– Aumentare il numero delle case popolari (ma ce ne sono più di 2.500 in provincia). Più trasparenza (da giugno fa testo il nuovo l’Isee) e soprattutto più equità (in tanti non ne avrebbero il diritto). Sono le direttrici del nuovo presidente dell’Acer (Azienda casa Emilia Romagna), il riminese Riccardo Fabbri. Solo nel territorio di Rimini ci sono 1.200 famiglie in lista di attesa, 2.300 in provincia. Più coloro i quali, per pudore, cercano di arrangiarsi. Insomma, la domanda provinciale è in forte aumento; è sintomo di un crescente disagio sociale, prima ancora che economico. Sintomo di una politica abitativa iniqua e dagli orizzonti bassi; con i Psc (Piano strutturale comunale) che premiano i palazzinari e non le esigenze del vivere civile.
A livello nazionale le famiglie col disagio abitativo sono 1,7 milioni (il parametro è quando l’affitto è superiore al 30% del reddito). La quota nel 2004 era del 16% della popolazione; oggi è al 35. In poco più di un decennio è più che raddoppiata. Della serie: viva l’ingiustizia economica.
Riflette Fabbri: “Dato il momento, il pubblico non è più in grado di costruire nuovi alloggi. Una delle soluzioni potrebbe essere partecipare alle aste giudiziarie. Solo allargando l’offerta, possiamo dare risposte reali. Il ricambio nei nostri alloggi è quasi nullo. Per essere credibili occorre una banca dati unica del sociale; cosa che manca. E’ fondamentale possedere una fotografia della realtà famigliare per distribuire al meglio le risorse. Ad essere penalizzati sono le giovani coppie, i separati e gli stranieri; a differenza dei luoghi comuni, sono pochissimi ad avere gli alloggi popolari”.
“Fino agli anni ‘80 – continua Fabbri – gli inquilini tipo erano composti da coppie, o anziani soli. Oggi, le unità famigliari sono di 4-5 persone.
La casa come sicurezza sociale è anche uno dei collanti per tenere unita la comunità. In questo momento iniziamo anche a guardare coloro i quali non ne hanno diritto. Non c’è nulla di più sgradevole che persone agiate rubino ai poveri. Dal 2016, per accedere agli alloggi a canoni calmierati bisogna presentare la nuova Isee”.
Sfratti
Ogni anno, nella provincia si effettuano una ventina di sfratti. “Per me – dice Fabbri, laurea in Scienze della formazione – sono particolarmente dolorosi. In compenso abbiamo una morosità bassissima, del 14 per cento, un dato strepitoso rispetto alla media nazionale molto più alta”.
Gli alloggi popolari hanno tre livelli di affitto: di protezione, di accesso e canone calmierato.
A chi gli chiede se una politica percorribile è vendere parte del patrimonio agli inquilini per ampliare l’offerta, argomenta Fabbri: “A far bene i conti non è proprio questa la strada da percorrere. Con la cifra che si andrebbe ad incassare si acquisterebbero meno spazi. Gli appartamenti di pregio in mano alle pubbliche amministrazioni [il patrimonio edilizio è in gran parte di proprietà dei comuni che lo hanno ceduto in gestione all’Acer, ndr] si trova, quasi tutto, nel centro storico di Rimini. Mi chiedo: è giusto allontanare i più poveri dal centro, oppure si ha il dovere di farli vivere dove hanno sempre vissuto? Sono del parere che i centri storici vanno preservati dallo spopolamento, ma anche che ci siano tutte le fasce sociali”.
Il tema delle case popolari uguale disagio sociale da noi non si pone, tuttavia esiste un ragionamento economico. Fabbri: “Secondo i nostri esperti la palazzina ottimale per avere i giusti costi di costruzione, le cosiddette economie di scala, è di sei appartamenti. Si hanno anche buone relazioni sociali”.
Nuovo addio
Gli ultimi alloggi a canone calmierato l’Acer li ha consegnati al Comune di Rimini, località Tombanuova, la scorsa primavera. In tutto 58 appartamenti. Si tratta dell’ultimo intervento di nuova costruzione. Ora, non ci sono più progetti di una certa entità. Nel 2017, dovrebbero essere consegnati tre a Montefiore. Nell’ultimo decennio sono stati costruiti quasi soltanto in tre comuni: Rimini (307), Riccione (64) e San Giovanni (10).
Carica della durata di 5 anni, Riccardo Fabbri è la persona giusta al posto giusto: educato, sobrio, colto. Lontano dall’ostentazione. Uomo delle istituzioni, per 12 anni ha diretto la segreteria del presidente provinciale, prima Nando Fabbri, poi Stefano Vitali. Madre cattolica, padre di cultura repubblicana, giovane studente di simpatie progressiste a 18 anni vota Pci. Lettore onnivoro, Bobbio e Amendola intellettuali del cuore, della politica, dice: “E’ l’attività più importante e nobile del mondo. In questo momento di disaffezione, ti devi giustificare se la fai. La politica vera è servizio civile”.