E’ il momento di massima sintesi della vita politica istituzionale nel nostro paese. Grazie al messaggio a reti Rai unificate più Canale 5 e La7, ieri sera il presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano (foto Ansa), ha parlato come di consueto a tutti gli italiani in occasione della vigilia del nuovo anno. In crescita gli ascolti rispetto al 2012. Il messaggio è stato seguito da 9 milioni e 981mila telespettatori, contro i 9 milioni 702 del 2012. Ne pubblichiamo ampi stralci con la consapevolezza che locale, nazionale e globale siamo aspetti tutt’altro che indipendenti tra di loro. “L’anno che sta per terminare – ha detto in apertura Napolitano – è stato tra i più pesanti e inquieti che l’Italia ha vissuto da quando è diventata Repubblica. Tra i più pesanti sul piano sociale, tra i più inquieti sul piano politico e istituzionale. L’anno che sta per iniziare può e deve essere diverso e migliore, per il paese e specialmente per quanti hanno sofferto duramente le conseguenze della crisi. Una crisi dalla quale in Europa si comincia a uscire e più decisamente si potrà uscire se si porterà fino in fondo un’azione comune per il rilancio della crescita economica e dell’occupazione”.
Nel tracciare un ‘bilancio’ di fine anno, il Capo dello Stato ha scelto una comunicazione differente. “Questa sera – ha detto ai milioni di cittadini davanti al piccolo schermo – non tornerò su analisi e considerazioni generali che ho prospettato più volte. Non passerò dunque in rassegna i tanti problemi da affrontare. Cercherò, invece, di mettere innanzitutto in evidenza le preoccupazioni e i sentimenti che ho colto in alcune delle molte lettere indirizzatemi ancora di recente da persone che parlando dei loro casi hanno gettato luce su realtà diffuse oggi nella nostra società”.
Così Giorgi Napolitano ha citato Vincenzo che scrive “da un piccolo centro industriale delle Marche”. 61 anni, ex imprenditore, ora disoccupato disposto a fare “sacrifici” ma “insieme alla politica”. Dalla provincia di Como Napolitano porta ad esempio il caso di Daniela e del suo fidanzato che a 44 anni – iscrittosi “allo sportello lavoro del paese” – attende invano di essere chiamato, e resta, per riprendere le sue drammatiche parole, “giovane per la pensione, già vecchio per lavorare”. Una forte denuncia della condizione degli “esodati” – dice ancora l’inquilino del Quirinale – mi è stata indirizzata da Marco, della provincia di Torino, che mi chiede di citare la gravità di tale questione. Poi ancora Franco da Vigevano, agricoltore, che rievoca lo “spirito di fratellanza” degli anni della ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale e fa appello perché quello spirito rinasca come condizione per rendere la “Nazione stabile economicamente e socialmente”. Napolitano non poteva non toccare l’argomento giovani parlando in maniera palese di “polemiche verso le incapacità della politica” di affrontare il tema. Sul tema più ampio della crisi, il presidente ha sottolineato come siano necessarie da parte del Governo “scelte lungimiranti e continuative” che “debbono misurarsi le forze politiche e sociali e le assemblee rappresentative, prima di tutto il Parlamento, oggi più che mai bisognoso di nuove regole per riguadagnare il suo ruolo centrale.”
Rispetto alla crisi, invece, della dialettica civile e democratica, Napolitano ha espresso preoccupazione “per il diffondersi di tendenze distruttive nel confronto politico e nel dibattito pubblico – tendenze all’esasperazione, anche con espressioni violente, di ogni polemica e divergenza, fino a innescare un “tutti contro tutti” che lacera il tessuto istituzionale e la coesione sociale. Penso ai pericoli, nel corso del 2013, di un vuoto di governo e di un vuoto al vertice dello Stato : pericoli che non erano immaginari e che potevano tradursi in un fatale colpo per la credibilità dell’Italia e per la tenuta non solo della sua finanza pubblica ma del suo sistema democratico. Quei pericoli sono stati scongiurati nel 2013, sul piano finanziario con risultati come il risparmio di oltre 5 miliardi sugli interessi da pagare sul nostro debito pubblico. Sarebbe dissennato disperdere i benefici del difficile cammino compiuto. I rischi già corsi si potrebbero riprodurre nel prossimo futuro, ed è interesse comune scongiurarli ancora. La nostra democrazia, che ha rischiato e può rischiare una destabilizzazione, va rinnovata e rafforzata attraverso riforme obbligate e urgenti. Entrambe le Camere approvarono nel maggio scorso a grande maggioranza una mozione che indicava temi e grandi linee di revisione costituzionale. Compreso quel che è da riformare – come proprio nei giorni scorsi è apparso chiaro in Parlamento – nella formazione delle leggi, ponendo termine a un abnorme ricorso, in atto da non pochi anni, alla decretazione d’urgenza e a votazioni di fiducia su maxiemendamenti. Ma garantendo ciò con modifiche costituzionali e regolamentari, confronti lineari e “tempi certi in Parlamento per l’approvazione di leggi di attuazione del programma di governo. Anche se molto è cambiato negli ultimi mesi nel campo politico e le procedure da seguire per le riforme costituzionali sono rimaste quelle originarie, queste riforme restano una priorità. Una priorità indicata al Parlamento già dai miei predecessori e riconosciuta via via da un arco di forze politiche rappresentate in Parlamento ben più ampio di quelle che sostengono l’attuale governo. E mi riferisco a riforme che soprattutto sono i cittadini stessi a sollecitare. Alle forze parlamentari tocca in pari tempo dare soluzione – sulla base di un’intesa che anch’io auspico possa essere la più larga – al problema della riforma elettorale, divenuta ancor più indispensabile e urgente dopo la sentenza della Corte Costituzionale”.
Spero – ha detto al termine dell’intervento – di poter vedere nel 2014 decisamente avviato un nuovo percorso di crescita, di lavoro e di giustizia per l’Italia e almeno iniziata un’incisiva riforma delle istituzioni repubblicane. Ho concluso. Buon anno alle vostre famiglie, dagli anziani ai bambini, buon anno a chi serve la patria e la pace lontano dall’Italia, buon anno a tutti quanti risiedono operosamente nel nostro paese. Guardiamo – lasciate che ve lo dica – con serenità e con coraggio al nuovo anno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA