Guido Lucarelli col sindaco Matteo Ricci
Pesaro celebra il prestigioso oncologo Guido Lucarelli. La gratitudine del sindaco Matteo Ricci: «Pesaro è la tua città».
«Un anno fa ho incontrato Lucarelli e ho visto l’affetto delle persone per lui. Questa storia ha avuto momenti di conflittualità e divisione politica: eravamo su fronti opposti. Ma la frattura doveva essere sanata: un sindaco deve sentire respirare la città, tenere insieme la comunità. Oggi diciamo a Lucarelli che Pesaro è la sua città. E riconosce il grande lavoro che il professore ha fatto, in campo scientifico e medico. Gli anni della conflittualità non tolgono nulla al valore di Lucarelli, alla sua professionalità e a ciò che ha rappresentato per tutti noi». Lo ha detto Matteo Ricci, consegnando a Guido Lucarelli l’attestato di gratitudine ai Musei Civici. «Tra i massimi esperti nella cura della talassemia, tra i pionieri del trapianto di midollo osseo in Italia e nel mondo», si legge nella motivazione. Che richiama «gli oltre 1400 trapianti» in talassemici provenienti da tutti i Paesi, «eseguiti, fino al 2001, dal Centro Trapianto di midollo osseo di Pesaro». Con la sottolineatura: «Il ‘protocollo Pesaro’ è stato adottato universalmente e migliaia di bambini oggi guariscono in tutto il mondo».
Ha aggiunto Ricci: «Sono nato e cresciuto a Muraglia. Da bambino vedevo altri coetanei nel quartiere in giro con la mascherina. Noi residenti siamo stati i primi a renderci conto che arrivavano a Pesaro, con i loro genitori, per inseguire una speranza. E’ il mio primo ricordo, affiancato dalle immagini delle centinaia di iniziative di solidarietà. Organizzate per ‘i bambini di Lucarelli’: una delle pagine più belle della città, che ha aperto il cuore per aiutare tante famiglie e la ricerca». Il sindaco ha ricordato le «tante guarigioni (l’80 per cento dei casi, ndr)» e anche «il dolore vissuto per chi purtroppo non ce l’ha fatta». Precisando: «Tenevo molto a questo momento. Quello che Lucarelli ha seminato va avanti. La professionalità del reparto di Ematologia è riconosciuta: alcuni sono stati con il professore a Roma e ora c’è chi sta provando a tornare». La gratitudine «è anche per la riconoscenza dei tanti venuti qui con le loro famiglie. Lucarelli ha messo insieme palestinesi e israeliani. La città in quegli anni è stata la capitale della cultura dell’accoglienza. Qualcosa che è andato oltre la scienza. Ho letto negli occhi di Guido e sua moglie, parlandoci, un po’ di sofferenza. Come se, a un certo punto, avessero sentito Pesaro più distante. Ma oggi vi diciamo che Pesaro è orgogliosa di voi». Nel mezzo il racconto di Antonella Bua, donna sarda guarita dalla talassemia, in maglia Vuelle: «Indosso una casacca che rappresenta il senso di appartenenza. Mi sento una di voi fino al midollo. Lucarelli mi ha ridato una speranza: se vivo e respiro è grazie a lui. E la bellezza umana della vita l’ho vista qui». Con lei persone dal Veneto, dalla Sardegna e dall’Albania, introdotte dal giornalista Elio Giuliani. Guarite dal professore e arrivate ai Musei Civici per aggiungere altra «gratitudine».
«Sono onorato e un po’ sorpreso – ha detto l’ematologo -. Ringrazio Ricci per il riconoscimento, che prendo come un grazie per gli anni Ottanta e Novanta dell’Ematologia. Eravamo un gruppo compatto, che si è consolidato nel tempo». Poi la menzione per i collaboratori e per la famiglia, «che mi ha sempre sostenuto». Sugli inizi: «Le vere protagoniste di quella vicenda sono state le mamme. Loro mi hanno dato la forza. Nei primi tempi navigavamo a vista, ma la città ci ha supportato. Sono io che dico grazie a tutti voi. Mi onoro di appartenere a Pesaro per sempre». Ancora: «Nei primi anni Ottanta parlai a un convegno in Sardegna per presentare i primi casi. Avevo quasi tutti contro, ma c’era il fronte dei genitori che spingeva per spostarsi a Pesaro. Invitai Giancarlo Scriboni, Giovanni Raimondi e Mauro Mosconi. Tutti e tre si resero conto, con emozione, di cosa stava accadendo». Quindi «la città contro la malattia», «il villaggio di Trebbiantico», l’Ail: «Le volontarie giravano con un mazzo di chiavi. Appartamenti ammobiliati che i pesaresi aprivano per ospitare iraniani, greci e gente di tutti i Paesi». Fino a «Pesaro capitale morale del mondo», la frase che mise d’accordo nella sala rossa il sindaco di Ramal e quello di Haifa.