. Tutto ciò ci coglie a metà del guado: abbiamo rinnovato alcune dotazioni infrastrutturali ma il processo non è completato, restando aperte almeno quattro questioni prioritarie: 1) la qualità del mare; 2) la riqualificazione del waterfront sull’intera asta costiera; 3) l’accessibilità al territorio, compreso il supporto a strutture indispensabili all’internalizzazione quali l’aeroporto; 4) l’ammodernamento del comparto ricettivo, oggi stretto tra il problema delle strutture in affitto e l’acclarata marginalizzazione della parte più debole di esso, di fatto ‘fuori mercato’ e dunque potenziale preda di gestioni disinvolte e se non del tutto fuorilegge.
Tenendo per buono l’anno 2027, termine temporale posto dall’unica pianificazione strategica oggi attiva in provincia di Rimini, potremmo sintetizzare così: abbiamo davanti 15 anni per fare il salto di qualità o restare al palo, consci che almeno i prossimi 5 saranno flagellati da una progressiva diminuzione della capacità di spesa degli italiani con conseguente drastico calo di fatturati e redditività dell’industria turistica, avendo però ben chiaro che ammodernare il modello secondo le quattro esigenze sopra riportate abbisogna di risorse economiche non inferiori a 500 milioni di euro. Cifre oggi indisponibili per qualunque amministrazione, probabilmente indisponibili anche negli anni allegri dell’aumento esponenziale del debito pubblico. Rimane però il problema: l’area riminese può permettersi di fare a meno di radicali interventi di riqualificazione, pensando di mantenere la leadership turistica all’infinito e per grazia ricevuta? Non credo, non è realistico. Il problema finanziario è quello principale, non possiamo legare le nostre speranze e le nostre riflessioni al successo o meno di questo o quell’evento o a una campagna promozionale più o meno azzeccata.
E non possiamo sperare che le cose questa volta si risolvano attingendo alle pubbliche finanze: occorre anche qui abbattere consuetudini, abitudini, pigrizie, di fatto rese impossibili dalla crisi. Cosa potrebbe fare un Governo lungimirante? Cinque cose: intervenire sull’Iva turistica equiparandola a quella più bassa dei Paesi concorrenti; pressare l’Unione Europea affinché il Turismo entri tra le 11 priorità d’intervento e dunque di finanziamento; sdemanializzare a favore dei Comuni e a prezzi ragionevoli aree strategiche per programmi di riqualificazione strategica in zona turistica; evitare- per distrazione o ignavia o dolo- confusioni normative come quella rimarcata in queste ore che rende incerte le entrate mirate dei Comuni attraverso l’imposta di soggiorno; chiarire in tempi celeri le modalità di svolgimento dei bandi per l’assegnazione del demanio marittimo, compresa la definizione dei soggetti a cui andranno i canoni d’affitto. Cosa si può fare in ambito regionale e locale?
Prendere in mano, anche in considerazione dell’impossibilità stante crisi economica di proseguire con azioni sul modello Legge regionale 40, il tema della riqualificazione alberghiera, a partire dalle decine di strutture nei fatti fuori mercato; responsabilizzare il sistema anche in relazione al reperimento di risorse ‘di scopo’ che, al di là dei pasticci romani, possono e devono avere una funzione precisa e dunque non meritevoli di aggiramenti e/o furbizie; considerare il rapporto con il privato una leva fondamentale, se trasparente e allargato, per interventi in zona turistica, giudicando nel merito l’interesse pubblico degli stessi e non per malintesa ideologia.
Infine una considerazione marginale: quello che verrà approvato a fine anno sarà l’ultimo bilancio dell’agenzia provinciale di marketing territoriale, causa riordino istituzionale con conseguente declassamento funzionale delle Province, enti di secondo grado. Pur secondario, pur di inferiore portata rispetto ai problemi già citati, i grandi eventi dal 2014 in poi come verranno sostenuti economicamente?