di HOSSEIN FAYAZ
Nella piana del Conca (Montefiore Conca, Morciano di Romagna, San Clemente, San Giovanni in Marignano e Misano Adriatico), le amministrazioni comunali con il bene placido della Provincia, hanno permesso la costruzione di un immenso quartiere dormitorio senza le strutture necessarie per una città moderna. Nel 14° Report dell’Osservatorio Demografico provinciale, pubblicato il 30 maggio 2013, a cura dell’Ufficio Statistico della Provincia, si nota che nel decennio 2001 – 2011 il numero delle case costruite in tutta la Provincia è aumentato del 15% e la popolazione ha raggiunto 335.331 abitanti. Invece, nella Valconca aumento delle abitazioni è molto più consistente. A San Clemente le case sono cresciute del 106%, a Morciano di Romagna del 66%, a Monte Colombo del 51% e a Montefiore Conca del 40% in più. I Comuni di San Giovanni in Marignano e Verucchio sono gli unici tra i 27 Comuni della Provincia che non hanno fornito i dati completi alla Provincia.
In tutta la provincia per 135.710 famiglie, sono state costruite 164.195 case e appartamenti di cui 32.121 sono liberi o occasionalmente occupati dai non residenti. A Morciano c’erano 416 case libere. I cinque Comuni sopra citati hanno 36.846 (1 gennaio 2013) abitanti, mentre i residenti dei sette Comuni dell’Unione Valconca (Gemmano, Mondaino, Montefiore Conca, Montegridolfo, Montescudo, Morciano di Romagna e San Clemente) sono 21.793, mentre con Saludecio e Monte Colombo, recentemente sono usciti dall’Unione, raggiungeva 28.402 persone. In seguito alle politiche di sviluppo, basate principalmente sul consumo del territorio e il mattone, delle Amministrazioni di centro destra e di centro sinistra dei Comuni e della Provincia, la percentuale della popolazione nativa sul totale è calata a Morciano al 30,1%, 43,6% in altri Comuni della Provincia, 2,6% in altre province dell’Emilia Romagna. Di conseguenza il 76,3% della popolazione è romagnolo ed emiliano. Il 2,5% dei nuovi morcianesi provengono dalle regioni settentrionali, l’8,6% dalle regioni centrali, il 5,2% dei residenti sono meridionali. E il 6,1% degli abitanti sono nati all’estero.
È da notare che i figli degli stranieri nati in Provincia di Rimini o altri Comuni d’Italia sono stati considerati popolazione nativa. Morciano con 1.294,1 abitanti al chilometro quadrato mentre la media provinciale è di 388,31, insieme a Riccione e Cattolica, sono i Comuni con maggiore densità di popolazione in provincia. Nel Comune di San Clemente i residenti dalla nascita, addirittura calano al 22% della popolazione, la percentuale più bassa in tutta la provincia. La cementificazione selvaggia e non programmata, oltre al consumo dei terreni agricoli, ha causato il crollo dei prezzi e spesso la non vendibilità delle case. Dal punto di vista sociologico, i nostri Paesi e le nostre città sono delle società non coese e con molti problemi di comunicabilità tra gli abitanti e della sicurezza in generale. Con la saturazione del mercato edilizio, la crisi economica e l’aumento della disoccupazione, i nostri Comuni, devono sostenere molte spese per i servizi sociali, scolastici e il sostegno a molte famiglie prive di ogni entrata e gestire interi quartieri (illuminazione, pulizia e manutenzione delle strade e parchi), spesso con molte case, capannoni e negozi vuoti.
È ora di cambiare radicalmente questa errata visione urbanistica del territorio. Basta alle nuove costruzioni. Recuperiamo e valorizziamo l’esistente. A questa grande area urbanizzata della “Piana del Conca”, non ha corrisposto un’integrazione istituzionale. Sono in vigore le competenze dei singoli Comuni, della Provincia e della Regione. L’Unione Valconca rimane più un’entità teorica che di fatto, e la sua gestione non è partecipativa, e spesso poco trasparente. Non ha strategie larghe, né progetti alti di sviluppo economico e sociale. Inoltre, non è adeguatamente rappresentata nei consigli e nelle amministrazione provinciale e regionale. Non riesce ad ottenere i fondi europei destinati all’entroterra, che arrivano annualmente in provincia di Rimini; quasi nella totalità vanno a finire nelle casse dei comuni rivieraschi, a finanziare i progetti faraonici dei vari Pala Congressi, Nuova Fiera e Teatro Galli. Per quando riguarda alle competenze trasferite dal Comune di Morciano all’Unione Valconca, il risultato è deludente. Un esempio è l’approvazione di una serie di delibere, magiormente durante l’amministrazione precedente, si può installare un’antenna di telefonia mobile alta circa trenta metri, senza che il suo progetto sia discusso e approvato nel Consiglio Comunale e senza dare alcuna notizia preventiva alla popolazione.
La recente legge regionale obbliga i Comuni con meno di 5.000 abitanti a unire i servizi, premiando quelli con più popolazione che lo fanno senza esserne obbligati. Questa dovrebbe diventare un’occasione e uno stimolo per dare vita all’unione tra i Comuni. Naturalmente un’unione concreta e accettata da tutti, sarebbe fattibile solo dopo aver sentito il parere dei cittadini tramite i Referendum comunali, non di certo con i soli accordi personali tra sindaci. Queste unificazioni dei servizi tra i Comuni confinanti hanno un rischio: potrebbero essere prese di mira dai soliti politici alla ricerca di una poltrona, per giunta con un alto stipendio a carico dei contribuenti. In ogni caso, gli interessi dei Comuni dell’entroterra, sono ben diversi dai Comuni rivieraschi.
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