di LUCA RIGHETTI
A che punto siamo? Quando si parla dell’aeroporto Fellini è questa la domanda che si fa la maggior parte dei riminesi. La netta sensazione è quella di aver perso per cosi dire il bandolo della matassa, tra fallimenti, rinvii legali, sequestri, offerte al rilancio e dichiarazioni di vario genere.
Una vera e propria odissea, che non si sa se e quando avrà fine. A dire il vero una scadenza c’è già stata. Quella del 14 luglio, data fissata per la presentazione di un doppio bando di gara per l’aggiudicazione dello scalo romagnolo. Doppio il bando dicevamo: da una parte quello promosso da Enac, l’Ente Nazionale Aviazione Civile, che ha in concessione le strutture dell’aeroporto come la pista di rollio, e dall’altro quello promosso dal crac di Aeradria, la precedente società di gestione, dichiarata fallita il 26 novembre scorso.
Di buste, a Roma, ne sono arrivate 4, tutte all’Enac, nessuna invece per Aeradria.
“Me lo aspettavo – ha affermato il curatore Renato Santini – ora devo capire come muovermi. Io resto in carica fino al 31 ottobre, data di scadenza anche degli ammortizzatori sociali. L’Enac in teoria ha 180 giorni di tempo per valutare le offerte pervenute, ma io spero faccia prima”. Il bando di gara per la concessione della pista – l’unico dicevamo ad aver ricevuto offerte – conteneva criteri stringenti per l’ottenimento dei punti necessari a “passare il turno”, tutti incentrati sulla presenza di un chiaro piano di investimenti, economico, finanziario e organizzativo, con lo scopo di rilanciare a lungo termine la struttura aeroportuale e garantirsi cosi la concessione trentennale.
Ma da chi provengono le offerte? La prima porta il nome della cordata di imprese formatasi nel 2013 con il nome di Consorzio per lo sviluppo dell’aeroporto Rimini – San Marino insieme al Consorzio Abn A&B Network con all’interno una decina di aziende gravitanti nel settore aeroportuale. La seconda busta contiene l’offerta dell’imprenditore americano Robert Halcombe, a capo del Sovereign Group, con sede in Virginia, che fece già l’offerta per l’aeroporto Ridolfi di Forlì. Terza offerta è quella della società “Riminum” gestita da un gruppo di dottori commercialisti romani, quarta ed ultima busta è quella dei russi di Novaport, una newco che vanta quote in ben sette scali dell’ex Unione Sovietica.
Quello che ci si augura nei corridoi del Fellini è che chi si aggiudicherà la concessione per la pista faccia richiesta per una trattativa privata che possa integrare almeno una parte dei dipendenti permettendo l’operatività giornaliera dello scalo riminese. “Credo sia la strada più probabile che sarà percorsa – continua Santini – anche perché dal fallimento decretato lo scorso novembre a oggi l’attività di Aeradria è stata risanata. Da fine aprile tutti i 78 dipendenti sono rientrati dalla cassa integrazione e abbiamo anche assunto 17 interinali per far fronte al picco di domanda estivo. Stiamo lavorando a pienissimo ritmo”.
Di certo c’è che il rilancio del Fellini e l’uscita da questo annoso impasse interessi non a pochi soggetti, sia pubblici che privati. Se Rimini vuole mantenere un ruolo centrale quale hub turistico, non solo d’estate ma durante tutto l’anno, la presenza di un aeroporto funzionante e in salute non può che essere auspicata. Presto, possibilmente.
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