• Chi siamo
  • Redazione
  • Collabora con noi
  • Pubblicità
  • Contatti
MENSILE DI POLITICA ECONOMIA CULTURA SPORT E COSTUME DELLE PROVINCE DI RIMINI E PESARO - TEL. 0541-611070
giovedì, Aprile 24, 2025
27 °c
Rimini
27 ° Mar
27 ° Mer
  • Login
 
La Piazza | Notizie, Politica, Economia, Cultura e Società dalla Provincia di Rimini e Pesaro-Urbino
 
  • Politica
  • Economia
  • Ambiente
  • Cultura
  • Sport
  • Turismo
  • Eventi
  • Rubriche
    • CRONACA
    • DALLA NOSTRA TERRA
    • LA BUONA TAVOLA
    • L’OPINIONE
    • L’ALTRA PAGINA
    • VARIE
    • SPIEGA L’ESPERTO
  • Inchieste
No Result
View All Result
  • Politica
  • Economia
  • Ambiente
  • Cultura
  • Sport
  • Turismo
  • Eventi
  • Rubriche
    • CRONACA
    • DALLA NOSTRA TERRA
    • LA BUONA TAVOLA
    • L’OPINIONE
    • L’ALTRA PAGINA
    • VARIE
    • SPIEGA L’ESPERTO
  • Inchieste
No Result
View All Result
La Piazza | Notizie, Politica, Economia, Cultura e Società dalla Provincia di Rimini e Pesaro-Urbino
Home Economia

Marco Panara per il quarto appuntamento con il ciclo “Le Grandi Interviste della Piazza”

Redazione di Redazione
29 Settembre 2022
in Economia
Tempo di lettura : 5 minuti necessari
A A

“Le Grandi Interviste della Piazza” è un’iniziativa della Piazza partita il 22 aprile scorso e prevede la pubblicazione di interviste a personaggi noti dell’economia e della società realizzate negli anni passati, giacenti nei cassetti della redazione, mai pubblicate sull’edizione cartacea, e che ora riprendono vita sull’edizione on line per ottenerne la massima diffusione possibile con la comodità di averle sempre disponibili sulla Piazza online oppure salvarle in Pdf. Lette (e rilette) a distanza di molti anni appaiono disarmanti, seppur con leggerezza, per la loro attualità. Insomma il tempo passa eppure le questioni di fondo si contano sulle dita di una mano. Qui di seguito un breve riepilogo delle tre “puntate” precedenti. Buona lettura e felice domenica. Lettere e commenti a: redazione@lapiazzarimini.it

Grande Intervista a Tito Boeri VAI ALL’INTERVISTA

Grande Intervista a Nicola Di Bari VAI ALL’INTERVISTA

Grande Intervista a Kary Mullis VAI ALL’INTERVISTA

INTERVISTA A MARCO PANARA

Quale futuro per le piccole e medie imprese?

“Tempi duri. Nel senso che l’economia mondiale va verso un periodo difficile. E anche la nostra pagherà un prezzo. Essendo flessibile, con una catena più corta soffriamo e forse soffriremo meno di altre economie”.

Marco Panara, giornalista.

“Quello che devono fare sempre, non solo oggi o domani: lavorare molto sui prodotti, sulla tecnologia, sulle novità. Negli ultimi decenni hanno vinto i prodotti italiani che hanno cambiato i nostri comuni comportamenti. E sono proprio questi manufatti che hanno un vantaggio competitivo. Le imprese hanno bisogno di razionalizzazione, contenimento dei costi e l’esigenza di lavorare insieme. La crescita non può essere solo naturale, ma va fatta sotto forma di aggregazione delle piccole e medie imprese per avere la forza di investire, fare ricerca e internazionalizzarsi. Un fatto importante è che nuovi mercati si affacciano ogni giorno, ogni ora. Se i mercati classici non vanno abbandonati, chi aggancia i nuovi può farcela. Penso al Vietnam, al Marocco, all’Africa, all’Asia: aree geografiche possono dare molte soddisfazioni. Per i piccoli è difficile andare lontano, invece è un’esigenza fondamentale che si può fare attraverso azioni coordinate”.

Il made in Italy ha perso smalto e quote di mercato, perché?

