Il percorso artistico di Roberta Casadei: pittura e letteratura in un spazio condiviso. Coltiva da anni una sua ‘attenzione’ su una particolare congiuntura di elementi, quella che unisce la forza della scrittura con la visionarietà dei segni e delle tracce pittoriche.
La parola attenzione significa concentrazione dei sensi e della mente su un’attività. Significa anche focalizzare energie su uno scopo o su un oggetto speciale. Roberta Casadei coltiva da anni una sua ‘attenzione’ su una particolare congiuntura di elementi, quella che unisce la forza della scrittura con la visionarietà dei segni e delle tracce pittoriche. La sua attenzione si posa sui libri e sulla scrittura e sul portato del loro contenuto semantico e letterario. Una passione da sempre, espressa dalla sua stessa formazione, dalla laurea in lettere e dagli studi successivi. Imprescindibili legami e corrispondenze nascono tra la forma del testo e la forma del disegno. Lo spunto ancora una volta potrebbe essere il mai sopito accostamento analogico tra pittura e letteratura – l’antico ut pictura poesis – che è stato variamente interpretato in ogni epoca e tradizione letteraria. Ma superata la dialettica della presunta competizione tra le due arti si può scoprire piuttosto una reciproca parentela, una comune discendenza dalla stessa materia del fare (l’antico poiein) che è proprio della creazione artistica. Insomma pittura e letteratura possiedono uno spazio condiviso, aperto a poeti e artisti come realtà disponibile alla ibridazione e alla contaminazione reciproca.
È questa la direzione intrapresa da Roberta Casadei nella sua ultima mostra, condotta con sensibilità e rigore, ma anche con capacità di fascinazione per i materiali da lei impiegati: I sogni dell’attenzione, come ha voluto intitolare l’esposizione alla Galleria Comunale S.Croce di Cattolica, rappresenta la forza di questa coesione, del legame tra la parola e il disegno. C’è il libro, la carta, la pagina, l’alfabeto e la scrittura; l’oggetto e il suo valore semantico. L’abilità dell’artista si esprime nel disegnare le parole, nel lasciare che emergano pensieri, in un movimento mimetico, di scambio reciproco, in una fruttuosa osmosi. Il sigillo di questo suo lavoro, l’involucro che tutto contiene è la cera d’api materia duttile e vischiosa, trattata, levigata, capace di conservare l’integrità dell’oggetto rinchiuso dalla sua malleabile epidermide. Le fasi di realizzazione di questi oggetti d’attenzione recano i segni di un lavoro laborioso.
“Sopra supporti variamente composti, troviamo parole, carta, libri e cera. Sono materiali che tentano di ricreare la
loro intrinseca energia spirituale – ci racconta Roberta Casadei – un assemblaggio di legni tagliati e sagomati, di fogli appartenuti a tomi o a documenti storici recuperati, investiti di tempera e cera, in un tracciato che non esclude la fatica fisica necessaria a creare un oggetto in cui la materia è sentita anche come un aspetto più denso dello spirito, dove si concentra il silenzioso richiamo del tempo passato”. L’artista richiede un ultimo sforzo da parte dell’osservatore, richiede una visione attenta, la capacità di diventare attiva e sottolinea: “la superficie di un quadro non ferma lo sguardo sensibile”. Questa operazione non esclude una nota di sacralità e mistero racchiusa negli stessi oggetti utilizzati, nel carico di
memoria e di storie segrete contenute in pagine strappate, narrazioni sospese, libri fuori circolazione, geografie inattuali di catasti perduti. Tutto ciò genera “l’attesa di uno stato dell’essere in cui la disponibilità a ricevere potrà aprire quella parte di mistero che ognuno può sentire e che è
destinata soltanto a chi la sa leggere” ribadisce Roberta Casadei. Con il suo modo pacato e schivo chiude la sua riflessione dicendo: “Le parole, sotto la cera, sono un richiamo a un mondo e a un tempo che cercano di afferrare la poesia nel momento stesso in cui si perde: un apparire che è uno scomparire. Ma non è proprio questa, la natura paradossale di ogni comunicazione?”.