L’ultimo incontro pubblico del 13 aprile scorso dell’Osservatorio contro le mafie con la presenza del magistrato Piergiorgio Morosini (intervento pubblicato in altra pagina della Piazza: “La criminalità e le amministrazioni locali”), ha avuto il merito di avere dato una bella accelerata nelle istituzioni del territorio provinciale e nell’opinione pubblica verso la inderogabilità di una lotta serrata alle mafie. Regione Emilia Romagna, Provincia di Rimini, Comune di Cattolica e Bellaria sono gli enti che hanno fatto da apripista al progetto, e oggi anche gli altri comuni, a partire da Rimini, stanno serrando le fila. La camorra se la stanno trovando sotto casa.
Nell’incontro il presidente della Provincia Stefano Vitali ha auspicato “una totale e ideale condivisione del territorio con le forze dell’ordine. Un territorio unito contro le mafie perché stanno approfittando della grave crisi economica”. Il vicesindaco di Cattolica Alessandro Bondi ha messo in tutti guardia perché “la mafia si evolve nel suo radicamento. Un Giano bifrontre che alla violenza unisce la faccia presentabile con giacca e cravatta per annidarsi nel tessuto economico”. Continuando nella riflessione Bondi ha detto che “la mafia ha un punto di forza e di debolezza: il denaro. Pertanto basta seguire i circuiti dove gira molto denaro per potere capire e colpire l’infiltrazione mafiosa. Sul nostro ricco territorio gira molto denaro. Ma lo Stato c’è ed è cresciuta la sensibilità tra i cittadini. Le vincenti operazioni delle forze dell’ordine lo testimoniano”.
Il prefetto di Rimini Claudio Palomba ha definito “parziale radicamento delle mafie sul nostro territorio non sottovalutando le forti infiltrazioni. Si salvano da noi, rispetto ad altri territori, le amministrazioni locali. Pertanto va aumentata la prevenzione per costruire gli anticorpi”. Tra le varie iniziative da prendere, il prefetto ribadisce quella di “aggredire i patrimoni e monitorare le presenze sospette”. L’iniziativa del 13 aprile vedeva appena una settimana prima l’operazione dei Ros contro il clan Vallefuoco con l’operazione Titano. Arresti, sequestro beni per 8 milioni di euro tra cui un ristorante a Verucchio. Prima ancora tra il 2011 e il 2012 altre operazioni e blitz, tra questi le indagini Re Nero e Vulcano. E anche qui arresti e sequestri di beni. Reati: associazione mafiosa, tentato sequestro di persona, estorsione, usura e altro a delinquere.
A poche settimane dal prossimo evento pubblico dell’Osservatorio (25 maggio), un’altra grande operazione dei carabinieri, il 29 aprile scorso, denominata Mirror. Tutti i quotidiani hanno dato grande risalto alla notizia e intitolando, grosso modo così: “Camorra in Riviera, venti arresti. Sequestrati il night club Lady Godiva di Rimini e La Perla di Riccione oltre a 40 conti correnti, 7 auto, 3 moto e 18 società per un totale di 5 milioni di euro”. Il commento delle forze di polizia e delle istituzioni ormai è diventato un ritornello: “Non siamo più al cospetto di semplici infiltrazioni, ma di fronte ad un radicamento nel territorio della malavita organizzata”.
Sottovalutazioni per anni (prevaleva l’idea che parlare del problema mafia si faceva dell’allarmismo e si dava una cattiva immagine della Riviera) hanno facilitato una connivenza ormai stabile e decisiva di soggetti locali (i cosiddetti colletti bianchi) che hanno consolidato il radicamento mafioso nel tessuto economico del Riminese. Oggi c’è una domanda, che solo a porla fa venire i brividi: quante sono le realtà imprenditoriali nel turismo, commercio, ecc. che sono in realtà di proprietà delle mafie occultate solo da prestanomi con finalità di riciclaggio di denaro sporco? Un’altra domanda inquietante che si fanno i giornali dopo l’operazione Mirror: “Ma quanti imprenditori della Riviera pagano il pizzo?”. Infatti anche l’ultima operazione Mirror ci fa assistere ad un film che stiamo rivedendo già troppe volte: associazione di stampo mafioso, prestanomi, estorsioni, violenza con pestaggi (anche a Cattolica in un bar di fronte a diverse persone), detenzione di armi, spaccio di droga, ecc.
Il ruolo dell’Osservatorio diventa così sempre più stimolo vitale organizzativo e di idee. Proprio il 22 aprile scorso nell’incontro del Comitato per l’ordine e la sicurezza con il vice-capo della Polizia e direttore della Polizia criminale Francesco Cirillo, convocato dal prefetto di Rimini Claudio Palomba, è stato deciso di mettere in campo un pool antimafie, un gruppo di lavoro interforze con magistrati della Procura di Rimini individuati come referenti. Chiesti anche rinforzi specializzati. L’importanza dell’Osservatorio è anche quella di attivare i comuni (più vicini e informati su quello che succede nei loro territori), mettere insieme le rispettive banche dati, sviluppare il ruolo delle Polizie municipali per un’azione di conoscenza delle persone e dei movimenti. In questa chiave tutta la macchina amministrativa degli enti locali deve fare una grande rivoluzione culturale e organizzativa per fronteggiare questo nuovo nemico. Una metastasi che può minare la nostra economia, la libera concorrenza, la storica natura democratica e legalitaria della nostra popolazione, la coesione sociale.
Il nostro territorio è ancora sostanzialmente immune da un morbo terribile che ha devastato altri territori d’Italia: l’infiltrazione mafiosa nella classe politica e nella macchina della burocrazia pubblica. E’ un passo che sicuramente sarà tentato dalle mafie, se non già addirittura in corso. Bisogna costruire da subito controlli, organizzazione, cultura e anticorpi. E’ proprio su questo aspetto che l’Osservatorio ha già programmato per giugno un altro incontro pubblico sui Piani anticorruzione, che vedranno presenti e protagonisti amministratori locali e funzionari.
La forza dell’Osservatorio sta nella perseveranza del presidente della Provincia Stefano Vitali (e suoi funzionari Fabbri, Astolfi, Berardi), dell’adesione e sostegno convinto del Prefetto di Rimini Claudio Palomba, del vicesindaco di Cattolica Alessandro Bondi, del sindaco di Bellaria Enzo Ceccarelli (e i suoi funzionari Cecchini e Ferrara), del contributo della Regione (Gian Guido Nobili), dell’associazione Avviso pubblico (Pierpaolo Romani). Attorno all’Osservatorio è cresciuta una vasta rete di adesioni: forze dell’ordine, enti locali, sindacati, associazioni di settore, scuole. Una buona strada.
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