“In realtà la perdita di smalto è un po’ ciclica. Abbiamo avuto un grande splendore nel design e nella moda. Un periodo gloriosissimo negli anni Sessanta grazie ad una combinazione di design e di imprenditori che hanno avuto il coraggio di star loro dietro. Di ascoltarli. Questo ciclo è un po’ cambiato. Oggi, si va più sul sicuro. Si dà spazio ad una progettualità che affina a discapito della creatività, dell’osare: e questo è un limite. Rappresenta una perdita di giovinezza e freschezza, anche se abbiamo ancora capacità artigianali forti. Uniche. In questo settore parecchie cose si producono ancora in Italia, dove c’è una capacità di fare alta e di livello sopraffino che non ha riscontro da nessun’altra parte nel mondo. Credo che negli ultimi due anni ci sia stata una riscossa, con un successo delle esportazioni molto vistoso. Abbiamo superato la Francia ed il Regno Unito di 50 miliardi di euro. Abbiamo avuto anche la capacità di allargare i nostri settori. Non più solo design, ma anche meccanica. Naturalmente la strada è sempre lunga; la competizione è sempre accesa. La qualità del passato non basta, ci vuole sempre uno sforzo ulteriore”.

Che cosa deve chiedere l’imprenditore allo Stato?

“Ognuno deve fare la sua parte. Lo Stato non deve fare l’imprenditore. Ma è l’imprenditore che deve attrarre e organizzare i talenti, accentuare la produttività, tentare nuovi mercati. Deve lavorare, ed è difficile, per risultati crescenti e perduranti, soprattutto se è un accentratore. Il fare impresa richiede molte competenze: finanziarie, di marketing, produttive, tecniche. Insomma, richiede un tasso di managerialità alta. L’imprenditore deve avere la capacità di parlare e organizzare i vari soggetti che hanno ruoli altrettanti importanti rispetto al suo. E’ chiamato a creare un ambiente favorevole allo sviluppo e deve avere la forza di sapersi relazionare con le competenze, con la scuola, con l’Università, i centri di ricerca. Lo Stato da parte sua deve pensare alle infrastrutture, alla giustizia, ai fattori di sicurezza, alla legalità commerciale, combattere la corruzione. Che sono poi altrettanti fattori di crescita. Uno Stato lento e complicato rende difficile penetrare i mercati. Le istituzioni dovrebbero avere una tempistica corta. Lo Stato ha un ruolo importantissimo: però non basta il pubblico da solo e non basta il privato da solo. Direi che tutto questo una parte dell’impresa lo fa. Ed una parte, seppur più piccola, dello Stato pure, anche se è rimasto più indietro sull’efficienza, sulla trasparenza. Gli imprenditori sono chiamati ad utilizzare le opportunità offerte dalla tecnologia per accrescere la capacità produttiva, ma rispetto alle nazioni più avanzate scontiamo delle arretratezze. Su questo, va detto, il pubblico ed il privato sono insieme. Un altro punto di fragilità verso le imprese sono i servizi: poco efficienti e molto costosi. Ci vorrebbe un veloce processo di liberalizzazione. Sarebbe una componente importante per la riqualificazione a vantaggio delle imprese e delle persone. Una cultura di servizio non proprio fortissima”.

Quali sono i difetti della nostra classe imprenditoriale?

“La lentezza nell’adeguarsi ad un sistema aperto, la voglia di innovare e di misurarsi. Specularmente l’assenza di queste caratteristiche, ha fatto loro preferire di appoggiarsi a sistemi protetti, collusi. Hanno difficoltà a gestire processi di allargamento, con tecnologia alta. Hanno intuizione, hanno inventiva, ma fanno fatica a fare sistema con sistemi più complessi, che richiedono organizzazione e capacità di regia. Hanno difficoltà ad interagire con il sistema della ricerca; sono chiusi nel loro mondo culturale e fanno fatica a dialogare. Hanno difficoltà concettuali. I risultati raggiunti li impigriscono, non osano sfidare e cercare di fare il salto dimensionale. E’ un imprenditore che accetta quanto ha fatto senza sentire il bisogno di andare oltre. In Italia un altro passaggio stretto sono i cambi generazionali. Colui che ha creato fa fatica a dare credito e fiducia a chi lo dovrebbe sostituire. E’ un tasso di provincialismo che li espone a scelte sbagliate. La difficoltà ad interloquire non facilità impedisce il salto dimensionale”.

Ci sono dei modelli imprenditoriali da portare come esempio?

“Tanti. Grazie a Dio gli esempi non mancano.  E ci possiamo permettere di scegliere. Penso a Del Vecchio di Luxottica, Merloni dell’omonimo gruppo, Alessandri di Technogym, Bombassei della Brembo. Sono esempi importanti di aziende brillanti, capaci, vincenti che hanno avuto effetti anche sul resto del sistema. Hanno avuto la capacità di aprire gli occhi ad altri imprenditori”.

 Paura di Cina e India?

