di ALBERTO BIONDI
La notizia è davvero sensazionale. Un po’ perché di mezzo c’è Leonardo da Vinci e, lo sappiamo, anche dopo cinquecento anni al più grande genio italiano non passa nemmeno per la testa di abbandonare i riflettori. Un po’ perché quando si parla di Gioconda ci si drizzano le orecchie e all’improvviso diventiamo tutti critici d’arte. Questa volta però c’è un motivo in più per restare di sasso: il paesaggio della Monna Lisa (i “tecnici” mi perdonino, in seguito correggerò il nome) si è scoperto essere uno spazio reale, e precisamente una veduta del Montefeltro, tra cui Pennabilli, la Valmarecchia e la Valle del Senatello. A fare la scoperta sono state Rosetta Borchia e Olivia Nesci, la prima pittrice e fotografa, la seconda geomorfologa e docente all’Università di Urbino.
Quattro anni di ricerche raccolti nel libro Codice P. Atlante illustrato del paesaggio della Gioconda che le autrici, dopo una prima presentazione a Pennabilli, porteranno a Parigi. Confrontando ingrandimenti del dipinto e foto del territorio, le due “cacciatrici di paesaggi” (come amano chiamarsi) hanno descritto il modo in cui Leonardo abbia utilizzato un codice articolato con il quale riuscisse a comprimere e ad espandere la morfologia del paesaggio reale. I risultati dimostrano, incredibilmente, come il paesaggio raffigurato corrisponda al nostro.
Le studiose ci spiegano come per entrare in quel paesaggio e identificarlo occorresse trovare la chiave con cui Leonardo lo aveva secretato. “Questa chiave si chiama compressione, una tecnica prospettica che coglie e sintetizza la bellezza”. Ciò che si ottiene è un nuovo paradigma del paesaggio, dal significato profondamente innovativo. Sfogliando il codice Arundel conservato alla Royal Library di Londra, le autrici hanno inoltre rinvenuto alcuni disegni preparatori mai fino ad oggi ricollegati alla Gioconda, disegni che possono essere datati 1502 (quando Leonardo era Sovrintendente alle fortificazioni militari in quei territori per conto di Cesare Borgia) o 1516 (in occasione di un viaggio lungo la via Ariminensis in compagnia di Giuliano de’ Medici e Papa Leone X). L’Atlante pubblicato è impreziosito da 164 tavole illustrate: foto aeree, immagini satellitari, panoramiche, schemi geomorfologici, nell’intento di confrontare il paesaggio di allora con quello di oggi.
Olivia Nesci e Rosetta Borchia già nel 2007 avevano rilevato come sette paesaggi del Montefeltro, nei dintorni di San Leo, fossero riconducibili a opere di Piero della Francesca. Segno, questo, che il Rinascimento italiano ha attinto largamente (grazie alla scoperta di sempre più numerosi artisti) dai territori di Rimini e dell’Urbinate.
Parallelamente a questi studi, nel 2009 lo storico Roberto Zapperi aveva ritrovato la vera identità della Gioconda e da questa scoperta è stato pubblicato un saggio nel 2012 dal titolo Monna Lisa addio. La vera storia della Gioconda. Leggendolo scopriamo che la donna ritratta, come confermano valide voci storiche e anche le nostre autrici, è Pacifica Brandani, una delle dame alla corte di Urbino e amante di Giuliano de’ Medici, morta dando alla luce il figlio avuto da quest’ultimo.
Il Comune di Pennabilli ha dichiarato che da questi studi è già nata l’idea di arricchire l’offerta turistica del nostro territorio con l’allestimento di “balconi” di osservazione per ammirare le vedute leonardiane. Il Sindaco di Pennabilli Lorenzo Valenti ha sottolineato: “per il nostro territorio è come vincere un biglietto della lotteria. Il turismo, in particolar modo quello internazionale, sarà attratto da questa grandiosa novità. (…) Aspettiamoci quindi un grande interesse per questa scoperta che dobbiamo coltivare e rilanciare”.
L’occasione è più che ghiotta per pubblicizzare le meraviglie paesaggistiche del nostro territorio e continuare ad offrire sempre più proposte per far crescere il turismo culturale.
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