Il prezioso tappeto e il perito Hossein Fayaz
– Un signore toscano pensava di avere a casa, tra gli oggetti ereditati, un tappeto cinese; viene a Morciano per sottoporlo alla perizia di Hossein Fayaz Torshizi lo scorso 11 dicembre. Consulente tecnico del Tribunale di Rimini per tessuti e tappeti, Fayaz, con grande sorpresa, scopre che non si tratta di un tappeto, ma di un antico velluto di seta e dalle interessanti dimensioni: altezza 183 cm per larghezza 208 cm; composto da tre pannelli di circa 70 cm ciascuno cuciti tra di loro.
Il tessuto ha una lavorazione fine con più di un milione di intrecci del pelo in un metro quadrato ed è fatto con filati di seta pregiata, tinteggiati in quattordici colori brillanti, in prevalenza rosa antico, fuxia e bordeaux. Il disegno è floreale a schema geometrico che ricorda i tappeti persiani dell’era della dinastia Safavide (1501 – 1736), annodati a mano nella capitale Isfahan (Esfahan). Il motivo è costituito da un tralcio ondulato con boccioli e fiori naturalistici di tradizione persiana romboidale con un fiore grande, anch’esso a forma di rombo al centro. Guardandolo, sembra un “campo di fiori”.
La provenienza non è cinese, ma con ogni probabilità fu intrecciato a mano, per uso d’arredamento, nella corte dei Re Moghol (Mughal) in India (1526 – 1707) o dei loro contemporanei, i Re Safavidi in Persia (Iran). La straordinaria assomiglianza tra i manufatti indiani di quei secoli con quelli persiani è data dalle buone e strette relazioni diplomatiche tra queste due corti e dall’invito massiccio degli architetti, degli artisti e delle maestranze persiane alla corte dei Re Moghol in Agra (India).
La stima di questo tessuto è molto enigmatica per la sua estrema rarità, poiché si ha notizia di un solo frammento compatibile con questo velluto, più piccolo ed attualmente custodito nel Victoria & Albert Museum di Londra, catalogato al numero 664-1883.
Le serrate ricerche di mercato, gli studi ed i contatti a livello nazionale ed internazionale hanno portato il perito Fayaz ed il proprietario nella mattinata di mercoledì 24 gennaio ad incontrarsi con la dottoressa Daniela Degli Innocenti Conservatrice del Museo del Tessuto di Prato, la signora Elisa Zonta e le altre restauratrici del Laboratorio “Tela di Penelope” presso il Museo del Tessuto di Prato per sottoporre il velluto di seta in oggetto ad un esame accurato, con impiego di moderni e sofisticati strumenti, come il microscopio e la tavola luminosa, ed altro, per la verifica dei materiali, dell’origine, dell’età, dello stato attuale e dei restauri necessari per la conservazione di questo raro esemplare di tessuto antico.
Nel pomeriggio dello stesso giorno, il velluto è stato esaminato, separatamente, da due rinomati mercanti d’arte a Firenze. Prima, da Paolo Balzano titolare dell’Antichità Piselli Balzano in via dei Fossi specializzato nei tessuti antichi, poi dall’antiquario Alberto Boralevi titolare della Galleria d’Arte di Alberto Boralevi in via Santo Spirito, profondo conoscitore di tessuti e di tappeti orientali.
Entrambi gli operatori del settore si sono espressi sull’autenticità dell’esemplare.
L’antiquario, professor Boralevi, si è espresso sull’origine indiana Moghol e sulla datazione della prima metà del diciassettesimo secolo (1600 – 1650).
Si tratta di oggetto giunto in eredità dall’antiquario newyorkese di origine indiana Signor Nasli Heeramaneck (1902 – 1971), all’attuale proprietario, pronipote della Signora Alice Heeramaneck moglie di Nasli.
La perizia è giunta alla sua conclusione lo scorso 5 febbraio. Secondo Fayaz, la stima del valore di mercato di questo velluto è compreso in una forbice che va da Euro 35.000 a Euro 38.000, ma a questi livelli d’antichità e di rarità, è molto probabile, che sia una seduta d’asta di carattere internazionale a stabilire il prezzo di questa magnifica testimonianza dell’era degli imperi Moghol in India e dei Safavidi in Iran.