“Il ciclo di sviluppo per loro sta correndo come per noi negli anni Sessanta; siamo diventati forti a discapito di altri competitori. Oggi, tocca a noi essere sotto assedio. Le due nazioni hanno dalla loro la demografia. Però sono anche delle potenze straordinarie. L’azienda Italia deve essere dinamica, con la capacità di gestire i processi che ci colpiscono. Può approfittare della sua leadership in alcuni settori, valorizzando la propria crescita. Per farlo deve puntare sull’innovazione: per continuare a stare davanti. Negli anni ’80, il Giappone sembrava capace di occupare qualsiasi mercato; gli Usa hanno risposto con la tecnologia. Non vedo Cina e India come nemici; come fatto concettuale nessun popolo lo è. Con le sue caratteristiche l’Italia si può giocare le sue carte, ma non nel comparto del basso valore aggiunto. Non è quella la strada. Bisogna puntare sulle nicchie dove siamo guida. Non possiamo fornire infrastrutture come città e industrie chiavi in mano, come fanno tedeschi e giapponesi, ma possiamo continuare ad allargare i nostri spazi  che crescono perché l’economia cresce”.

In un contesto competitivo, come vede l’imprenditore italiano?

“Si è in un periodo grigio. Una parte dell’imprenditoria si è adattata al mercato domestico, che è quello medio-basso e utilizzava l’arma della svalutazione della lira come fattore competitivo. Queste aziende hanno avuto ritmi più lenti. Tuttavia negli anni, soprattutto con l’entrata in vigore dell’euro, una parte dell’impresa ha reagito positivamente e rapidamente. Una parte invece non ha fatto il cambio di passo perché i limiti dell’imprenditore-accentratore sono diventati i limiti dell’impresa. Quelle a rilento che hanno lasciato il campo nel 2007 sono state tantissime. Tante come non mai, ma rappresentavano  la marginalità, con poco valore aggiunto rispetto a nazioni con i costi della manodopera più bassi. Avevano anche un basso tasso di internazionalizzazione”.

Redazione Online
© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Articolo precedente

Elisabetta Canalis a Riminiwellness

Articolo seguente

VEGLIA DI PENTECOSTE

Redazione

Redazione

REDAZIONE LA PIAZZA

Articoli Collegati

Mirco Bastianelli
Economia

Pesaro. Ketobar, sbarco pesarese per Marco Bastianelli

21 Aprile 2025
Vignetta di Cecco
Economia

Economia. Quella diffusa sensazione di fragilità economica

20 Aprile 2025
Economia

Rimini FierA (Ieg), acquisita la brasiliana Fiera internazionale dell’Agroindustria Feed & Food

17 Aprile 2025
Gianluca Spadoni
Economia

Riccione. Gianluca Spadoni: “Dazi, più di un’a piccola impresa su due stima nel 15 per cento la perdita del fatturato”

17 Aprile 2025
Economia

Economia. Perché all’Europa conviene mostrarsi falco

16 Aprile 2025
Economia

Gabicce Maremonte, presentata l’immagine 2025 di Gabicce Maremonte, la Pocket Guide turistica e il sito www.gabiccemaremonte.com

9 Aprile 2025
Vignetta di Cecco
Economia

Legacoop Romagna: “L’Europa reagisca sulle multinazionali digitali”

8 Aprile 2025
Coriano. Colline riminesi con vigneti
Economia

Provincia di Rimini, l’agricoltura vale l’1,1 per cento della ricchezza prodotta con 2.290 imprese

3 Aprile 2025
Mostra più articoli
Articolo seguente

VEGLIA DI PENTECOSTE

IERI E OGGI SIGNORE DEGLI ANELLI

LIBRI E NATURA

BANCA DI RIMINI: UTILE 2011 + 9,42%

Please login to join discussion

Ricerca articoli e archivi

No Result
View All Result

Articoli

gruppo292.com

Articoli recenti

  • Misano Adriatico. Leurini, bella impresa alla Chianti Ultra Trail 23 Aprile 2025
  • Pesaro, 80 anni dalla Liberazione: tutti gli eventi 23 Aprile 2025
  • Pesaro. Infermieri, lauree in Comune 23 Aprile 2025
  • Misano Adriatico, Oktoberfest di primavera dal 30 aprile all’11 maggio 23 Aprile 2025
  • Riccione celebra Alessio il beato non beato 23 Aprile 2025
La Piazza | Notizie, Politica, Economia, Cultura e Società dalla Provincia di Rimini e Pesaro-Urbino

© 2025 .292-

La Piazza delle province di Rimini e Pesaro. Redazione : Piazza Gramsci, 34 - 47843 Misano Adriatico | p.iva 02540310402

  • Chi siamo
  • Redazione
  • Collabora con noi
  • Pubblicità
  • Contatti

Direttore Responsabile: Giovanni Cioria

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In
No Result
View All Result
  • Home
  • Politica
  • Economia
  • Cultura
  • Sport
  • Turismo
  • Eventi
  • Rubriche
    • Cronaca
    • Dalla nostra terra
    • La buona tavola
    • L’opinione
    • L’altra pagina
    • Spiega l’esperto
  • L’inchiesta
  • Redazione
  • Pubblicità
  • Contatti

© 2025 .292-