La dichiarazione appena giunta in redazione del presidente della provincia di Rimini, Stefano Vitali, e del sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, sulla calda giornata di ieri.
“Quello che si è consumato ieri sotto le volte del Palazzo dei Congressi di Rimini, segna un momento topico nella lunga vicenda del principale istituto bancario riminese e, molto probabilmente, dà il senso di una nuova storia che si vuole cominciare da subito nel rapporto tra economia e comunità di riferimento. Se l’approvazione pressoché all’unanimità dell’aumento di capitale chiude con la migliore delle soluzioni la grave crisi Carim apertasi nel settembre 2010, il modo in cui questa è arrivata apre davvero una stagione inaggirabile nel nome di una trasparenza e di un cambiamento richiesti, invocati, urlati, pretesi a gran voce con la forza del giusto. Il senso di responsabilità e l’attaccamento alle sorti del territorio, dimostrate dal tessuto economico e dai cosiddetti piccoli azionisti nel sostenere il grande, rimarchevole sforzo fatto dal management in 15 mesi davvero ‘in trincea’, non è infatti una cambiale in bianco ma una fiducia condizionata a un cambio di passo e di approccio. Basta con le chiusure, basta con l’opacità, basta con gli accordi presi nelle stanze di pochi; quello che con ragione viene chiesto ormai da anni alla politica, è ora rivolto all’istituto creditizio con le stesse parole, il medesimo vigore e in più un’enorme dose di orgoglioso attaccamento al proprio territorio. Per questo sarà impossibile che tutto torni come nella stagione precedente; qui non si tratta più di un gioco delle parti o di un minuetto per ottenere uno strapuntino, il protagonista nuovo è Rimini che impone di spalancare quelle finestre che, serrate, hanno prodotto un clima irrespirabile e pericoloso. Quanto di più lontano insomma dal ‘tutto è bene quel che finisce bene’.
Crediamo che il Presidente Pasquinelli- che ha dimostrato una pazienza e una capacità relazionale altissime nella fase più turbolenta della vicenda Carim, riuscendo a ricondurre nel porto di casa una barca che pareva destinata ad altri lidi- coglierà pienamente questa richiesta che viene dal tessuto economico e dalle migliaia di azionisti. Del resto, l’impegno e il sacrificio di questi- in primis economico- sostiene la sottoscrizione di un nuovo patto, fondato su un più rigoroso collegamento tra banca e territorio inteso come espressione collettiva e non di (piccola) parte, su una netta trasparenza incardinata su una rappresentanza più aperta. La chiave è stata senza dubbio quella di far leva sulla ‘riminesità’ della banca, che si sta traendo a riva proprio in virtù di un sano, vero, solido localismo. Sembra quasi che la salvezza sia nel ritorno a terra e nella terra, dopo anni di incontrollati voli in cieli finanziari che non erano nostri. Questo capitale- finanziario e etico- va adesso restituito, a cominciare dal problema dell’accesso al credito delle piccole e medie imprese riminesi. Un tessuto che non pretende niente di più di quello che dà, che non ambisce alla speculazione ma semmai a tenere botta e continuare a garantire sviluppo nei durissimi anni della crisi. E’ un tema che la ‘nuova’ Carim, alla luce di quanto accaduto ieri e nei mesi precedenti, deve assumere come priorità. Così come improcrastinabile è dare ruolo e voce a chi finora ne ha scarsamente avuto, vale a dire i piccoli azionisti , veri vincitori ieri e nipoti affettuosi di una zia Carim alla quale si chiedono di cambiare le abitudini per affrontare il futuro con un briciolo di speranza in più. Come Comune e Provincia di Rimini, sulla scorta di quanto portato avanti negli ultimi mesi in Fondazione, ci spenderemo nei prossimi mesi per una Cassa di Risparmio forte perché radicata, credibile perché trasparente, motivata perché rappresentata. Daremo tutto il nostro supporto al presidente Pasquinelli affinché il lavoro fatto sin qui non resti un’incompiuta o si ritorni a una restaurazione inaccettabile per un istituto bancario che, da ieri ancora di più, ha la sua chiara e indiscutibile ragione ‘sociale’ nel radicamento alle sorti collettive dell’area riminese”.