di MILENA ZICCHETTI
Forse a nessuno verrebbe in mente di chiedere a un illustratore di farsi disegnare la propria vita. Cosa mai potrebbe tratteggiare così, su due piedi? Eppure davanti a Marianna Balducci (in copertina in uno scatto di Fabio Gervasoni) questa tentazione un po’ viene. Per come l’abbiamo conosciuta noi, Marianna è una ragazza semplice. Ascolta, sorride, infine parla. Ti guarda e sembra che ti disegni mentalmente, in chissà quale spazio poi. Nel suo amato Borgo San Giuliano, Marianna Balducci, classe 1985, ci racconta del lavoro e delle sue passioni. Un personaggio poliedrico: illustratrice “artigiana”, come ama definirsi, lavora nella comunicazione ed è cantante di un gruppo tutto femminile. 100% “made in Rimini”, anche nella formazione universitaria.
Partiamo proprio da questo Marianna, che studi hai fatto?
Ecco, già qui iniziano le stranezze perché il mio percorso non è quello canonico. Ho fatto il liceo scientifico e poi mi sono laureata in moda, indirizzo comunicazione. Già il salto dal liceo scientifico alla facoltà di moda stranisce molto, ma questa formazione un po’ eterogenea, alla fine è servita da supporto a tutte quelle che sono diventate le mie competenze specifiche nel tempo. Il disegno per esempio, che non mi ha mai abbandonato e in cui ho incominciato a credere in realtà non da tantissimo, ma da pochi anni, grazie un po’ anche alla rete. Inizialmente disegnavo principalmente per me. C’era sì qualche lavoro in corso, ma erano sporadici e non ci avevo investito più di tanto. Ho iniziato poi a sentire il bisogno di nuovi stimoli: ho aperto quindi un blog e ho detto “mettiamo sù quello che faccio”. E da lì è partita quella voglia di essere visti, di confrontarsi, di migliorare. Lavoro comunque nella comunicazione, non solo nella moda, per cui alla fine tutto il back ground che mi sono costruita è servito e posso davvero definirmi “multitasking”. L’aver investito nella moda, l’aver scelto quella particolare facoltà, è stato perché in quel momento vedevo quel linguaggio come il più creativo in assoluto, più ancora dell’arte contemporanea, l’illustrazione e il fumetto nello specifico. Vedevo che nella moda si stavano concentrando le massime espressioni di innovazione e intuivo che lì poteva esserci qualcosa di interessante che poi avrebbe sicuramente contaminato anche il resto. E così è stato e di questo sono molto contenta.
Nel tuo blog personale condividi molte delle tue illustrazioni: cosa vuoi trasmettere a chi ti segue?
Il blog è stato un grosso aiuto, anche se ho deciso sin da subito di non impostarlo come portfolio professionale. Questo mi da psicologicamente una certa libertà nel postare cose che non necessariamente debbano essere legate tra di loro e lavori molto eterogenei come video, grafiche, schizzi veloci… Alla fine è un po’ un desiderio di raccontarsi. Questo “impianto narrativo” è una cosa che ho dentro da sempre ed è forse anche una necessità personale di esporsi, ma in maniera autentica e solo mia.
Per chi non ti conosce, come ti definiresti?
Sul blog io mi sono definita una artigiana e forse quella è la definizione più istintiva che mi viene. Nonostante sia sempre più frequente l’uso degli strumenti digitali (li utilizzo moltissimo per la colorazione di certi lavori, per la grafica, la comunicazione…), nello stesso tempo c’è sempre una struttura di fondo che deve partire dalle mani, dalla testa, dal segno della matita sul foglio, dagli strappi della carta, dagli schizzi…
Tra tutte le tue illustrazioni, ce n’è una a cui sei particolarmente legata?
In realtà ce ne sono diverse… Una potrebbe però essere quella che ho fatto di recente per “Confine Edizioni”, una casa editrice di Bologna. Una illustrazione che in realtà è nata per loro, per dare un augurio ai loro lettori a cui volevano comunicare l’idea della lettura come un qualcosa di positivo, uno slancio verso il futuro… Ne è uscito un omino che apre un libro e vede un po’ se stesso in una corsa felice, gioiosissima su una marea di lettere mescolate, di parole… A distanza di mesi, mi sono accorta che nel momento in cui qualcuno mi chiedeva “mandami qualche illustrazione tua”, quella era sempre nel pacchetto allegati, perché c’è questa dimensione della narrazione che mi piace, c’è il contatto con le parole, che nonostante io sia una illustratrice, rimane molto importante. Sicuramente questa illustrazione mi piace e mi rappresenta bene.
