Una stima ancora provvisoria quella comunicata dalla Provincia di Rimini visto che le aziende non hanno potuto ancora quantificare nel dettaglio i rispettivi danni, un quinto di quelle totali (20 su 110 segnalazioni complessive). Un quadro più esaustivo sarà possibile solo al momento del risveglio vegetativo, quando cioè le piante manifesteranno o meno anche quei danni invisibili ad occhio nudo. Le segnalazioni dei danni sono al momento concentrate prevalentemente nella zona della Valconca (in particolare Mondaino, Montefiore, Saludecio) e, in misura minore, a Rimini ed in Valmarecchia (S.Arcangelo e Verucchio in particolare). Si tenta anche una stima di produzione attorno alla media decennale e sarebbe già un buon risultato: 2.000 ql di olio. “I danni possono essere suddivisi in tre grandi categorie” spiega l’assessore alle Attività Produttive della Provincia di Rimini, Juri Magrini – Nella prima si contano danni minimi: gemme, foglie e giovani rametti spezzati; nella seconda i danni diventano strutturali intaccando branche secondarie o primarie; nella terza i danni sono sostanziali, compromettendo le branche primarie e il tronco della pianta. Una variabile importante nella quantificazione del danno agli olivi è data dalla temperatura. Da questo punto di vista, durante il picco del maltempo, le temperature non sono comunque scese sotto i -10°. Questo significa che, perlomeno teoricamente, la maggior parte dei danni subiti non dovrebbero coinvolgere le strutture portanti delle piante, limitandosi ai soli rami, compromettendoli però per un periodo variabile da 1 a 2 anni. Questo non deve trarci però in inganno perché a temperature basse, seppur non sotto i 10 gradi, si sono associati venti fortissimi (vere e proprie tormente di ghiaccio) provenienti da nord est che hanno certamente accentuato gli effetti del gelo. In simili condizioni l’entità del danno sarebbe limitata alla mancata o ridotta produzione per la prossima campagna. Nel caso di aree dove le temperature sono scese al di sotto dei 10-12 gradi in certi casi la potatura dovrà essere più drastica, andando a tagliare in maniera decisa le parti che hanno subito il gelo. E’ probabile che gli impianti più giovani, con piante fino a tre/quattro anni di età, notoriamente più sensibili al freddo abbiano comunque subito danni rilevanti. Anche in questi casi l’entità del danno andrà verificata al risveglio vegetativo valutando la risposta della pianta”.