Chissà cosa direbbe Pellegrino Artusi, il padre della cucina italiana, se fosse ancora tra noi e si trovasse per la prima volta a doversi sedere sul banco degli imputati di un vero e proprio processo. L’accusa che gli viene fatta è di essere ormai sorpassato. Ad argomentare le loro tesi, personaggi illustri nei panni dell’accusa e della difesa, ma rimane un verdetto dal difficile pronostico, tanto più davanti ad una giuria popolare.
Allora, Pellegrino Artusi è moderno o superato? E’ questo l’interrogativo che il 10 agosto dalle ore 21.00, aleggerà su di lui nella corte di Villa Torlonia a San Mauro Pascoli (in caso di maltempo, l’iniziativa si svolgerà nella Sala degli Archi sempre alla Torre) proprio nel paese natale di quel Giovanni Pascoli che fece del Passatore (Stefano Pelloni) una icona ‘cortese’, quel Passatore da cui l’Artusi subì sulla propria pelle le atrocità del personaggio e che fu causa principale della sua fuga da Forlimpopoli e dalla Romagna, dove visse per i primi trent’anni.
“Con le sue 790 ricette, l’Artusi è il libro più letto e famoso sulla cucina italiana e ha contribuito a creare l’essenza dell’identità culturale gastronomica del nostro paese”, ha dichiarato Laila Tentoni, vice presidente di Casa Artusi. “E’ colui che per primo ha raccolto, in quello che può essere tranquillamente considerato un manuale ‘scientificamente testato’, le diverse tradizioni culinarie d’Italia e, prima ancora di un ricettario, lo si può considerare un vero e proprio romanzo della cucina, non scritto per gli italiani, ma scritto dagli italiani. Pellegrino Artusi infatti, altro non è che il padre degli attuali food blogger. Non ha fatto altro che riportare nel suo libro le ricette inviate dagli italiani, ma non senza prima averle testate personalmente e più volte e averle ‘condite’ di particolari ed esilaranti aneddoti”. Ovvia e di parte, naturalmente, la posizione di Laila Tentoni che tiene a sottolineare quanto “igiene, economia domestica e buon gusto sono i principi alla base dell’Artusi, gli stessi principi su cui ci si basa tutt’oggi e che sono pertanto assolutamente attuali”.
Dello stesso parere si è dimostrato anche il sindaco di San Mauro Pascoli, Luciana Garbuglia, che rimarca il fatto che Pellegrino Artusi sia stato il primo ad aver pensato di tutelare il Made in Italy, mettendo insieme il meglio della cucina italiana. “E’ grazie a lui – afferma infatti – che il nostro paese ha una identità così forte anche all’estero. Insomma, bisogna dargli atto che è stato il primo ad aver intrapreso una operazione di marketing senza precedenti! E’ un verdetto, questo, di difficile previsione ma credo di alto interesse pubblico. Le singole ricette sono forse superate, ma il suo pensiero e alcune sue tecniche sono ancora piuttosto attuali”.
Ritorniamo al questito iniziale. Moderno o superato? Saranno i protagonisti del processo a darci tutte le delucidazioni del caso. La formula è quella già collaudata nelle tredici edizioni precedenti: un’accusa, una difesa e il verdetto emesso dal pubblico presente munito di paletta. Negli scomodi panni di accusatore, lo scrittore e giornalista enogastronomico Alfredo Antonaros Taracchini che non vuole assolutamente mettere in dubbio il fatto che l’Artusi sia il padre della cucina italiana. L’accusa si domanda infatti se il suo celebre manuale oggi sia ancora attuale, oppure se sia giunto il momento di metterlo da parte e passare oltre. Taracchini in merito non ha dubbi. “Artusi non è più moderno e attuale e, probabilmente, è del tutto superato. Non per colpa sua, ovviamente, bensì perché i tempi sono cambiati, in primis il rapporto col cibo. Ce lo vedete voi oggi il suo Manuale in un’epoca che ha sempre fretta e che ha fatto del web la sua religione?”. Nei panni del difensore, si presenterà lo studioso riminese Piero Meldini, membro del Comitato scientifico di Casa Artusi. Secondo Meldini “Artusi è attuale non solo come letterato, ma anche per la sua idea di cucina. La sua non è una cucina di campanile, esclusivamente legata alla tradizione romagnola, ma è invece una cucina eclettica, aperta all’Italia e al mondo”.
Per la prima volta nella storia del processo, l’accusa e la difesa si avvarranno di due grandi nomi della cucina quali ‘consulenti’. A sostenere la difesa, lo chef stellato Alberto Faccani del Magnolia di Cesenatico, mentre l’accusa si avvarrà della presenza e testimonianza di Silverio Cineri, chef del ristorante Silverio di Faenza e tra le firme più illustri della cucina emiliano-romagnola. Presidente del Tribunale, Gianfranco Miro Gori. E voi, cari lettori, che cosa ne pensate?
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Un po’ di storia del Processo. Fondato da Gianfranco Miro Gori e organizzato da Sammauroindustria (in questa edizione in collaborazione con Casa Artusi), il Processo è nato nel 2001 dall’idea di riaprire il caso sull’omicidio di Ruggero Pascoli, padre del poeta Giovanni Pascoli, assassinato in un agguato il 10 agosto del 1867. Da quella prima intuizione si sono susseguiti, il 10 agosto di ogni anno, altri Processi su personaggi che hanno fatto la storia della Romagna (e non solo): il Passatore di Romagna (2002), La cucina romagnola (2003), Mussolini (2004), Mazzini (2005), Secondo Casadei (2006), Garibaldi (2007), Togliatti (2008), Badoglio (2009), il Romagnolo (2010), Cavour (2011), Processo d’Appello Pascoli (2012), Rubicone (2013).
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