Da cosa trai ispirazione per i tuoi lavori?
Ci sono dei momenti in cui il disegno, quando è per me, è una mezza terapia. Sono nervosa, mi è venuta una idea, ho qualcosa da esorcizzare… effettivamente disegno. Naturalmente non tutti i disegni che nascono così diventano poi qualcosa di utile. Magari rimangono semplicemente un qualcosa che nemmeno faccio vedere, solo per il gusto di riportare sulla carta qualcosa. Per il resto poi dipende… molto spesso mi lascio ispirare da qualcosa che ho letto, oppure se ho una immagine nella testa cerco dei riferimenti narrativi che me la supportino. E’ un po’ anche un modo per esercitarmi a fare ricerca. Poi quando ci sono chiaramente i lavori su commissione, lì mi metto un po’ da parte e cerco di dare una visione che sia sicuramente vicina alla mia sensibilità, però che rappresenti poi effettivamente il committente. E quello non sempre è facile, anche se nella maggior parte dei casi, chi si rivolge a me mi dice, fortunatamente, che gli piace il mio modo di vedere le cose.
Quali caratteristiche dovrebbe avere un aspirante illustratore?
Se le sapessi… Sicuramente mantenersi sempre in esercizio. Copiare da quelli bravi, rielaborando naturalmente! Ma la cosa più importante è lavorare sull’archivio personale. Archivio nel senso più lato del termine: archivio di stimoli visivi, letterari, musicali. Più riferimenti hai, più il tuo mondo si arricchisce e più hai lo stimolo per migliorare ed esprimere veramente come vuoi e come la vedi quell’idea che ti è venuta. Fin quando ti dici “no, non è ancora come lo vorrei”, allora ok, sei sulla strada giusta, perché vuol dire che stai cercando di migliorare.
Oltre che illustratrice, sei anche cantante di un gruppo tutto al femminile “LeRaclage”. Che ruolo ha la musica nella tua vita e nel tuo lavoro?
Intanto la parte canora è un hobby, una passione, non lo possiamo definire un lavoro. Ma fin quando ci saranno le energie per farlo, lo faremo, perché è una cosa che fa veramente stare bene, è molto gratificante, divertente… Poi io questa idea della messa in scena ce l’ho penso di natura, la metto anche nei disegni e alcuni la vedono e me lo dicono. La musica sì, ha ispirato molti disegni, la ascolto spesso, ma non sempre la ascolto quando disegno, perché in quei momenti ho bisogno di essere molto concentrata. Magari la ascolto nel momento in cui l’impianto del disegno principale si è già formato e allora devo solo andare a definire, colorare… E’ una esperienza molto intensa, soprattutto quando disegni cose che ti toccano da vicino o che cerchi di rappresentare con un occhio di rispetto nei confronti di chi lavori.
Progetti futuri? Ci puoi anticipare qualcosa?
Nell’imminenza è partita una collaborazione con un marchio di moda che si chiama “Silente” di Francesca Iaconisi. E’ una giovane stilista pugliese che per un po’ di tempo ha lavorato anche qui a Rimini ed è in quel periodo che ci siamo conosciute. Adesso è tornata a Copertino, dove ha il suo laboratorio. Lavora su pezzi unici, spesso con materiali di riuso e anche lei ha una visione molto fiabesca del suo mondo, quindi ci siamo trovate anche per questo. Da poco mi ha chiesto delle illustrazioni per rappresentare i suoi capi contestualizzati alle fiabe, per poter proporre i suoi prodotti in maniera più particolare. Ho poi un progetto che segue un po’ uno degli utlimi lavori, quello sui cent’anni della Trattoria La Marianna, con il recupero delle storie di famiglia. Assieme ad alcune delle persone che avevamo coinvolto in quella occasione, stiamo cercando di fare qualcosa che, con il linguaggio dell’illustrazione, riesca a parlare della riminesità e del Borgo, un qualcosa di più ampio insomma. Siamo ancora in fase di ricerca, ma stiamo lavorando.
Un sogno nel cassetto?
Bhé, quello di tutti i disegnatori: pubblicare un libro illustrato. Ma lo farò nel momento in cui sarà giusto farlo. Per me l’editoria è ancora un terreno sconosciuto, che approcio con molto timore e quindi non mi sono mai proposta. Ho sicuramente tante idee, ma sono ancora in fase di crescita e forse non è ancora il momento per me… non lo so.
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