di BERNADETTA RANIERI
I carabinieri hanno condotto le indagini a tempo di record sulla sparatoria avvenuta lunedì pomeriggio scorso (vedi la notizia QUI) in Piazzale Azzarita a Riccione. Nel giro di 24 ore sono riusciti a risalire ai protagonisti, ad acciuffarli e a interrogarli. Ma andiamo per ordine. Dopo la sparatoria, dove un 24enne calabrese viene ferito dai colpi di una pistola ma non è grave e un 22enne napoletano viene colpito alla testa con il calcio della pistola, inizia la folle corsa della banda autrice dell’agguato. Nel frattempo, le forze dell’ordine giunte sul Piazzale delimitano l’area e iniziano a interrogare i testimoni e grazie a loro riescono a ricostruire l’identikit dei giovani: quattro ragazzi pugliesi. Partono le ricerche con il coinvolgimento di tutti i militari dell’Emilia Romagna e della Puglia. Già in serata viene effettuato il primo fermo a Torre Pedrera, Angelo Cornacchia, 27 anni di Gravina di Puglia, viene sorpreso seduto su una panchina, adesso è rinchiuso nel carcere di Rimini. A poche ore di distanza, al casello di Bari Nord, vengono arrestati anche altri due ventenni: Filippo Linzotti e Michele Conticchio, il quale di fronte alle incessanti domande da parte dei carabinieri scoppia in un pianto dirotto e confessa “Sono stato io a sparare ma solo per intimorirli”. Ultimo ad essere fermato, mentre martedì pomeriggio si accingeva a preparare la valigia per fuggire, è Fabio Conticchio , cugino di Michele lo sparatore, di Altamura, ma domiciliato a Miramare di Rimini e pizzaiolo in un locale della Riviera.
La versione fornita dai ragazzi pugliesi non convince ancora del tutto. Sembrerebbe che l’aggressione avvenuta lunedì sia la conseguenza di un regolamento di conti per uno “sgarbo” avvenuto la sera precedente da parte dei ragazzi pugliesi. I due gruppi si conoscono a Rimini e decidono di proseguire assieme la serata in una discoteca di Cattolica. Lungo il tragitto, la macchina dei napoletani ha un guasto e i pugliesi si rifiutano di prestare soccorso. All’arrivo dei napoletani in discoteca, questi affrontano l’altra banda dandosi appuntamento per il pomeriggio successivo a Riccione nei pressi dei bagni 110-111. Ed è qui che scatta la rissa e spunta la pistola che Michele Conticchio dice di aver comprato a Rimini e di averla abbandonata nel posto della sparatoria (l’arma al momento non è stata ancora ritrovata). Resta il fatto che per le forze dell’ordine la pista della droga è quella più accreditata, dal momento che una frase in particolare è al vaglio degli inquirenti: uno dei napoletani contro i pugliesi avrebbe sentenziato “Questo è il nostro territorio, fate i bravi!”.
Per il momento il gruppo di pugliesi è accusato di tentato omicidio aggravato in concorso nonché di detenzione e uso di arma da fuoco. Per i napoletani si potrebbe configurare il reato di rissa aggravata.
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