Dialogo tra arte antica e contemporanea a Palazzo Tofani Marzi a Filottrano (Ancona). Fino 4 gennaio 2020, sarà possibile vistare la mostra dal titolo Tracce di un passaggio di Michele Gambini, dedicata al tema del ricordo. L‘esposizione, che è affrontata in una combinazione di due stili, ossia antico e contemporaneo, intende leggere interiorità del pittore Michele Gambini grazie alle opere del percorso espositivo: Sole, Cielo, Pianeti, Untitled 2019, Il mio Zibaldone Paesi Lontani (Info: orario di visita 17,30-19,30 – per aperture straordinarie +39 3282817379). La commistione espressiva tra linguaggi diversi è spesso impiegata dal cinema americano degli anni ‘30 e ‘40 che ha sviluppato uno stile molto evocativo.
Il pittore è una giovane personalità del panorama artistico marchigiano che ha voluto raccogliere la sfida di esporre in un palazzo cinquecentesco. Nella critica sulla mostra, il curatore Andrea Carnevali ha scritto: “Michele Gambini si è orientato verso la rappresentazione della natura come specchio inebriante o infausto dell’esistenza dell’uomo. Non dunque astrale cosmicità, nucleo profondo e oscuro, astratta nitidezza di struttura, bensì ruvida corteccia dell’essere, alveolo fecondo, mantello vellicante e sfrusciante dell‘uomo che ricerca nelle diverse rappresentazioni il sistema di poterla rappresentare. Talvolta in Gambini, la natura vive nella tensione animistica, nelle forme stravaganti di paesi lontani e nella riproduzione del cerchio che simboleggia il sole. Nei dipinti della sezione dal titolo I paesaggi lontani la terra e la sabbia sono elementi essenziali della composizione. All’uomo non rimane che guardare il processo generativo della natura affinché resti abbagliato dalla sua bellezza. Egli si concentra sugli eventi fisici e sui dati di natura in rapporto alla persona umana e al suo modo di percepire e riconoscere la realtà circostante o lontana. Il pittore di Filottrano studia nuovi modelli di percezione che sono ispirati alle forme di Luciano Fabro, di Alighiero Boetti e perfino alla Land art di Robert Smithson. Di un lirismo più tenero è la sezione Il mio Zibaldone, dove le opere di Gambini hanno un battito temporale più percettibile: animate da parole che lo stesso pittore decide di scrivere sulla superficie esterna del quadro, la scena assume un tono antiletterario e visionario. Le frasi scritte intorno all’immagine formano una sorta di cornice che marca l’immagine dipinta“.
Michele Gambini è nato a Jesi nel 1976, vive e lavora a Filottrano. Dopo le prime esperienze da autodidatta, rivolte al linguaggio di Fautrier, Tàpier, Mannucci e De Dominicis, il pittore filottranese ha sperimentato un linguaggio personale che lo ha fatto approdare alla resa immediata e spontanea della realtà attraverso l’espressione diretta della materia. Si segnalano le seguenti esposizioni: Palazzo Accoretti-Balbi, Filottrano; Circolo Arci “La Serra”, Recanati. È stato invitato dal gruppo del Sistemacritico di Pesaro a esporre all’Abbadia di San Tommaso nel festival “Sogno di una Notte di fine Estate” 2019, organizzato dall’ass.ne ‘Le Arti di Fio’. All’estero: al Centro Culturale Guade Mater nell’ambito del progetto Le Marche, il segno, la terra) a Czestochwa, Polonia.
Informazioni: pagina Facebook Michele Gambini